Ci scrive il conte Giovanni Bonarelli di Ancona, discendente della millenaria famiglia nobiliare anconetana che di tanta storia provinciale e nazionale si fece artefice, fin da quando un suo antenato morì nell’assedio di Antiochia durante la prima Crociata e al quale si fanno risalire le prime notizie dei sorbetti al melone appresi dai saraceni di Supunga e vanto per secoli della casata anconetana, che li offrì anche alla regina d’Ungheria di passaggio ad Ancona durante un pellegrinaggio lauretano, ricavandone grandi encomi fino in Ungheria, tanto che anche oggi la più grande società produttrice di gelati di frutta ungherese pubblicizza una sua specialità chiamata, guarda caso, “Bonarello”. Quelle vicende interessano anche Ostra Vetere, perché un altro Bonarelli, stavolta Galeano, risulta aver posseduto vaste proprietà intorno a San Vito di Montenovo nella prima metà del Trecento. Leggiamo allora le stupefacenti notizie che ci invia l’attuale erede della casata, che potrebbero addirittura intrecciarsi con il nostro più importante pittore montenovese, quel Giambattista Lombardelli detto Montano, anche lui allievo del Raffaello, che aveva affrescato alcuni dei dipinti contenuti nel nostro santuario del Santissimo Crocifisso, e collaboratore del
pittore Perin del Vaga citato nel comunicato che segue, e con il quale aveva insieme lavorato a dipingere le Logge Vaticane. “Una Madonna del Divino Amore di Daniele da Volterra Marzo 2017. In una collezione privata si conserva una copia della celebre Madonna del Divino Amore di Raffaello eseguita da Daniele da Volterra (Figure 1 e 2 ). L'attribuzione a Daniele da Volterra (1509-1566) è suggerita dalla scritta al retro della tela che recita: Gabriello Bonarello fece fare da Daniello da V[o]lterra (Nota 1). Come è noto, l'originale, che è dipinto su tavola, si trova nel Museo di Capodimonte a Napoli ed è stato eseguito da Raffaello per Lionello Pio da Carpi attorno al 1515 [Leoni 2009, p. 286] o al 1516 [AAVV 2015, p. 22] (Nota 2). La copia di Daniele da Volterra qui presentata è stata acquistata dall'attuale proprietario nel 1999 presso la casa d'aste Adma di Formigine (Mo), nel cui catalogo era identificata al lotto n. 786 come “Scuola di Raffello”. E' stato possibile accertare che il dipinto proviene dalla dispersione degli arredi del palazzo di San Severino Marche (Mc) da parte della famiglia Gentili de’ Rovelloni (Nota 3). Lascio agli esperti futuri e auspicabili approfondimenti su una delle più riuscite copie del capolavoro di Raffaello per concentrarmi su un aspetto particolare: la data in cui Daniele da Volterra potrebbe aver eseguito il dipinto su incarico di Gabriele Bonarelli. Innanzi tutto, chi è Gabriele Bonarelli? Gabriele Bonarelli detto della Colonna, conte della Torretta e di Buonpiano è un nobile anconetano figlio di Giacomo Bonarelli. Quest'ultimo dovrebbe essere nato dopo il 1405, poiché nel 1430 figura tra i consiglieri della Comunità di Ancona, carica cui si poteva accedere solo dopo i venticinque anni), si sposa “in tarda età” e muore nel 1487 (Nota 4). Da quanto precede (e per quanto verrà detto in seguito) possiamo ipotizzare la data di nascita di Gabriele Bonarelli attorno al 1460, non prima. Avviato alla carriera militare, nel 1494 Gabriele Bonarelli diviene luogotenente del Duca di Urbino e, successivamente, assume la carica di Prefetto di Roma e di Presidente della Romagna (1496). All'epoca di papa Alessandro VI Borgia (1492-1503) diventa Commissario Apostolico “dell'armi”, mentre al tempo di Giulio II della Rovere (1503-1513) assume l'incarico di generale delle navi pontificie nella guerra contro i turchi. Negli anni 1519 e 1520 è Senatore a Roma sotto papa Leone X Medici (1515-1521), incarico che gli viene confermato sia durante la sede vacante sia da Adriano VI (1522-1523) e, secondo alcune fonti [Crescimbeni 1715], anche nel 1524. Il solo Saracini [Saracini, 1675] riporta che nel 1515 Gabriele Bonarelli viene inviato a Roma da Ancona, insieme a certi Serafino Capistrelli e Armenticcio Armenticci a rallegrarsi con Leone X per l'assunzione al Pontificato (Nota 5). Proviamo ora a ricostruire la vicenda partendo dall'originale di Raffaello. Direi che possiamo iniziare dal 1513 quando Baldassarre Peruzzi fornisce i disegni per il Duomo Nuovo di Carpi (1513-14). Potrebbe essere stato il Peruzzi (a Roma dal 1505) ad aver fatto da tramite tra Raffaello che arriva a Roma nel 1508 e la famiglia Pio da Carpi. Per altro, Alberto Pio, fratello di Lionello e da alcuni indicato come possibile committente di Raffello [Leoni 2009 p. 10 e ss.], è a Roma tra il 1507 e il 1519 in qualità di ambasciatore prima di Luigi XII di Francia poi dell'imperatore Massimiliano, quindi potrebbe aver conosciuto Raffaello direttamente. Risulta che nel 1513 Raffaello, abbandoni quasi interamente alla sua scuola la realizzazione pratica delle opere che gli venivano richieste sempre più abbondantemente e che, a partire dal 1514, la sua attività sia soprattutto assorbita dai lavori di architettura, dagli studi sull'antichità e dalla creazione di un nuovo tipo di decorazione a fresco e a stucco, ispirato a esempi antichi. Nel 1515, come già anticipato, entra in scena Gabriele Bonarelli proveniente da Ancona. Visti i suoi incarichi militari al servizio del papa, non si possono escludere sue precedenti visite a Roma dopo la venuta di Raffaello, ma poiché egli diventa senatore in pianta stabile solo nel 1519, potrebbe aver visto proprio nel 1515 la tavola (non solo un disegno) mentre era ancora nella bottega di Raffaello pronta per essere inviato ai Pio da Carpi. Ciò indurrebbe a datare proprio al 1515 l'esecuzione dell'originale di Raffaello. Tuttavia, anche il 1516 sembra plausibile come data di esecuzione del dipinto poiché a quell'anno risale l'istituzione dell'Oratorio del Divino Amore in Roma, presso Santa Cecilia in Trastevere (Nota 6). Gabriele Bonarelli potrebbe anche aver visto nel 1516 la tavola di Raffaello, essersene invaghito e aver maturato il desiderio di possederne una copia. Non è però questa la sede per contribuire al dibattito sulla data di esecuzione della tavola di Raffello per cui torniamo al dipinto di Daniele da Volterra. E' possibile che l'arrivo di Daniele da Volterra a Roma risalga al 1525 e che attorno a quell'anno si collochino gli incontri con Baldassarre Peruzzi e Perin del Vaga. Vasari sostiene che Daniele aveva dipinto una Flagellazione che si era portato a Roma e l'aveva mostrata al cardinale Trivulzi, il quale lo manda a lavorare a Villa Trivulzi, a Salone presso Settecamini fuori Roma, dove lavora Peruzzi. La Villa viene distrutta durante il Sacco di Roma del 1527 che possiamo quindi considerare come data ante quem. Anche l'incontro tra Daniele e Perin del Vaga è da collocare più o meno negli stessi anni, ossia prima del 1527. Perin del Vaga era giunto a Roma nel 1517 e poco più tardi (1518-1519) era entrato nella bottega di Raffaello, il quale dal 1517 aveva trasferito casa e bottega a palazzo Caprini (si ignora dove l'avesse prima). Dal 1524 al 1527, Perin del Vaga è attivo a Trinità dei Monti nella Cappella Massimo, alla quale lavora anche Daniele. Come abbiamo già visto, Gabriele Bonarelli riveste la carica di senatore a Roma dal 1519 al 1523. Qualche fonte riporta il 1524 [Crescimbeni 1715, vedi anche sopra] e non è improbabile che egli fosse ancora a Roma nel 1525. In conclusione, la compresenza di Daniele da Volterra e di Bonarelli nella seconda metà degli anni Venti del Cinquecento fa pensare che il dipinto risalga a quel periodo e che sia stato eseguito sulla base di un disegno presumibilmente trovato presso la bottega di Raffaello (Nota 7). Potrebbe trattarsi di quello che attualmente di trova anch'esso a Capodimonte, attribuito a Giovan Francesco Penni, o altro simile, uno dei tanti fatti eseguire da allievi per imparare a disegnare o a scopo di documentazione [Shearman 2007, p. 88]. Un'ultima annotazione. Abbiamo sopra ipotizzato che Daniele da Volterra abbia eseguito la copia basandosi su un disegno. Un incontro con l'originale avviene sicuramente nel 1564 quando, insieme a certi Boccalino da Carpi e Tommaso Della Porta, Daniele redige un inventario datato 12 giugno 1564 dei beni del cardinale Rodolfo Pio, figlio di Lionello, morto lo stesso anno. Tra i dipinti inventariati figura la Madonna del Divino Amore di Raffaello [AAVV 2015 p. 32]. Fig. 1 - Daniele da Volterra, Madonna del Divino Amore, copia da Raffaello, cm. 142 x 110, 1525 circa, collezione privata (foto di G. Poldi). Fig. 2 - Scritta al retro della tela.Giovanni Bonarelli".
da Centro Cultura Popolare |