La storiografia di Ostra, come anche quella di Ostra Vetere, si arricchisce di una nuova ricerca storica. E' quella che lo storico ostrense Giancarlo Barchiesi dedica alla nobile famiglia montenovese dei Brunacci, inserita nella sua recente opera sui 500 montalboddesi illustri poichè la moglie del cavaliere Antonio Brunacci era una Claudi, Diana, per l'appunto montalboddese. Ecco quanto Barchiesi scrive in alcune sue pagine del Dizionario: "La Famiglia Brunacci di Montenovo oggi Ostra Vetere: Brunacci Antonio (19/01/1598-1684). Figlio del Cav. Antonio Brunacci maiore, studiò legge e si laureò in ambo i diritti. Portò a termine i lavori del Convento di Santa Croce a Montenovo iniziati dal padre. Compose tre libri dal titolo l’Economia Privata e pensiamo di non sbagliare se attribuiamo a questo Antonio i due manoscritti conservati presso la biblioteca di Ostra. Brunacci Francesco (19/09/1640 – 06/11/1703). L'Astronomo Francesco Brunacci nacque a Montenovo il 19 settembre 1640, fratello di Gaudenzio e di don Pietro Paolo (lo storico Montenovese che ci ha lasciato il manoscritto contenente la Historia d'Ostra e Montenovo), e figlio del cavaliere Antonio e della Montalboddese Diana Claudi. Condotti i primissimi studi nella patria di origine, li proseguì dal 1657 al 1662 in Macerata, laureandosi in diritto civile e canonico. Trasferitosi in Roma, esercitò la professione forense fino a ottenere la carica di Consultore dei Riti, essendo stato scelto, in precedenza, diverse volte per dirimere controversie tra i più ragguardevoli personaggi del tempo. Fu uditore di diversi alti prelati e apprezzato sopra tutti dal Cardinal Vettori per le sue conoscenze giuridiche, filosofiche e matematiche. Fu aggregato all'accademia fisico-matematica di Mons. Ciampini con il nome di Icasto Nonacrino. Collaborò alla redazione del Giornale dei Letterati, che si pubblicava a Roma, dall'anno 1675 al 1679. Nell'anno 1699 fu Luogotenente dell'Arcivescovo di Fermo, mons. Cellese. Si sposò di mala voglia, costrettovi dalla prematura morte del fratello Gaudenzio, per non lasciare estinguere il suo nome, ma non ebbe figli. L'Arcadia, in due opere, pubblicò un panegirico in sua lode (Notizie istoriche degli Arcadi morti, III, p. 46 e Vite degli Arcadi illustri, II, p. 216). Aggiungiamo anche che nella ristampa della Coelestis Philosophia del 1675, Francesco Brunacci e Francesco Maria Onorati propongono un metodo di calcolo astronomico successivo a quello adottato da Placido Titi e da Adriano Negusanzio che mantiene la stessa struttura del calcolo del Placido, ma viene svolto interamente sull'equatore, operando con l'ascensione obliqua e miste dei luminari, in modo da ottenere l'ascensione mista della sorte. Sulle argomentazioni teoriche e le modalità del calcolo, si segnala per l'estremo interesse ed il carattere di assoluta novità. Scrisse anche "Ad placidianam doctrinam additamenta excerpta: ex III libro astromicarum rerum praemittendarum: ad futuram astrologiam italicam a Cursino Francobacci et Africano Scirotha Romano / Francesco Brunacci, F. Maria Onorati, Milano: Typographia F. Vigoni, 1675”. Francesco Fiorani
Elenco pubblicazioni:
1 Ad placidianam doctrinam additamenta excerpta: ex III libro astromicarum rerum praemittendarum: ad futuram astrologiam italicam a Cursino Francobacci (= nome di Francesco Brunacci) et Africano Scirotha Romano ( = nome Francesco Maria Onorati) / Francesco Brunacci, F. Maria Onorati, Milano: Typographia F. Vigoni, 1675
2. Osservazione dell’Ecclisse Lunare del dì 25. di Aprile 1679. Anche in tal produzione ebbe il Brunacci a compagno della fatica Marcantonio Cellio.
3. Del Planisferio, o descrizione del Globo celeste, in cui si può osservare la volta del cielo da lui disegnata.
4. Rime, in Serbatoio di Arcadia
Brunacci Gaudenzio (14/10/1631-30/08/1669). Nacque a Monte Nuovo il 14 ott. 1631 da Antonio e Diana Claudi. Verso i dieci anni di età il padre lo inviò ad Ancona per studiare con un rinomato precettore, il padre carmelitano Natali. Qui compì studi letterari e filosofici, recandosi poi nel 1648 a Roma, dove studiò presso la facoltà medica della Sapienza per cinque anni. Compiuta la pratica clinica nell'ospedale di S. Spirito, si laureò in filosofia e medicina il 2 luglio 1653. Non è chiaro se dopo questa data rimase a Roma, dove si trovava anche il fratello Pietro Paolo, o tornò al paese natale. Di propria iniziativa, o perché chiamato da qualche conoscente, attorno al 1660 si recò a Venezia, dove prese a esercitare la professione medica. Strinse subito saldi contatti con i circoli colti della città, come appare dagli scritti che presto iniziò a pubblicare. Nel 1661 apparve a Venezia il romanzo La Sofonisba, o vero le vicende del Fato, in cui il Brunacci seguiva il modello, allora usuale, del romanzo a sfondo morale di cui era principale esponente nel Veneto il Loredano. Questa filiazione culturale è avvalorata dalla Vita di Giovan Francesco Loredano, senatore veneto, che il Brunacci pubblicò l'anno successivo a Venezia. Nella produzione del Brunacci gli interessi scientifici e storici si uniscono strettamente con quelli letterari. Già nel 1661 pubblicò, sempre a Venezia, il De Cina Cina, seu pulvere ad febres, syntagma physiologicum, che dibatteva il problema, allora assai vivo e discusso anche dal Redi, dell'utilità terapeutica del chinino. Nel 1665 intervenne nella discussione sulla cometa apparsa l'anno precedente, con lo scritto De pseudo stella, seu Cometa... disquisitio astrologica e con il Discorso apologetico sopra la Cometa, apparsa nel mese di aprile l'anno corrente 1665. Di quello stesso anno è un'altra operetta apparsa a Lione, La sferza de gl’alchimisti. Nei quattro capitoli che la compongono il Brunacci tenta di mostrare su basi storiche e teoriche (aderendo alle posizioni dei paracelsiani) l'inconsistenza delle pratiche e degli scritti alchimistici. L'attività storica, iniziata già nel 1662 con la pubblicazione a Venezia di Scipione Affricano il Maggiore, cui farà seguito nel 1665 una Vita di S.Gaudenzio martire, vescovo di Rimini, comprende alcuni dei numerosi scritti inediti. Il corpo dei manoscritti del Brunacci, rimasti ai padri minori di Monte Nuovo che li conservavano ancora alla fine del Settecento, comprendeva infatti, oltre a varie opere scientifiche quali il Theatrum magnum
medicinae, la Trutina phisica ed i Mirabilia magna de astrologis, somniis, meteoris, anche una Vita del signor cardinal Mazzarino ed una Storia dell'impero di Trabisonda (sic), che secondo l'Albertazzi si inseriva nel ricco filone di "historie favoleggiate" o tragiche. Per tale attività il Senato veneto gli conferì l'incarico di scrivere la storia della guerra turco-veneziana per Creta, assegnandogli uno stipendio mensile. Il lavoro rimase però interrotto per la morte del Brunacci. Il carattere moraleggiante della produzione letteraria del Brunacci è dimostrato anche da due altre opere inedite, Il Diogene, o sia il Compendio della virtù, e il trattatello Politica, seu de modo se regendi in rerum orbe. La produzione letteraria edita del Brunacci comprende ancora L'Iride, relazione panegirica nella solenne ambasciata del ... sig. marchese Odoardo Valenti Gonzaga (Venezia 1663), I vaticinj d'Euterpe alle glorie dell'ill. signor Ottavio Labia, nobile veneto (1666) e l'ode Nella nascita augustissima del primogenito di Leopoldo Ie Margherita d'Austria imperatori gloriosissimi (Venezia 1667). Inedite rimasero un'azione drammatica, Il ratto delle Sabine, per le nozze del duca di Brunswick, un melodramma, la Didone, una commedia in tre atti priva di titolo e poesie diverse. Un suo sonetto fu inserito dall'Artale nel volume primo dell'Enciclopedia poetica (Napoli 1679). Tra gli scritti inediti vanno anche menzionati Il portalettere, di cui s'ignora il contenuto, due volumi di lettere ed uno di discorsi accademici. Il Brunacci morì a Venezia il 30 agosto 1669. U. Baldini
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2160 s.; G. Panelli, Mem. degli uomini illustri, e chiari in medicina del Piceno,o sia della Marca d'Ancona, II, Ascoli 1768, pp. 303-06; F. Vecchietti-T. Moro, Biblioteca picena, III, Osimo 1793, pp. 91-94; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, IV, Napoli 1846, pp. 398 s., 570; C. Minieri Riccio, Notizie biografiche e bibliogr. degli scrittori napoletani fioriti nel sec. XVII, II, Napoli 1877, p. 46; A. Albertazzi, Il romanzo, Milano 1902, p. 99; C. Iannaco, Il Seicento, Milano 1963, pp. 500, 529, 531.
dal Dizionario Biografico degli Italiani – Enciclopedia Treccani
A Ostra Vetere una lapide a lui dedicata:
A Dio Ottimo Massimo
A Gaudenzio Brunacci
Nobile di Montenovo e Cittadino romano
Storico, Medico, Filosofo, Astronomo
di tutte le altre virtù fu di fulgore palpitante
il quale curando la Città delle Venezie per un decennio
editò altrettante opere sacre
e profane
ma mentre, per mandato dalla serenissima repubblica,
le guerre cretesi contro i turchi per tanti lustri
per terra e per mare combattute
e le catastrofi dell'impero Trapezuntino (Turchia)
scrive
per Fato muore nell'intempestivo
anno 36esimo di età
essendo state intraprese e non portate a termine altre opere
così la speranza del mondo passa, così la gloria finisce
Quinto Antonio dottore di entrambi i diritti (civile ed ecclesistico) e Diana dei Claudii parenti
mesti al figlio benemerente con moneta propria posero
anno 1669
Brunacci Pietro Paolo (18/11/1630 - 19/11/1704). Nacque a Montenovo il 18 novembre 1630 da Antonio Brunacci e Diana Claudi di Montalboddo, oggi Ostra. Apprese i primi elementi di grammatica e retorica nel paese natale e in Jesi. Nell’anno 1650 si recava a Roma per proseguire gli studi di filosofia, matematica e teologia, trattenendosi sino al 1655, data in cui fece ritorno al luogo di origine per fondarvi l’Accademia detta dei “Rinnovati”, avente per impresa il baco da seta e il motto “A miglior vita aspiro”. Il 4/11/1655 si addottorava nella facoltà di diritto civile e canonico, filosofia, matematica e teologia nella città di Macerata. Fu uomo colto ed enciclopedico, come voleva il suo tempo, interessandosi di storia, archeologia, numismatica, lingue antiche e moderne, pittura, architettura e geografia. Ricevette gli ordini religiosi nel 1660 a Roma e fu ammesso a frequentare l’accademia fisico-matematica di Mons. Ciampini, rimanendo in contatto epistolare con l’illustre matematico anche al suo ritorno in Monte Novo. Pubblicò anonimo in questo periodo un suo “Discorso fisico-matematico sopra la cometa nuovamente apparsa del 1680 nel mese di novembre e dicembre, e del 1681 nel mese di gennajo”. Dopo il lungo soggiorno romano tornò al paese natio dedicandosi ai molteplici suoi interessi e ad un’opera storiografica che doveva riguardare tutta la marca d’Ancona, raccogliendo anche copioso materiale cartografico. Si accinse inoltre a compilare la storia dei luoghi natali, dall’antica città di Ostra sino a Monte Novo dei suoi tempi. Tale opera, con tutti gli errori e le limitazioni della cultura storiografica del tempo, rimane tuttavia fondamentale ed unica per ogni studio di carattere locale. Moriva a Monte Nuovo il 19/11/1704, lasciando la sua ricca raccolta antiquaria alla famiglia Carsidoni di Montalboddo ed una notevole biblioteca ai PP. Minori Osservanti Riformati del suo paese che, unitamente ai manoscritti del Brunacci, ancora conservavano alla fine del Settecento.
Tra cui:
- Sei volumi in folio di piante corografiche e cartografiche di città e terre della Marca d’Ancona insieme a notizie di archeologia e di varie antichità.
- Un volume di orazioni sacre, poesie italiane e latine composte dall’autore e da altri accademici locali.
- Varie dissertazioni sulla scienza delle longitudini, disegni di prospettive, tavole di equazioni corrette con le tavole del sole, della luna e dei satelliti.
- “Historia di Ostra e Monte Nuovo”, due volumi in quarto grande.
- “Annali di Maria Vergine Santissima”, due volumi in folio.
- “L’Italia distrutta e liberata”, poema dedicato a Maria Santissima.
F.Vecchietti -T.Moro, Biblioteca Picena, III, Osimo, 1793, pp. 88-91; sito internet “le famiglie Brunacci”.
Claudi Diana. Diana sposò nel 1626 il N.H. Antonio Brunacci di Montenovo (Ostra Vetere). Dall’unione nacque Gaudenzio Brunacci (14/10/1631-30/08/1669), autore di una delle più antiche storie del nostro Patrono San Gaudenzio di Rimini. Gaudenzio non si sposò come pure il fratello Pietro Paolo (18/11/1630 - 19/11/1704) che divenne sacerdote, mentre Francesco (19/09/1640 – 06/11/1703) sposò probabilmente una Carsidoni - Bodiese da cui non ebbe figli. Così la famiglia Brunacci di Montenovo si estinse e gli eredi furono i Carsidoni di Montalboddo".
da Giancarlo Barchiesi |