Venticinque anni esatti, era il 1988, il Centro di Cultura Popolare editò il ventesimo volume della collana di testi: Alberto Fiorani, “La Fava dei Morti”, in occasione della riedizione pubblica di una antica tradizione che il Circolo Fenalc, allora presieduto dal compianto “Tarugo” Franco Segoni, aveva voluto ripristinare in quell’anno, quella del pasto rituale della “fava dei morti” nel giorno della Commemorazione dei defunti, distribuendolo al clienti del “Bar dell’Arco”. Una antica tradizione popolare molto praticata un tempo, e allora relegata solo nell’intimità di famiglie più attaccate alle tradizioni. E proprio lo studio di queste tradizioni, diffuse non solo a Ostra Vetere ma anche nel resto d’Italia, hanno formato oggetto di una attenta ricerca scientifica da parte della ricercatrice dell’Università “Federico II” di Napoli, la dottoressa Alessandra Pelagalli, autrice del volume “Le Fave dei Morti tra storia e antichi riti”, edito da Enzo Albano Editore, del quale l’autrice ha voluto farci dono di una copia, della quale riproduciamo il
frontespizio. Alessandra Pelagalli, ricercatrice presso l’Università degli Studi di Napoli "Federico II", da sempre grande appassionata di cucina e di tutto ciò che vi ruota intorno. Coltiva da tempo, con lo spirito di curiosità e di ricerca, l’interesse per le tradizioni legate ad aneddoti e storie passate fatte di persone semplici, di genuinità e di tanto amore. Ne “Le Fave dei Morti tra storia e antichi riti. Una tradizione del passato ad Aquino il 2 novembre”, l'autrice traccia, a partire dal mondo classico, un percorso storico dell'uso delle fave associato ai morti, descrivendone gli aspetti più caratteristici. Il discorso intreccia storie, tradizioni e riti tra sacro e profano, aventi ad oggetto le fave come cibo rituale importante per ristabilire un legame con i defunti. Nel Medioevo, l'impiego del legume diviene un punto di riferimento nell'alimentazione, particolarmente presso le comunità monastiche. Fu così che, nel 998, per la commemorazione dei defunti, festa istituita da Odilone di Cluny, monaco cluniacense, il 2 novembre, le fave vennero introdotte nelle mense come cibo di precetto per i monaci, durante le orazioni. Il viaggio della memoria giunge infine ad epoche più recenti facendo rivivere il ricordo di una tradizione familiare "le fave dei morti" ad Aquino (FR). U racconto di questa manifestazione, legata alla preparazione e alla distribuzione di una minestra di lave, il 2 novembre, permette di descrivere un momento dì festa, intriso di tanta spiritualità e di devozione come una vera comunione di storie e di vite. La storia narrata, si intreccia perfettamente con tante altre tradizioni alcune passate, altre ancora oggi esistenti, diffuse in piccole cittadine e borghi dell'Italia. Il fare emergere questo spirito antico fatto di memorie, di valori, di comunanza di sentimenti, testimonia un passato tanto radicato, legato a tradizioni, a storie e a vecchi riti che hanno rappresentato un momento particolare di vita e, permettono anche il ricordo di chi non c'è più tra di noi. Nel suo volume, l’autrice dedica molte pagine alla tradizione della “fave dei morti” a Ostra Vetere, l’antica Montenovo, particolarmente nelle pagine 70-71 e 118. Ecco le referenze bibliografiche del volume: Le Fave dei Morti tra storia e antichi riti. Una tradizione del passato ad Aquino il 2 novembre, Aquino (FR), Enzo Albano Editore, s.i.l.s., ottobre 2013, pp. 132, ISBN 978-88-98273-02-7.
Chiara Fiorani |