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Ostra Vetere: Riproduciamo il nostro precedente articolo del 5 maggio sul suono del campanone delle libertà comunali PDF Stampa E-mail
Lunedì 20 Giugno 2011 17:40

Riproduciamo il nostro precedente articolo del 5 maggio sul suono del campanone delle libertà comunaliDopo la notizia, che abbiamo pubblicato ieri (n.d.r. il 4 maggio 2011), sulla decisione adottata dal Consiglio comunale di ripristinare il suono del campanone delle libertà comunali in occasione delle sedute consiliari, il nostro direttore Alberto Fiorani ha nuovamente scritto: "Al sindaco, agli assessori, ai viceassessori, ai consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza del Comune di Ostra Vetere. Con viva soddisfazione ho appreso che il Consiglio Comunale del 30 aprile 2011 ha deciso di ripristinare il suono del campanone delle libertà comunali in occasione delle prossime sedute consiliari, così come mi ero permesso di auspicare nella mia precedente comunicazione del 26 aprile scorso. Me ne compiaccio e ringrazio di vero cuore tutti i consiglieri comunali. Accanto alla soddisfazione per la giusta e opportuna decisione consiliare, mi preme anche fornire qualche elemento storiografico esplicativo in proposito, peraltro contenuto in un volume di storia patria che ebbi occasione di scrivere, insieme al compianto amico Fabrizio Lipani, fin dall’anno 1999 e dedicato alla storia dei palazzi comunali (e quindi della torre e del suo campanone) edificati a Montenovo già ottocento anni fa. Il volume, del quale riproduco in allegato il frontespizio della seconda edizione, è il 54.mo della collana del Centro di Cultura Popolare e riporta, fra tantissime altre, anche le più antiche notizie sulle convocazioni consiliari al suono del campanone, come quella del 1355 (relativa al mandato di sottomissione di Montenovo alla Chiesa Romana, che venne deliberato "congregato Consilio Generali hominum castri Montis Novi ...., sono campanae et voce praeconis seu banditoris, ut moris est, in palatio communis in dicti castris, ubi dictum Consilium congregari consuevit") e di un secolo dopo, nel 1452 (quando il baiulo o banditore convocava il Consiglio Generale "alta voce" e "ad sonum campanae Sanctae Mariae more solito", non essendo evidentemente possibile l'uso della campana del palazzo comunale forse a causa della inagibilità della torre). Il volume documenta le attenzioni che i pubblici amministratori di ogni epoca dedicarono alla efficienza del campanone, come nel 1589 (“quando venne acquistata da Mastro Gaspare Zoppa mercante in Pesaro, per il prezzo 54 fiorini, una campana da 180 libbre da mettere nella Torre per suonare a rintocco e per chiamare i balivi”), nel 1632 (“quando la torre civica doveva essere sottoposta a periodiche riparazioni dell'orologio e campana”), del 1652 (quando “Si decise di accomodare le volte e i finestroni della torre e di rifare anche la campana grossa, che si era rotta, la cui esecuzione in fusione venne affidata a "Nicolaus Grisardus Lorenensis Campanarius et Omodei Minetti Lorenensis sive de Lotaringia" con la prescrizione che poteva essere di "qualsiasi sia peso, purché non sia meno della rotta per scudi diciotto de paoli dieci per scudo". I maestri campanari itineranti si impegnano a fare la campana "bona, bella, sonora e di tutta perfettione e gusto della Com.tà" nel termine di tre settimane”), nel 1703 e nel 1741 (a causa dei danni sofferti dalla torre campanaria dai tremendi terremoti di quegli anni). Tale veneranda tradizione plurisecolare è stata uccisa dal furore progressista neo-giacobino dei decenni passati che, oltre a tante altre cose, ha zittito anche il campanone delle libertà comunali, a cui oggi opportunamente il nuovo consiglio comunale ha posto infine rimedio. Grazie. In verità rimane ancora da ripristinare il suono dell’orologio pubblico, a ordinata scansione dei tempi della vita civile ostraveterana forzatamente ridotta a doversi accontentare del benemerito sostituto, il provvidenziale orologio dei Frati Minori ai quali va incondizionato ringraziamento. Anche la vicenda dell’orologio pubblico è trattata nel citato volume sulla storia de “I Palazzi Comunali di Montenovo”, del quale fornisco il SOMMARIO: 1. L'Autonomia comunale e le sue istituzioni p. 15; 2. I comuni marchigiani e Montenovo p. 29; 3. I palazzi comunali di Montenovo p. 43; 4. Il palazzo nuovo p. 53; 5. Il primo ampliamento p. 65; 6. L'ampliamento "Brunacci" p. 75; 7. Il teatro "Concordia" p. 91; 8. L'ultimo ampliamento p. 99; 9. Bibliografia p. 105; 10. Note p. 119; 11. Sommario p. 139.  Mi permetto allora di segnalare l’opportunità che l’amministrazione comunale si doti di copie del volume suddetto, da distribuire a tutti i consiglieri e quantomeno alle scuole, affinchè la lezione della nostra storia patria e l’esemplarità delle sue libere istituzioni comunali, quale opportuno strumento di educazione civica, sostenga sempre l’azione pubblica, attuale e futura, dei concittadini e dell’amministrazione comunale pro tempore, sulla scorta della nostra veneranda tradizione documentata poiché, si sa, la storia è maestra di vita, oggi, domani e sempre. Né una comunità può avere un futuro, se non lo radica nel solco delle sue tradizioni. Scusandomi per la non inutile intromissione, comunque avanzata in spirito di leale collaborazione, colgo l'occasione per  formulare i migliori auguri di buon lavoro a servizio di tutto il paese. Mi sarà gradito ogni utile riscontro alla presente. Cordialmente. Alberto Fiorani".

 

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