Dopo la conferenza di Rimini e la rottura delle trattative Alarico scende di nuovo nel Piceno e distrugge Ostra antica |
|
|
|
Giovedì 03 Settembre 2009 16:03 |
Proseguendo il racconto della invasione barbarica dei visigoti di Alarico che abbiamo introdotto nei precedenti articoli, narriamo ora la terza fase dell'invasione. Fra l'estate e l'autunno 409, sotto la minaccia degli invasori visigoti, l'imperatore Onorio rinchiuso in Ravenna acconsentì a far tenere una conferenza a Rimini, per intavolare trattative di pace tra il Prefetto del Pretorio d'Italia, Giovio, e Alarico. Le nuove esorbitanti richieste del barbaro, che chiedeva un tributo annuo in oro e il permesso di stabilirsi in Dalmazia, nel Norico e in entrambe le Venezie, vennero trasmesse da Giovio all'imperatore, consigliandolo a cedere su tutti i fronti. Ma dura fu la risposta di Onorio, stupito e sdegnato con il suo Prefetto Giovio rimasto al campo goto, con la brusca interruzione dei colloqui contenuta in alcune lettere dell'imperatore a Giovio. Quest'ultimo, per stornare da sè
la responsabilità della rottura, lesse le lettere imperiali ad Alarico che si infuriò, ruppe le trattative e mosse con l'esercito alla volta di Roma. Confuso, Giovio tornò a Ravenna e rovesciò la sua politica moderata per irrigidirsi in un nuovo antigermanesimo, mentre Alarico marciava da Rimini verso Fano per andare ad assediare per la seconda volta Roma. Nel frattempo il comes dell'Illirico, Generido, era riuscito a reclutare un contingente di 10.000 unni contro Alarico, provvedendo a far raccogliere a Ravenna le vettovaglie necessarie verso la fine del 409. Arrogante coi deboli e remissivo coi forti, nella sua istintiva astuzia barbarica il re dei visigoti soppesò d'un colpo la gravita della nuova minaccia e si pentì di aver rotto così bruscamente i negoziati col governo di Ravenna. Egli perciò non solo sospese l'avanzata sulla Città Eterna, ma offrì di nuovo la pace a condizioni estremamente miti. Ma l'imperatore Onorio non accettò e l'offerta di pace di Alarico rimase senza successo. Offeso, Alarico riprese allora la marcia nuovamente contro Roma, distruggendo quanto trovava per strada, intenzionato a cingere Roma d'assedio per la seconda volta nel novembre del 409, mentre gli unni assoldati da Onorio, per ragioni che non conosciamo, rimanevano inattivi ai confini della Dalmazia. E' in questa terza fase della vicenda, tra la fine dell'estate e l'autunno, che le orde barbariche dei visigoti saccheggiarono e distrussero Ostra antica. Da allora sono passati 1600 anni e le rovine della distrutta città in riva al fiume Misa sono ancora lì, al piano delle Muracce.
Francesco Fiorani |