Corridonia: Celebrazioni 1200° della morte di Carlo Magno |
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Sabato 18 Gennaio 2014 15:01 |
Il Centro Studio San Claudio al Chienti ha diffuso l'invito alla celebrazione del 1200° anno dalla morte di Carlo Magno ad Aquisgrana (Italia), la cui cerimonia si terrà presso la chiesa di San Claudio al Chienti di Corridonia il 28 gennaio 2014 prossimo con il seguente programma: alle ore 17,30 il Prof. Giovanni Carnevale relazionerà su "Il ritrovamento della
tomba di Carlo Magno a San Claudio getta finalmente luce sul buio medioevo; alle ore 18,30 lo scoprimento della lapide e del bronzo commemorativi; alle ore 19,00 l'aperitivo con vini offerti dalla cantina “Terre di San Ginesio”. Ecco la storia su cui si fonda l'evento: quando nel 768, morto il padre, Carlo Magno salì al trono, non aveva alcuna esperienza di come si esercita il potere regale. Due anni dopo accettò passivamente che sua madre Berta gli facesse sposare una longobarda, Ermengarda, figlia del re Desiderio. Si accorse ben presto dell’errore fatto per aver sposato una longobarda. Carlo Magno, nell’esercizio del potere si trovò politicamente a disagio con una consorte longobarda e l’anno dopo la ripudiò. Seguì la guerra con Desiderio, che fu sconfitto. Carlo Magno si proclamò “Re dei Franchi, dei Longobardi e Patrizio dei Romani”. Cessata la guerra coi Longobardi, Carlo Magno si dedicò a dare a tutta la Val di Chienti un assetto di territorio regale. Nel luogo dove oggi sorge Corridonia Pipino aveva già costruito una ricca chiesa dedicata a San Pietro, della quale i documenti ci dicono che aveva porte d’argento. Carlo Magno continuò quest’opera di trasferimento della sede regale da Ponticone alla bassa valle del Chienti, ove, in una zona chiamata Palatium Aquis Grani, fece costruire la splendida cappella palatina, di cui resta l’attuale chiesa di San Claudio, oggi profondamente alterata nel suo interno ma che conserva intatta la tomba di Carlo Magno. Nel Piceno, ancora ricco di rovine dell’antica Roma, dopo la caduta dell’Impero e la guerra Gotica non c’erano più maestranze che potessero ripristinare le gloriose tradizioni artistiche della Roma Imperiale. Queste tradizioni erano sopravvissute più a lungo proprio nell’oriente bizantino. Carlo Magno che aveva buoni rapporti con Arun Al Rashid, califfo di Bagdad, reclutò maestranze del vecchio califfato di Damasco per impegnarle nella costruzione di Aquisgrana. Carlo Magno, animato dal desiderio di dare una sede più regale al regno dei franchi, iniziò la costruzione di Aquisgrana, una città senza mura, perché Carlo Magno non temeva nemici che potessero irrompere nel Piceno, ben difeso dalla catena dei Sibillini, con vette oltre i 2000 m, coperti da selve pressoché impenetrabili, né poteva temere un’invasione dal mare, dati gli ottimi rapporti che lo legavano a Bisanzio. Era una città giardino, immersa nel verde, che derivava il suo nome da Palatium, il colle di Roma residenza degli Imperatori. Gli edifici si distanziavano tra loro di qualche centinaio di metri. Tra essi spiccavano la residenza di Carlo Magno e la Cappella Palatina. Sappiamo che Carlo Magno amava andare in quella chiesa, anche di notte, percorrendo un porticato di legno terrazzato che metteva appunto direttamente in comunicazione la sua residenza con la cappella di corte. Fin qui la versione cluentina di una storia che la storiografia ufficiale descrive in tutt'altra maniera. Essa è il frutto di studi del Professor don Giovanni Carnevale, che all'argomento ha dedicato numerosi volumi di stiria e i cui risultati verranno illustrati nel convegno in programma. Certo è che la vicenda dei Franchi nelle Marche non è mai stata illustrata nei termini proposti dal Professor Carnevale e varrà quindi la pena di ascoltarla dalla sua viva voce.
Francesco Fiorani |