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Santo del giorno 1 Giugno: Beato Giovanni Pelingotto di Urbino Terziario francescano PDF Stampa E-mail
Sabato 01 Giugno 2013 00:00

Santo del giorno 1 Giugno Beato Giovanni Pelingotto Terziario francescano Quasi contemporaneo del Poverello d’Assisi, il beato Giovanni Pelingotto (Pelino Goto) nacque 14 anni dopo la morte di san Francesco, nel 1240 ad Urbino, anch’egli figlio di un facoltoso mercante di stoffe. Il padre a dodici anni lo aveva avviato al commercio, ma a Giovanni, che possedeva una precoce inclinazione alla preghiera e al raccoglimento e sia pure a malincuore, il padre dovette acconsentire a lasciarlo intraprendere la strada che desiderava. Nella vicina chiesa di Santa Maria degli Angeli, in cui si era insediata la prima fraternità francescana di Urbino, appena quindicenne Giovanni aderì al Terz’Ordine della Penitenza, vestendone il rozzo saio e, fedele imitatore del serafico Francesco, prese a vivere austeramente. Con l’ardore della sua adolescenza ricercò Dio, amando i poveri, arrivando a privarsi anche del necessario per aiutarli. Ben presto i suoi concittadini cominciarono ad intuire il suo spessore spirituale: molti l’avevano visto anche in estasi prolungata in cattedrale; la sua carità dentro e fuori le mura della città, era d’altronde sotto gli occhi di tutti, così si diffuse la fama di uomo di Dio. Per distogliere da lui le attenzioni degli urbinati, si finse anche pazzo, ma più tentava di nascondersi, più il Signore faceva manifestare la sua virtù. E la fama della sua santità lo precedette a Roma, dove si recò per il primo Giubileo del 1300, indetto da papa Bonifacio VIII (1235-1303). Non era mai stato a Roma, ma per le strade presero ad additarlo come “quel santo uomo di Urbino” e alcuni prodigi confermarono al popolo romano la sua santità. Ritornato ad Urbino, intensificò la sua vita spirituale, girando per le contrade in atteggiamenti e abiti penitenziali e a piedi nudi; volendo imitare anche nel dolore il grande santo innovatore di Assisi, fino a sopportare con rassegnazione una gravissima infermità che lo colpì. In poco tempo fu ridotto in fin di vita con la perdita dell’uso della parola, riacquistata solo negli ultimi giorni; ormai prossimo alla morte e munito dei conforti religiosi, disse: “Andiamocene ormai con fiducia, alla gloria del Paradiso”, poi serenamente si spense il 1° giugno 1304. Pur avendo chiesto di essere sepolto nella chiesa di San Francesco, fu invece inumato nel cimitero francescano posto nel chiostro del convento. Ma l’accorrere dei fedeli in continuazione e i tanti prodigi e grazie, che si dicevano ottenute per la sua intercessione, indussero i frati ad esumarne il corpo e trasferirlo nella suddetta chiesa. Con le offerte dei fedeli, fu eretto un altare sulla sua tomba, dove si celebravano Messe in suo onore. Attraverso i secoli si perpetuò il culto per il santo Terziario Francescano e papa Benedetto XV, il 13 novembre 1918, approvò ufficialmente il culto secolare del beato Giovanni Pelingotto, la cui festa si celebra il 1° giugno.

 

Da: http://www.santiebeati.it