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Ostra Vetere: Centro di Cultura Popolare sui capolavori al Museo senza convenzione PDF Stampa E-mail
Giovedì 28 Agosto 2014 20:44

Ostra Vetere Centro di Cultura Popolare sui capolavori al Museo senza convenzioneLo scorso 9 agosto un fulmine ha danneggiato la facciata esterna della trecentesca Cappella degli Scrovegni di Padova, contenente gli affreschi di Giotto. La saetta si è scaricata sul basamento di pietra sovrastante la facciata principale e ha danneggiato seriamente la croce, che è già stata rimossa. Sono ancora da accertare eventuali danni al tetto, mentre pare escluso che possa aver subito conseguenze il ciclo di affreschi - uno dei patrimoni mondiali dell'arte - dipinti da Giotto tra il 1303 e il 1305. "Un fatto gravissimo", aveva commentato il professore Giuliano Pisani, ex assessore comunale alla Cultura, esperto di Giotto, commentando la notizia del danneggiamento resa nota solo ieri sera da un'associazione culturale padovana, gli 'Amissi del Piovego', nel totale silenzio delle autorità pubbliche. "E' un fatto assolutamente scandaloso - ha aggiunto Pisani - che di questo crollo si sappia solamente attraverso un'associazione e non il Comune. Come è possibile che l'amministrazione comunale non abbia detto nulla?". La Cappella è dotata di un impianto parafulmine, che evidentemente non è bastato, provocando l'immediata interruzione della funzionalità dell'impianto elettrico interno (anticendio, antifurto e controllo dell'umidità), ed ora è polemica a Padova per i rischi corsi dagli stupendi affreschi di Giotto. Che c’entra Padova con il Centro di Cultura Popolare? E’ la domanda che qualcuno potrebbe fare. C’entra, c’entra. La vicenda padovana ha messo in allarme anche la nostra associazione, che ora domanda: “Se capitasse una cosa simile anche da noi, ad esempio un fulmine che colpisse l’ex monastero di Santa Lucia, nonostante l’impianto parafulmine di Santa Maria, quali sarebbero i rischi per il patrimonio d’arte conservato nel Museo civico-parrocchiale?”. Proprio la doppia titolarità del Museo costituisce un motivo di preoccupazione: la struttura è comunale, ma i beni artistici sono della parrocchia. A regolare i reciproci diritti e doveri era, negli anni passati, una apposita convenzione. Il Centro di Cultura Popolare non vuole entrare nel merito della idoneità e opportunità di quella convenzione, tuttavia non può disinteressarsi della vicenda: quella convenzione è scaduta da tempo e non è stata rinnovata. Problemi esclusivi del Comune e della Parrocchia, si potrebbe obiettare, se non fosse per un particolare, anzi due. Primo, il Centro di Cultura Popolare è una associazione di cittadini che, come tali possono esercitare il diritto a sapere che cosa fa, o non fa, il proprio Comune. Secondo: persegue propri scopi statutari che lo inducono a “promuove la tutela ed il recupero dei valori e del patrimonio artistico, architettonico, archeologico, ambientale, culturale, folcloristico, religioso, storico, ideale oltre che il complesso della tradizione parlata, narrata, cantata e danzata della civiltà popolare”. Quindi è doppiamente legittimato a interessarsi della gestione dei beni artistici locali e sulla base di questo principio esprime tutta la sua preoccupazione per la situazione di incertezza in cui versano i beni conservati senza titolo giuridico nel Museo, a causa della mancata stipula di una nuova convenzione sostitutiva di quella scaduta da tempo e si domanda: dovesse succedere un guaio come a Padova, ci si potrebbe trovare nella deprecabile condizione in cui la polizza assicurativa comunale potrebbe non coprire beni ospitati senza titolo? E in capo a chi, proprietario o gestore, ricadrebbero le responsabilità e le conseguenze? A queste domande non può ovviamente dare risposta il Centro di Cultura Popolare. Ma il Comune sì. Per questo avanza richiesta di sapere che cosa manca ancora per il rinnovo della convenzione, allo scopo di fugare ogni preoccupazione al riguardo.

da Centro Cultura Popolare

 

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