Santo del giorno 26 giugno San Rodolfo da Fonte Avellana vescovo di Gubbio |
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Mercoledì 26 Giugno 2013 00:00 |
Trent’anni di vita, e almeno cinque di episcopato. Lo troviamo infatti al Concilio Romano del 1059, come vescovo di Gubbio. Ha 25 anni ed è il primo di tre vescovi santi della cittadina umbra in un secolo: dopo di lui c’è san Giovanni da Lodi, e terzo è il popolare sant’Ubaldo. Conosciamo Rodolfo soprattutto per quello che ne scrive il suo maestro san Pier Damiani, una delle più forti personalità dell’XI secolo. Pier Damiani aveva guidato l’eremo marchigiano di Fonte Avellana: un vivaio di asceti. E tra questi l’aveva colpito il giovane Rodolfo (che aveva con sé il fratello maggiore Pietro. Poi entreranno in monastero anche la madre Ratia e l’altro fratello Giovanni). Da monasteri ed eremi vengono gli uomini del rinnovamento. Rodolfo, da Fonte Avellana, diventa vescovo della sua Gubbio. Qui avvia il risanamento, bloccando intanto il giro di moneta intorno ai Sacramenti. C’è chi chiede denaro anche per assolvere dai peccati, e chi vuole la
tangente per l’ordinazione di un chierico. La morte a trent’anni interrompe troppo presto l’opera: ma la riprenderà dopo di lui Giovanni da Lodi. Pier Damiani comunica la morte di Rodolfo al papa Alessandro II con una lettera che racconta la vita del giovane vescovo, tra grandi lodi al suo spirito di preghiera e di penitenza; ciò gli procura subito fama di santo. Pier Damiani ha grande stima anche della cultura teologica e biblica del discepolo. Con una lettera egli aveva chiesto infatti a Rodolfo (e al vescovo Teodosio di Senigallia) "di rivedere i suoi scritti e correggere quanto vi potessero trovare di difforme dalla dottrina cattolica e dalla retta interpretazione della Sacra Scrittura". Insomma, Pier Damiani, dottore della Chiesa, sembra un alunno insicuro che parla ai professori, tanto è elevato il prestigio dei discepoli Rodolfo e Teodosio. Del corpo di Rodolfo, sepolto nella cattedrale di Gubbio, non si ha più traccia dopo i lavori eseguiti nel 1670.
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