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Ostra Vetere: Una ricerca storica sul terremoto del 1741 PDF Stampa E-mail
Lunedì 01 Maggio 2017 18:19

Ostra Vetere Una ricerca storica sul terremoto del 1741Nelle scorse settimane l’editore Andrea Livi di Fermo ha fatto omaggio al nostro presidente di alcuni volumi editi negli anni recenti, del che lo ringrazia e noi lo ringraziamo con lui, particolarmente. Leggendo il volume, del quale riproduciamo il frontespizio, “Marca / Marche rivista di storia regionale n. 5/2015”, alla pagina 146 e seguenti abbiamo trovato inserito lo studio di Giuseppe Santoni intitolato “Il terremoto del 1741 nel Commissariato di Tomba”. Si tratta di una ricerca dedicata al vecchio Comune di Castel Colonna, che nel Settecento si chiamava ancora Tomba e dipendeva dalla provincia di Pesaro-Urbino con la denominazione di Commissariato di Tomba includente le tre municipalità di Castel Colonna, Ripe e Monterado. Dopo l’Unità d’Italia, con Regio Decreto 22 dicembre 1860 i tre Comuni passarono sotto la Provincia di Ancona rimanendo ciascuno autonomo, fino alla recente nuova fusione nell’unico Comune di Trecastelli dal 1° gennaio 2014, con la soppressione di ogni autonomia municipale. La ricerca di Santoni incentra l’attenzione sul violento terremoto che colpì Castel Colonna, o meglio il “Commissariato di Tomba”, alle 9,30 del mattino del 24 aprile 1741 con una triplice scossa e che ebbe come epicentro la zona del Fabrianese, tra Pierosara di Genga e Serra San Quirico, a conclusione di una convulsione sismica durata decenni (con eventi nel 1704, 1712, 1717, 1727, 1728, 1730, 1733 e il conclusivo 1741). Esattamente come sta succedendo anche in questi ultimi anni, a partire dal 1997 e fino agli ultimi tragici eventi di questi ultimissimi otto mesi. Quel terremoto di oltre 250 anni fa ebbe magnitudo 6.2 e colpì le Marche centrosettentrionali. Gli effetti più disastrosi si ebbero nel fabrianese e in altre località della media valle dell’Esino: a Fabriano crollarono 40 case e altri 800 edifici rimasero più o meno gravemente lesionati; inoltre crollarono o furono seriamente danneggiate la rocca, la cattedrale, quasi tutte le chiese e conventi. Anche a Serra San Quirico ci fu un’elevata percentuale di crolli, mentre i vicini villaggi di Sasso e Mergo furono quasi distrutti. I morti furono una decina, i feriti documentati una trentina. Il terremoto causò danni più o meno gravi e diffusi in un’area molto estesa, comprendente circa cento località distribuite su quasi tutto il territorio marchigiano (da Pesaro, Urbino e Urbania fino a Macerata, San Ginesio, Camerino, Matelica e Ancona) e anche in Umbria, in particolare a Gubbio, Valfabbrica, Foligno, Perugia e Bevagna. La scossa fu avvertita in un’area vastissima, estesa a nord fino al Friuli e alla Lombardia, e verso sud fino alla Puglia, secondo quanto riporta lo stesso portale dell’INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. E’ quindi ben ipotizzabile che sia stato avvertito e possa aver provocato danni anche a Montenovo. Dal fondo “Legazione Apostolica di Urbino e Pesaro” dell’Archivio di Stato di Pesaro, sono emerse tre importanti missive inviate da Tomba alla Legazione Apostolica nelle date 28 aprile, 14 maggio e 3 giugno del 1741 dal Commissario Ambrogio Serafini. La prima, indirizzata al cardinale legato il 28 aprile 1741, quattro giorni dopo l’evento, informa il superiore che fortunatamente il sisma non aveva provocato vittime, ma aveva abbattuto “tre case” a Tomba, di proprietà della Comunità, e reso pericolanti quasi tutti gli edifici sia a Tomba sia a Ripe, e danneggiato le mura del paese, ma il Palazzo commissariale era rimasto indenne. Nel medesimo archivio è stato rintracciato anche il sunto della lettera con la risposta “ad mictentem” del 2 maggio 1741 del cardinale legato Federico Marcello Lante della Rovere al Commissario di Tomba, con cui lo rimprovera per non aver dato con la dovuta tempestività la notizia della “caduta e sconquasso di più case” sia a Tomba sia nel Castello di Ripe “per cagione del terremoto” avvenuto il precedente 24 aprile. Il Commissariato di Tomba, infatti, commise la leggerezza di servirsi della posta ordinaria anziché di quella espressa, allo scopo di far risparmiare qualche scudo alle casse comunali e per questo venne tacciato dal cardinale di “incuria e negligenza”. Lo studio del Santoni informa poi che, oltre al violento terremoto del 1741, un altro grave sisma si verificò il 17 aprile di sei anni dopo, nel 1747, in un vasto territorio compreso fra Nocera Umbra e Senigallia. L’evento fu avvertito ad Ancona, Fermo, Senigallia e Roma e causò una vittima a Belvedere di Fabriano. Provocò, inoltre, crolli e danni piuttosto ingenti nel territorio della diocesi di Nocera Umbra e nel fabrianese. Dopo repliche quotidiane durate un mese circa, l’attività si attenuò, per poi riprendere il 20 e 22 settembre 1747 quando, con una replica più forte, si registrarono ulteriori danni nel fabrianese. Sembra una anticipazione speculare, con due secoli e mezzo di anticipo, delle vicende che ancora adesso affliggono il nostro territorio. Ma non pare che i precedenti eventi abbiano ancora insegnato sufficiente cautela ai pubblici poteri.

 

 

da Centro Cultura Popolare

 

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