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Ostra Vetere: Montenovo il dialetto e la libertà PDF Stampa E-mail
Lunedì 12 Gennaio 2015 16:38

Ostra Vetere Montenovo il dialetto e la libertàMontenovo, il dialetto e la liberta’. Tu pensa come suonerebbe questa frase: “Attenzione Giuseppe, tuo papà potrebbe rammaricarsi molto se tu ti dimostrassi disubbidiente e non assecondassi i suoi desideri in materia di studio”. In dialetto: "Stà recchiado Pè, che se babbedo ‘mpara che ‘nvece de gì a scola pe’ studià ce vai a perde ‘l tempo, te manda a fadigà giù ‘ll officina". La domanda non retorica, al di là della frase nel suo insieme e del significato che le due versioni possono assumere all’orecchio di chi le ascolta, la domanda dicevo è questa: "Può effettivamente dirsi Montenovese chi si fa chiamare “papà” da suo figlio?". Credo di no. Dice: "Ma questo è razzismo bello e buono, discriminare una persona sulla base del suo modo di esprimersi  !!". Certo: è razzismo, ma non inteso nel senso dispregiativo per cui una volta operata la distinzione si considera l’altro come un essere inferiore, bensì nella sua migliore accezione che sta ad indicare una radice storica, culturale, fisica, diversa, né migliore né peggiore, ma essenzialmente e profondamente diversa. Si tratta di chiamare le cose con il loro nome evitando di cadere nel trabocchetto “in realtà è una voragine” che la cultura (sic) dominante ha preparato per tutti noi, con particolare attenzione ai nostri figli e ai nostri nipoti. Si tratta di evitare la globalizzazione del pensiero, l’abbandono delle ideologie, il rifiuto della religione, il distacco dalle tradizioni, la dimenticanza della storia. Si tratta di ritornare a vivere tra le mura famigliari nel luogo della nostra storia e di rifiutare le mode, le giornate passate nei centri commerciali per vedere vetrine, acquistare cose, uguali a tutte le altre vetrine e a tutte le altre cose di tutto il mondo. In altre parole si tratta di tornare a vivere da uomini liberi. Qualcuno potrà pensare: "Questo vuole circuirci con giri di parole e connessioni tirate per i capelli, costruendo teoremi sul nulla. Ma come …? Il semplice fatto che mi faccio chiamare “papà” da mio figlio genera tutto questo casino? E poi … , cosa c’entra il dialetto con la libertà?. In realtà questo è l’errore sul quale conta la ristrettissima cerchia di potenti che vuole comandare noi insieme al mondo, a cominciare da Montenovo. Il dialetto è propedeutico alla libertà. Conoscere e parlare il dialetto (naturalmente conoscendo l’italiano) dà il senso alla nostra vita, ci permette di essere collegati ai nostri avi tramite il cordone ombelicale che esso rappresenta. Ci fa vivere nella nostra storia che rimane sempre presente, nelle nostre tradizioni che ci riportano da centinaia di anni il nostro tratto interiore, la nostra anima e il nostro spirito che si sono arricchiti delle anime e degli spiriti di chi c’è stato prima di noi. Ci fa amare la nostra realtà insieme ai nostri compaesani e ci fa amare la nostra individualità che ci rende “unici”, non ripetibili, uguali ai nostri simili nel sentirci fratelli, ma ognuno profondamente diverso da tutti gli altri per tutto quello che rappresenta il suo “se”, il suo presente il suo passato e il suo futuro. Nel volere ricordare il dialetto, parlandolo, c’è la nostra libera scelta di non piegarci al “nulla” del linguaggio globalizzato, del politicamente corretto, dello sfasamento dei valori, della pubblicità che insieme ai consumi ci indirizza verso il “corretto modo di vivere”, dell’ “etica statale” che vorrebbe indicarci cosa è moralmente giusto e cosa è sbagliato. Purtroppo la battaglia per difendere (riconquistare) la nostra libertà non si vince solo così, ricordando il dialetto; ma ricordare e tornare a parlare il dialetto è il primo passo che ci permetterà di riavviarci sulla strada che possono percorrere solo gli uomini che vogliono essere “liberi”. Non me ne vogliano gli amici Montenovesi che si fanno chiamare “papà”, intanto perché personalmente non ho diritto alcuno di assegnare patenti e attestati, per cui il mio pensiero, come è giusto che sia, vale solo ed esclusivamente per me, e poi perché hanno tutto il diritto di sentirsi a pieno titolo Ostraveterani.

 

Eros De Finis

 

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