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Home Centro Cultura Popolare Comunicati E' la festa di Sant'Emidio, patrono dei terremoti
E' la festa di Sant'Emidio, patrono dei terremoti PDF Stampa E-mail
Mercoledì 05 Agosto 2009 08:28

La chiesa di Sant'Antonio al Borgo, in cui si conserva la statua di Sant'EmidioOggi, 5 agosto, ricorre la festa liturgica di Sant'Emidio vescovo e martire, patrono dai terremoti. Per solennizzare la ricorrenza, la parrocchia di Santa Maria di Piazza ha deciso di riaprire la chiesa di Sant'Antonio al Borgo Cavour, presso cui si conserva la statua del Santo patrono di Ascoli Piceno, nella quale l'abate don Mauro Baldetti celebrerà la Santa Messa alle ore 8,30. La tradizionale ricorrenza religiosa veniva particolarmente ricordata dopo il grave terremoto di Senigallia che, il 5 ottobre 1930, provocò tanti danni e lutti nella città adriatica e anche da noi a Ostra Vetere. Nonostante il periodico ripetersi dei terremoti (basta ricordare quello di Ancona del 1982, quello dell'appennino umbro-marchigiano del 1997 e quello recentissimo de L'Aquila del 6 aprile di quest'anno, la devozione popolare verso Sant'Emidio era andata scemando, fino quasi a scomparine, Ma non quest'anno, perchè l'abate ha deciso di riproporre la celebrazione della festa del Santo. Emidio nacque a Treviri nel 273 da una nobile famiglia pagana. Sui primi anni della sua vita fonti e tradizioni sono assai povere e divergono: le due ipotesi più probabili vedono Emidio dedicato allo studio delle arti liberali oppure arruolato nelle milizie romane. La sua conversione al Cristianesimo, forse intorno al 290, avvenne grazie alla predicazione dei santi Nazario e Celso: diventò catecumeno, fu battezzato e si dedicò allo studio delle Sacre Scritture. Entrato in conflitto con la famiglia che tentò in tutti i modi di ricondurlo al paganesimo, partì per l'Italia insieme ai tre amici Euplo, Germano e Valentino, cui viene attribuita la prima agiografia del santo. Giunto a Milano fu consacrato sacerdote intorno al 296 dal vescovo Materno e stette per tre anni all'oratorio di San Nazario. In questo periodo la sua attività di predicatore fu particolarmente feconda ed ebbe come risultato la conversione di molti dei suoi ascoltatori. In seguito alla persecuzione di Diocleziano dovette fuggire a Roma dove trovò rifugio presso un certo Graziano. Qui gli vennero attribuite molte guarigioni miracolose, tra cui la figlia paralitica dello stesso Graziano, tanto che il popolo lo credette la reincarnazione del dio Esculapio. La fama del sacerdote ben presto destò l'interesse di papa Marcellino (secondo un'altra versione si trattò invece del suo successore Papa Marcello I ma le date non sembrano corrispondere) che ordinò Emidio vescovo di Ascoli ed Euplo diacono e affidò loro la difficile missione di diffondere il cristianesimo nell'importante centro Piceno, ancora quasi completamente pagano. Durante la strada Emidio si fermò a evangelizzare i centri di Pitino, L'Aquila e Teramo e infine giunse ad Ascoli intorno al 300. Ad Ascoli era prefetto Polimio, autore di dure repressioni contro i cristiani, che ordinò subito a Emidio di non predicare la buona novella, ordine che fu completamente ignorato. Anche ad Ascoli Emidio si prodigò nella guarigione dei malati, cosa che gli consentì di convertire un gran numero di Ascolani. Polimio lo credette la reincarnazione del dio Esculapio, e gli chiese di offrire sacrifici agli dei, promettendogli in matrimonio Polisia, sua figlia. Il Santo non solo rifiutò di offrire agli dei, ma addirittura convertì Polisia alla fede cristiana e la battezzò nelle acque del fiume Tronto. Polimio avvertito di questo, ordinò l'arresto di Emidio e lo condannò alla pena capitale. Il vescovo non si nascose e fu decapitato forse nel 303, o secondo un'altra tradizione nel 309, mentre Polisia, fatta ricercare dal padre, fuggì sul monte Ascensione e scomparve in un crepaccio, nei pressi del quale in seguito nacque il paese di Polesio. Ad Ascoli un celebre tempietto ricorda Sant'Emidio e la sua devozione si diffuse in tutto il Piceno. Venne particolarmente invocato nel 1703, anno in cui un tremendo terremoto provocò lutti e danni gravissimi anche a Montenovo. Dopo questo terremoto doverre essere ricostruita la Porta Nuova verso l'Ospedale, la cui chiave di volta riporta ancora la data del 1703, e ricostruita anche la splendida chiesa barocca di Santa Lucia. Al Borgo Cavour, nella chiesa di Sant'Antonio Abate, venne poi collocata una bella statua del santo, la stessa esposta nella celebrazione liturgica di oggi.

Francesco Fiorani

 

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