Dal diario manoscritto "Miscelanea Veritas" (1815-1840) del concittadino Francesco Procaccini ricaviamo le seguenti notizie dei fatti occorsi quasi due secoli fa a Montenovo, era la Domenica 23 aprile 1827: “Dom.ca in Albis. Questo Maestro, e Guardiano Bernardino Cittadini Fr.no questa Mattina ha Celebrato nella sua Chiesa la Seconda Messa Novella, avendo compiti Anni 50: della Prima Novella. Alla Gloria Furono dispensati i Sonetti, come qui in Stampa si annettono a piacere del Lettore. Asistette da Padrino con il Peviale q.to S.r Ab.e Arciprete Talamonti, e Mastro di Cerimonie q.to Priore Mencarelli. Musica con il Semplice Organo, con soli nostri Cantanti; Di poi andettero tutti a Pranzo, che dicesi essere stato abbondante, ma Piatti di Butirro pessimi. La sera dette la S. Be.z.e con il Venerabile, e Cantò il Tantum Ergo in Musica per la p.ma Volta q.to Nicolino Tiberj d’Anni 11: Scolaro del Provisorio M.st.o Crociani, e piacque molto.
“Al Molto Reverendo P. Maestro
Bernardino Cittadini
Guardiano de’ Minori Conventuali di Montenovo
che dopo il cinquantesimo anno di Sacerdozio comparisce all’altare
e rinnovella l’incruento sacrificio con piacere di tutti quelli, che gli appartengono
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Giuseppe Ricci nipote di Lui
questi primi poetici esperimenti di due giovani
ai quali egli è maestro
O. D. C.
Qual’ombra rapidissima, dispare
La vita di color, che in empia salma
Racchiudon per delitti orribil’alma,
Ond’essi veggian l’ore e brevi, e amare;
Solo quella dei Giusti ognor ti pare,
Che invigorisca, e vegeti qual palma,
E che l’abbelli una perpetua calma.
La qual pel volto fuot chiara traspare.
Quei, che la lunga età sacrata al Tempio
Dieron fedeli quali Aron novelli,
Fan certa fede di lor pure menti.
Oh Te beato, che sì raro esempio
In secolo sì pravo rinnovelli!
Qual dolcezza al core oggi ne senti!
Dell’Ab. Giuseppe Mori
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La via, che ad empietà conduce, è breve,
E dell’iniquo è pure ‘l viver corto,
Né unqua egli reca suoi desiri in porto,
Ove ‘l periglio suo senta più lieve.
Il Giusto sol per sue virtù riceve
Di lunghi giorni il dono, e a suo conforto
Nel cammin della vita è dal Ciel scorto,
Perché ‘l vivere suo si fa men greve.
Sii Tu d’esempio, che all’eterno accetto
Poi dieci lustri nuovamente torni
A consacrar sull’Ara il divin Pane.
Oh quanto invidio i tuoi beati giorni,
Che belli son d’un celestial diletto!
E che più a desiare or ti rimane?
Di Vincenzo Tullj
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Jesi MDCCCXXVII. pel Cherubini Tipografo Vescovile )( con approv. sup.". Per chi ha difficoltà a leggere la prosa del primo Ottocento del diario di Procaccini, sciogliamo qualche abbreviazione e diamo qualche interpretazione a parole desuete: "Dom.ca” sta per domenica, “Fr.no” sta per frate francescano, “ dispensati” sta per distribuiti, “Asistette” sta per assistette, “Peviale” sta per piviale, “q.to S.r Ab.e” sta per questo signor abate, “andettero” sta per andarono, “dicesi” sta per si dice, “Butirro” sta per burro, “S. Be.z.e con il Venerabile” sta per Santa Benedizione con il Sacramento, “p.ma” sta per prima, “Provisorio M.st.o” sta per maestro provvisorio.
Chiara Fiorani |