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Home Centro Cultura Popolare Comunicati Nel 408 d.C. i visigoti del re Alarico invasero l'Italia
Nel 408 d.C. i visigoti del re Alarico invasero l'Italia PDF Stampa E-mail
Mercoledì 26 Agosto 2009 10:07

L'invasione barbarica di Alarico nel 408 d.C.Proseguendo il racconto della invasione barbarica che abbiamo introdotto nel precedente articolo, narriamo ora la prima fase dell'invasione. A Ticinum (Pavia), all'indomani della tragica giornata del 13 agosto 408 in cui Stilicone era stato decapitato, il potere effettivo era passato nelle mani di Olimpio, che riuscì a ottenere la carica di magister officiorum, la più importante della corte imperiale. Olimpio scatena la persecuzione contro i vecchi amici di Stilicone con il massacro generale dei germani residenti a Roma. Ciò ebbe la conseguenza di indurre il re visigoto Alarico, che già anni prima aveva tentato di invadere l'Italia e che era stanziato nel Norico, l'attuale Austria,  ad approfittare del momento di debolezza dell'impero romano per tentare un nuovo ricatto, cui vengono contrapposte inadeguate contromisure militari di Olimpio. Così, nell'inizio di autunno 408, fulmineamente Alarico decise per la seconda volta di invadere l'Italia. Si mosse così da Virunum nel Norico, vicino l'attuale Klagenfurt in Carinzia presso il lago Worth sulla strada che collegava Salisburgo ad Aquileia, senza attendere i rinforzi goti e unni del fratello della moglie, Ataulfo, stanziato in Pannonia. Di fronte alla nuova minaccia visigota, l'imperatore Onorio si rifugiò a Ravenna, mentre i visigoti oltrepassarono la Drava e la Sava superiori, transitarono per Iulia Emona e imboccarono la valle superiore del Vipacco. Così Alarico scese in Italia e, attraversato l'Isonzo lasciando da parte Aquileia, imboccò la via Postumia, attraversò la pianura friulana durante la vendemmia fra la fine di settembre o il principio di ottobre, superato il Tagliamento, raggiunse Concordia Sagittaria. Per la via Annia, lungo la Portogruaro-Mestre, giunse a Quarto d'Altino presso la foce paludosa del Sile per tornare poi sulla via Postumia, lasciando da parte Padova, Vicenza e Verona, per raggiungere Cremona, e attraversare il Po all'altezza di Piacenza. Imboccata la via Aemilia, senza occupare Bologna e Faenza, giunse ad Ariminum (Rimini) lasciando sulla sinistra Ravenna, per giungere a Fano e imboccare la via Flaminia, devastando la costa Adriatica. E' così che nell'autunno del 408 le orde di Alarico attraversarono il Piceno seguendo la via Flaminia, occupando i passi indifesi degli Appennini e calando nelle ricche pianure dell'Umbria per giungere al Clitumno, Spoleto, Terni e Narni, che si salvò per la sua posizione elevata e per un improvvisa tempesta. Durante il percorso per attraversare i valichi dell'Appennino, Alarico saccheggiò le piccole fortezze e le città indifese incontrate per via: infatti non aveva conquistato una sola delle grandi città italiane; non aveva occupato stabilmente nessuna provincia nel corso dell'avanzata; si era limitato a depredare le campagne spingendosi sempre avanti a grandi giornate e, così, arrivò alle porte di Roma, ove si fermò per assediarla perché, diceva, lo sospingevano ogni giorno voci arcane di un demone che glielo ordinava. Quando arrivò alle porte di Roma, il suo esercito contava più di 500.000 uomini, un'orda immensa. Vedremo successivamente lo svolgersi dei fatti che seguirono.

Francesco Fiorani

 

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