Ostra Vetere: Il Centro di Cultura Popolare segnala la mostra fotografica di Eros De Finis |
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Venerdì 28 Giugno 2013 16:28 |
Il Centro di Cultura Popolare di Ostra Vetere segnala la mostra fotografica di Eros De Finis che verrà inaugurata il prossimo 3 luglio a Sassoferrato. De Finis esporrà una trentina delle sue maggiori opere fotografiche che lo hanno reso noto al pubblico nazionale e internazionale dopo una serie di altre esposizioni tenutesi negli anni passati a Ca’ Zenobio degli Armeni a Venezia, al Cutlog di Parigi, al Romberg di Latina, all’Off Art Fair di Bruxelles e al MiaFair di Milano. Ora la nuova mostra che si terrà
nell’ambito del prestigioso XXXIV Congresso Internazionale di Studi Umanistici su “Bartolo da Sassoferrato e il pensiero giuridico e politico tra Medioevo e Rinascimento” in programma fra il 3 e il 6 luglio prossimo. Il Congresso ha già ottenuto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, della Regione Marche, della Veneto Banca, del Rotary Club Altavallesina-Grotte di Frasassi, del Consorzio di Frasassi e della Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana. Il Congresso verrà inaugurato nella Sala del Consiglio Comunale di Sassoferrato, patria dell’illustre giurista, con gli interventi di Ugo Pesciarelli sindaco di Sassoferrato, monsignor Giancarlo Vecerrica vescovo della diocesi di Fabriano-Matelica, di Gian Mario Spacca presidente della Regione Marche, di Guido Papiri presidente della Fondazione Carifac, cui faranno seguito le relazioni di Galliano Crinella presidente dell’Istituto Internazionale di Studi Piceni, di Gigliola Di Renzo Villata dell’Università di Milano e di Massimo Vallerani dell’Università di Torino. Alle 18,30 nella piazza San Francesco avverrà lo scoprimento della lapide commemorativa di Bartolo da Sassoferrato e subito dopo, nella chiesa di San Giuseppe in piazza Matteotti si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica “Esoexo” di Eros De Finis. Ecco quanto scriveva delle sue opere esposte a Ca’ Zenobio degli Armeni a Venezia il noto critico d’arte Alessandro Trabucco, che paragona De Finis al grande fotografo senigalliese Mario Giacomelli: “Eros De Finis è il cantore di un mondo appartenente ad una dimensione sempre più recondita nella memoria, sospeso in un tempo che sembra aver affermato con forza la propria autonomia e verità esistenziali, nonostante i cambiamenti e le estensioni della realtà metropolitana. De Finis va alla ricerca di luoghi che appaiono molto distanti e nettamente distaccati dalla vita quotidiana contemporanea, li fotografa a colori e in bianco e nero, esasperandone i contrasti e le cromie, ottenendo quindi degli effetti grafici e pittorici molto intensi. Le immagini a colori diventano simili a dei quadri astratti, è quasi impossibile risalire all’origine della cosa o della situazione fotografate, in alcuni momenti sembrano la testimonianza del risultato di una lenta, progressiva azione del tempo, in altri ancora la cristallizzazione di un evento che resiste caparbiamente a quest’opera d’inesorabile trasformazione. Le fotografie in bianco e nero possono ricordare gli scatti di Mario Giacomelli, per l’utilizzo del contrasto forte, del nero profondo e dei bianchi “bruciati”, dell’abbondanza di riferimenti alla natura e al mondo contadino, e non ultimo anche ad una comune origine geografica. De Finis è il reporter di una vita umana che sta gradualmente scomparendo come tradizione storica, ma che rimane viva in quanto memoria arcaica, fatta di rituali, oggetti, volti, espressioni, luoghi, ritmi vitali, attese, sacrifici, speranze, sentimenti, in una ininterrotta comunione empatica con la Natura. Le sue immagini ci coinvolgono in un racconto interiore ed instaurano con chiunque le osservi un rapporto di sguardi che non può che ricondurre a sensazioni di grande armonia, generata soprattutto dalla capacità di De Finis di conciliare in un perfetto equilibrio visioni realistiche e immagini astratte, ognuna delle quali dotata di una propria intima potenza espressiva. Alessandro Trabucco".
Francesco Fiorani |