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Santo del giorno 12 agosto Beato Floriano Giuseppe (Florian Jozef) Stepniak sacerdote e martire PDF Stampa E-mail
Lunedì 12 Agosto 2013 00:00

Santo del giorno 12 agosto Beato Floriano Giuseppe (Florian Jozef) Stepniak sacerdote e martireIl beato Floriano nacque a Zdzary (Polonia), nei pressi di Nowe Miasto, il 3 gennaio 1912. I suoi genitori erano contadini e si chiamavano Paolo e Anna Misztal. Ricevette il battesimo il 4 gennaio 1912, con il nome di Giuseppe. La madre morì quando era ancora piccolo. Il padre si risposò. Terminata la scuola primaria a Zdzary, avvertí un forte desiderio di studiare e di diventare cappuccino. Grazie ai cappuccini di Nowe Miasto ultimò la scuola secondaria superiore e, successivamente, nel 1927, gli studi nel Collegio di San Fedele dei cappuccini di Lomza. Di capacità mediocri, suppliva alle carenze con la diligenza e la laboriosità. Un suo compagno di studi, frà Gaetano Ambrozkiewicz, lo descrive cosí: "Un'anima santa. Solidale, franco, allegro, eppure già allora un po' diverso da noi, ragazzi giocherelloni e con la testa fra le nuvole". Aderì al Terz'Ordine di San Francesco quand'era allievo del ginnasio. In seguito si rivolse all'Ordine dei cappuccini di Nowe Miasto, presso i quali iniziò il noviziato il 14 agosto del 1931 e, insieme all'abito religioso, ricevette il nome di Floriano. Nel noviziato si distinse per il suo zelo, la generosità e la devozione. Fece la professione temporanea il 15 agosto 1932. Dopo aver terminato il corso di filosofia, il 15 agosto 1935 emise la professione perpetua. Continuò gli studi teologici a Lublino. Terminati questi, fu ordinato sacerdote il 24 giugno 1938. Dopo di che venne inviato alla Facoltà di Teologia dell'Università Cattolica di Lublino per studiare Sacra Scrittura. Allo scoppio della guerra, il 1° settembre 1939, si trovava a Lublino. In quei giorni e mesi cruciali non abbandonò il convento al pari di altri, ma continuò coraggiosamente a confessare i fedeli. Per via delle persecuzioni, molti ecclesiastici si nascondevano e non c'era chi potesse seppellire i morti. Floriano se ne incaricò con grande coraggio e generosità. Non fece altro, in realtà, che mettere in pratica quella frase programmatica della vita religiosa che aveva apposto di suo pugno sulla immaginetta dell'ordinazione sacerdotale: "Siamo pronti a darvi non solo il Vangelo, ma la nostra stessa vita". Una frase che esprimeva l'essenza della sua vita. Non ebbe modo di operare a lungo a Lublino. Il 25 gennaio 1940, insieme a tutti i frati del convento, fu tratto in arresto dalla Gestapo e imprigionato nel Castello cittadino. L'arresto fu per lui uno schock, ma non crollò e non perse l'ottimismo e l'allegria che, in lui, erano innati. Il 18 giugno 1940, insieme ad altri confratelli, fu tradotto al campo di concentramento di Sachsenhausen, vicino a Berlino. Anche qui non perse il suo bonumore, benché la vita dei lager fosse così terribile. Il 14 dicembre 1940 fu trasferito al campo di concentramento di Dachau, dove gli fu dato il numero di matricola 22.738. I suoi confratelli prigionieri lo chiamavano "padre spirituale" del blocco dei condannati e "sole del campo". Il freddo lo afflisse fino a minare il suo organismo. Era un uomo di struttura forte e robusta, quindi necessitava di molto nutrimento. Alla debilitazione per fame si aggiunse la malattia. Nell'estate del 1942 si ammalò e fu ricoverato nell'ospedale del campo, la cosiddetta "corsia". In quel periodo tutti gli inabili al lavoro e gli infermi venivano destinati, come invalidi, al trasferimento dove c'erano "condizioni migliori". Lì venne destinato anche Floriano. Dopo alcune settimane, nonostante le razioni da fame e la degenza in ospedale, si rimise a sufficienza e fu dimesso. Ma non fu riportato nel suo blocco. In quanto convalescente fu trasferito nel blocco per gli invalidi (numero 29, dispari). Così ricorda il comportamento di frà Floriano il suo compagno di sventura nel lager, frà Gaetano Ambrozkiewicz: "Alcuni amici sacerdoti, riusciti a scampare al blocco invalidi, narrarono che frà Floriano Stepniak aveva portato la luce a quell'infelice baracca. Gli uomini chiusi là dentro erano destinati a morire. Morivano di stenti a decine e numerosissimi venivano condotti via a gruppi non si sa dove. Soltanto in seguito si seppe che venivano eliminati nelle camere a gas nei dintorni di Monaco. Chi non ha provato il lager non ha idea di cosa significasse per quella gente, solo pelle e ossa del blocco degli invalidi, immersa in un'atmosfera di morte, una mite parola di conforto; che cosa potesse rappresentare per loro il sorriso di un cappuccino ridotto allo stremo come loro". Quando venne la volta della lettera "S" (il cognome era Stepniak), Floriano fu condotto al reparto degli invalidi, nonostante si sentisse ormai bene e fosse in grado di tornare ai lavoro. Fu ucciso con in una camera a gas il 12 agosto del 1942, martire delle persecuzioni naziste. Il corpo fu con ogni probabilità cremato nei forni. Le autorità del campo recapitarono ai genitori, a Zdzary, l'abito, avvertendoli malignamente che il figlio Giuseppe era morto di angina.

Da: http://www.santiebeati.it