Prossimo il 1600° anniversario della distruzione di Ostra antica |
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Martedì 25 Agosto 2009 16:54 |
Nel 1600° anniversario della distruzione di Ostra antica da parte del re visigoto Alarico, ripercorriamo le tragiche vicende che vanno dalla morte di Stilicone, avvenuta il 23 agosto 408, decapitato per ordine dell'imperatore Onorio all'indomani dell'insurrezione antigermanica dell'esercito romano radunato a Ticinum (Pavia), fino al sacco di Roma del 24 agosto 410 da parte delle orde del re dei barbari visigoti Alarico, che parve ai contemporanei una svolta epocale, molto più della silenziosa caduta dell'Impero d'Occidente che avvenne alcuni decenni più tardi, e colpì fortemente l'immaginazione di tutti, sia dei pagani che dei
cristiani. Sant'Agostino trasse motivo a scrivere il suo capolavoro, "La Città di Dio", dall'esigenza di controbattere le accuse dei pagani, secondo i quali l'abbandono dell'antica religione romana aveva provocato il disastro politico-militare delle invasioni barbariche e il sacco di Roma. Era infatti dai lontanissimi tempi del gallo senone Brenno, insediato a Senigallia e Ostra settecento anni prima, infatti, che l'Urbe non subiva un simile oltraggio da parte di un nemico esterno. Le vicende dell'antica invasione gallica, con il celebre episodio del fallito assalto al Campidoglio grazie al provvidenziale intervento delle oche sacre e il sopraggiungere di Furio Camillo, erano episodi, narrati con maestria di scrittore da Tito Livio, che sembravano appartenere ormai più alla leggenda che alla storia di Roma. Invece la dura realtà era che il mito dell'invincibilità di Roma era caduto nella polvere: un esercito di barbari visigoti l'aveva conquistata e saccheggiata senza incontrare alcuna opposizione. L'imperatore Onorio, chiuso nella nuova capitale imperiale in Ravenna, non aveva potuto far niente per difenderla e risparmiare l'onta suprema della conquista; anzi la sua stessa sorella, la principessa Galla Placidia, era stata fatta prigioniera e condotta via dai visigoti come prezioso ostaggio; più tardi avrebbe addirittura sposato Ataulfo, cognato e successore di Alarico, diventando regina dei barbari. Il biennio 408-410 rappresenta realmente un periodo di cerniera nella storia del tardo impero romano, che dalla relativa sicurezza dei tempi di Stilicone passò al crollo definitivo del "limes" occidentale e allo scorrazzare indisturbato dei barbari lungo tutta la penisola italiana. Roma, prima di cadere nell'agosto del 410, aveva subito ben tre assedi consecutivi; e niente e nessuno riuscì a scongiurare il tragico epilogo che si profila all'orizzonte. Il mondo antico sembrava giunto veramente alla fine: una nuova età si stava affacciando alle soglie della storia d'Europa e del bacino del Mediterraneo. E fu durante una delle tante scorrerie del visigoti di Alarico, molto probabilmente prima del secondo assedio di Roma nella tarda estate o nel primo autunno del 409, che venne distrutta l'antica città romana di Ostra, di cui rimangono oggi solo le tracce al piano delle Muracce sulla riva sinistra del fiume Misa. Avvicinandosi il 1600° anniversario del tragico evento, iniziamo da oggi a narrare qualche passo della storia di quei due anni terribili, perché ne rimanga memoria fra i nostri concittadini, convinti che la storia, se anche non sempre si ripete, certamente è sempre maestra di vita.
Francesco Fiorani |