Tornando a casa in auto verso le 22,30 di notte, due giornalisti nostri collaboratori, giunti in località Metola lungo la strada provinciale, hanno avuto una felice sorpresa, illuminata dai fari dell’auto. Stazionava infatti sul bordo della strada, lato valle, uno splendido esemplare di capriolo maschio. Al sopraggiungere dell’auto, per nulla intimorito, l’animale si è fatto da parte, dando il tempo ai nostri giornalisti di fermarsi. Ma l’animale lentamente è sceso per la scarpata, scomparendo alla vista. Il capriolo è un cervide di piccole dimensioni, dal mantello fulvo in estate. La gola e le parti ventrali sono bianche. La coda è cortissima e non emerge dal pelo. Il maschio possiede piccoli palchi (le corna dei cervidi) con tre sole punte; questi cadono ogni anno da ottobre a dicembre e ricrescono alla fine dell'inverno, costituiti di sostanza cartilaginea che, una volta caduti, sono preda di altri animali che se ne nutrono. Per cui è molto raro rinvenire palchi caduti nei caprioli, cosa più semplice negli altri due Cervidi presenti in Italia, il cervo nobile e il daino. Il capriolo è diffuso in gran parte dell'Europa continentale e in Gran Bretagna, mentre è assente in Irlanda e nelle isole del Mediterraneo. In Italia si trova sulle Alpi e sugli Appennini. Ultimamente, si assiste alla sua lenta ricolonizzazione dei boschi della pianura padana, ma anche nei recenti rimboschimenti grazie ai contributi dell'Unione europea. Alcuni esemplari della sottospecie tipica sono stati recentemente inseriti all'interno del Parco dei Nebrodi provenienti dall'Emilia-Romagna e concentrati nella zona di Galati Mamertino, nell'ambito di un progetto di reintroduzione della specie. Il capriolo è diffuso in boschi aperti in cui il sottobosco sia fitto e inframmezzato da radure e zone cespugliose, sia in pianura (anche dove questa è coltivata e pure dove l'agricoltura è intensiva purché trovi boscaglie dove rifugiarsi), sia in collina, in montagna e nelle zone umide. Ma non è la prima volta che simili animali selvatici vengono avvistati nel nostro territorio. Già tre anni e mezzo fa, nella notte fra il 22 e il 23 febbraio 2013, durante una nevicata, almeno due capioli (o daini?) si erano avventurati fin nel centro abitato di Ostra Vetere risalendo fino alla sommità del Colle Paradiso e lasciando le loro tracce sulla neve fresca, dopo aver girovagato fra orto, giardino e marciapiede, come mostrano le foto allegate. Dovevano essere belle bestie possenti se, misurata la dimensione degli zoccoli biungulati, misuravano la lunghezza di ben 10,5 centimetri. Ma, d’altra parte, se animali così circolano anche nelle nostre zone, dov’altro potevano andare se non al Colle Paradiso, sul quale anche altri numerosi avvistamenti lo riconoscono come giardino dell’Eden? In tre occasioni, infatti, sono stati avvistati scoiattoli, due rossi e uno nero, un’aquila e aquilotto che volteggiavano in cielo e addirittura un procione che usciva di notte, mentre per più anni vi hanno nidificato famiglie intere di upupe, in dialetto “paucche”, addirittura nove in una sola volta. Ci sono anche merli, tortore e altri uccelli, a stormi, oltre a cani e gatti dei vicini. Non manca neppure l’arcobaleno, mentre gli alberi di mele fruttificano in alcuni giardini privati, ne’ mancano ripetuti avvistamenti di serpenti, più volte fotografati. Senza di questi, infatti, che Paradiso (terrestre) sarebbe? .
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