Ostra Vetere: Sisto Pasqualini da decimo Sindaco a primo Podestà |
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Martedì 10 Maggio 2011 17:37 |
L’ottima tesi di laurea del giovane consigliere comunale Alessandro Tarsi, fresca di stampa (http://www.ccpo.it/gazzetta-dj/comunicati/6641-ostra-vetere-il-consigliere-comunale-alessandro-tarsi-si-e-laureato-con-il-massimo-dei-voti-auguri-al-neo-dottore, testo numero 148 della collana del Centro di Cultura Popolare) ci informa sull’attività del decimo Sindaco post-unitario, Sisto Pasqualini che, all’avvento del fascismo, venne nominato primo Podestà, secondo la sintesi estratta dalle pagine 63-65: “Il 5 luglio 1923 è la volta dell’elezione del
sindaco e della giunta. Eletto a sindaco con ben 19 voti su 20 fu il fascista Sisto Pasqualini, già sindaco di Ostra Vetere dal 1903 al 1905. Pasqualini aveva sposato in pieno le idee del Duce e si era ricandidato dopo alcuni anni di inattività politica. La giunta comunale era composta dagli assessori effettivi Antonio Bucci, Romolo Robbia, Giuseppe Mancini e Verdini F. I supplenti erano: Giovanni Albonetti e Mattioni Edoardo. Tutti tranne che Bucci (sindacati) facevano parte del partito Fascista. (…). Nel maggio 1924 in un discorso pubblico Sisto Pasqualini affermava di aver ridotto i debiti comunali verso i privati portandoli da 144.752,75 a 20.000 Lire e di aver preso un prestito per iniziare i lavori per la tanto agognata scuola del centro. (…). Un altro dei suoi intenti fu di aumentare la portata d’acqua nel mesi estivi e di disciplinare l’erogazione. Nello stesso anno anche diverse strade del comune furono sistemate grazie ad un prestito preso con la Cassa Depositi e Prestiti. Pasqualini volle anche pensare ai più poveri. Nel 1924 acquistò 230 quintali di grano da distribuire durante l’inverno ai meno abbienti. (…). Il 14 Maggio 1926 con Regio Decreto Sisto Pasqualini venne nominato podestà di Ostra Vetere. Il Fascismo introdusse il podestà con la legge 4 febbraio 1926, n. 237, una delle leggi “fascistissime”. Gli organi democratici dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni in precedenza svolte dal sindaco, dalla giunta e dal consiglio comunale furono trasferite al podestà, nominato con Regio Decreto per cinque anni e in ogni momento revocabile. (…). Il comune quindi, perse l'autonomia che aveva acquisito in molti secoli di storia, mentre il fatto che le cariche amministrative non venissero retribuite, permetteva solo a poche persone agiate di ricoprirle, ovviamente le più vicine al partito fascista”.
da Centro Cultura Popolare |