Il nome di santa Elena (Flavia Iulia Helena) riconduce immaginariamente a origini prestigiose, perché madre dell’Imperatore, ma la realtà è un’altra. Nacque nel 248 circa a Drepamim, in Bitinia (antica regione, che fu regno autonomo e provincia romana, situata nella parte nord-occidentale dell’Asia Minore, delimitata dalla Propontide, dal Bosforo Tracio e dal Ponto Eusino, oggi Mar Nero), città che prenderà il nome di Elenopoli per volontà di Costantino, in onore della madre. Ella discendeva da umile famiglia, secondo sant’Ambrogio (339-340-397) esercitava l’ufficio di stabularia, ovvero «ragazza addetta alle stalle» e il Vescovo di Milano la definisce anche una bona stabularia, «buona locandiera». Proprio qui conobbe il romano Costanzo Cloro (250 ca.-306), tribuno militare, che la volle sposare, nonostante lei fosse di grado sociale
inferiore. Il 27 febbraio 274 nella città di Naissus, in Serbia, nacque il figlio Costantino che Elena crebbe con amore e dedizione. Costanzo, essendosi distinto per la sua abilità militare, il 1° marzo 293, a Mediolanum, venne nominato da Massimiano (250 ca.-310) proprio Cesare, una sorta di vice-imperatore per la parte occidentale dell’Impero. Stessa decisione prese Diocleziano (244-311) con Galerio (250 ca.-311), facendo sorgere la tetrarchia, «il governo a quattro». Costanzo, divenuto ‘cesare’, per ragioni di Stato e per manovre di potere, dovette ripudiare Elena per ordine dell'imperatore Diocleziano e sposare Teodora, figliastra dell’imperatore Massimiano Erculeo; Elena Flavia fu così allontanata dalla corte e umilmente rimase nell’ombra. Con queste nozze Costanzo si vide assegnate la Gallia e la Britannia. Il figlio Costantino venne allevato alla corte di Diocleziano (243-313) per essere educato ad un futuro di prestigio. Con il ritiro di Diocleziano e Massimiano, in virtù del nuovo sistema politico della tetrarchia, divenne egli stesso Augusto il 1º maggio del 305, scegliendo come proprio Cesare e successore Flavio Valerio Severo (?-307). Costantino lo seguì in Britannia nella campagna di guerra contro i Pitti e gli Scoti, ma nel 306 Costanzo Cloro morì a Eboracum e le truppe proclamarono Augusto il figlio Costantino, che si pose l’obiettivo di riunificare l’Impero romano sotto il suo potere nel 324. Le spoglie paterne vennero cremate e portate a Treviri: i resti del mausoleo di Costanzo Cloro sono stati presumibilmente identificati nel 2003. Quando Costantino venne proclamato Imperatore dai suoi soldati nel 306, l’Imperatrice madre andò a risiedere prima a Treviri, poi a Roma e venne accolta con il massimo onore, ricevendo il titolo di Augusta. Costantino la ricoprì di alta dignità, dandole libero accesso al tesoro imperiale e facendo coniare delle monete con il suo nome e la sua effigie. Fu l'inizio di un'epoca nuova per il cristianesimo: Elena visse nella preghiera e diede prova di grande pietà e carità, moltiplicando le donazioni per l’edificazione e la vita delle chiese. Dei privilegi ricevuti mai ne abusò, anzi se ne servì per beneficiare generosamente persone di ogni ceto e addirittura intere città. Soccorreva i poveri con vesti e denaro, inoltre, grazie alla sua intercessione, salvò numerosi prigionieri condannati al carcere oppure ai lavori forzati o all’esilio. L'imperatore Costantino, dopo la vittoria attribuita alla protezione di Cristo, concesse ai cristiani la libertà di culto ai cristiani, che per trecento anni erano stati perseguitati ed uccisi a causa della loro fede. Elena fu madre di splendida fede e quanto abbia influito sul figlio per l’emanazione dell’editto di Milano del 313, che riconosceva libertà di culto al Cristianesimo, non è dato sapere; tuttavia esistono due ipotesi storiografiche: una deriva da sant’Eusebio (283 ca.-371), il quale affermava che Elena fosse stata convertita al Cristianesimo dal figlio, e l’altra da sant’Ambrogio, che sosteneva il contrario. Quest’ultima è la versione maggiormente avvalorata dai fatti, in quanto Costantino ricevette dal Vescovo Eusebio di Nicomedia (?-341) il battesimo nel 337, in punto di morte. Elena visse in modo esemplare la sua fede, nell’attuare le virtù cristiane e nel praticare le buone opere; partecipava con raccoglimento e con devozione alle funzioni religiose e a volte, per confondersi con i fedeli, indossava semplici abiti. Sovente invitava i poveri a pranzo nel suo palazzo, servendoli con le proprie mani. Mantenne un atteggiamento prudente allorquando si consumò l’oscura tragedia familiare di Costantino, il quale nel 326 fece giustiziare a Pola il figlio Crispo - nato nel 302 circa dalla prima moglie Minervina (?-307 ca.) - su istigazione della matrigna Fausta (289/290-326), sua seconda moglie, che poi fece uccidere. Crispo fu colpito da damnatio memoriae: alcuni storici antichi sostengono che Crispo e Fausta avessero una relazione, ma esiste anche l’ipotesi che Fausta avesse accusato ingiustamente Crispo di averla molestata e in seguito Costantino l’avesse punita per la falsa denuncia. Tutta questa lugubre vicenda ha lasciato una traccia archeologica: nel Duomo di Treviri sono stati rinvenuti i frammenti di un soffitto a cassettoni - i cui riquadri erano stati dipinti con la raffigurazione dei membri della famiglia imperiale - probabilmente eseguito in occasione delle nozze di Crispo nella parte del palazzo a lui destinato. Successivamente il volto del principe fu cancellato. Poco dopo il palazzo venne distrutto e al suo posto, probabilmente per volontà di Elena, fu edificata una chiesa. Secondo lo storico bizantino Zosimo (seconda metà V secolo), fu in seguito ai rimorsi per la morte del figlio che l’Imperatore si avvicinò ancor più al Cristianesimo. E forse proprio per questi foschi episodi che coinvolgevano il figlio, a 78 anni, nel 326 l’Imperatrice intraprese un pellegrinaggio penitenziale in Terra Santa. Durante il pellegrinaggio a Gerusalemme alla ricerca dei luoghi della Natività, della Passione e della Risurrezione di Cristo ritrovò la tomba di Cristo scavata nella roccia e poco dopo la croce del Signore e quelle dei due ladroni. Il ritrovamento della croce, avvenuta nel 326 sotto gli occhi della pia Elena, produsse grande emozione in tutta la cristianità. La tradizione racconta che Elena, salita sul Golgota per purificare il sacro luogo dagli edifici pagani qui fatti costruire dai romani, alla scoperta della vera Croce di Cristo, fece eseguire una prova: su di essa fu posto il cadavere di un uomo, il quale resuscitò. Questo miracolo è stato rappresentato da molti artisti, celebri sono i dipinti nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme di Roma e quelli presenti nel famoso ciclo di san Francesco ad Arezzo, firmato da Piero della Francesca (1416/1417 ca.-1492). Insieme alla Croce furono ritrovati anche tre chiodi, i quali furono donati al figlio Costantino, forgiandone uno nel morso del suo cavallo ed Elena, inoltre, avrebbe indotto Costantino a costruire la Basilica dell’Anastasis, cioè della Resurrezione. La Santa Croce e degli strumenti della Passione sono ora custoditi e venerati nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, che lei fece innalzare dopo l’eccezionale scoperta. Le sante reliquie sono: parti della Croce di Cristo, il titulus crucis (il cartiglio originario infisso sopra la Croce), la croce di uno dei due ladroni, la spugna imbevuta d’aceto, un chiodo e parte della corona di spine. Gli altri tre chiodi si trovano uno nella Corona Ferrea a Monza, uno sospeso sopra l’altare maggiore del Duomo di Milano e uno, dalla tradizione più dubbia, nel Duomo di Colle di Val d’Elsa in provincia di Siena. Inoltre, nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme si trova la cappella di Sant’Elena, il cui pavimento era stato coperto con terra proveniente dalla Terra Santa. A queste scoperte Elena fece seguire la costruzione di molte basiliche. Si adoperò poi per la costruzione delle Basiliche della Natività a Betlemme e dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi, che Costantino ornò splendidamente. Un ruolo fondamentale ebbe Elena come madre: forse è stata lei a contribuire alla conversione, poco prima di morire, del figlio Costantino imperatore. Elena morì a circa 80 anni (329 ca.), assistita dal figlio, in un luogo non identificato; il suo corpo fu trasportato a Roma e sepolto sulla via Labicana ai due lauri, oggi Torpignattara, in un sarcofago di porfido, collocato in uno splendido mausoleo a forma circolare con cupola, che si può ammirare - e vale davvero la pena andarvi – presso le Catacombe di Sant’Agnese. Le sue reliquie hanno avuto una storia a parte, già dopo due anni dalla sepoltura a Roma, il corpo fu trasferito a Costantinopoli e posto nel mausoleo che l’imperatore aveva preparato per sé. Fu da subito considerata una santa e quando i pellegrini arrivavano a Roma non omettevano di visitare anche il suo sepolcro, situato tangente al portico d’ingresso della Basilica dei Santi Marcellino e Pietro. L’imponente sarcofago fu trasportato poi nell’XI secolo al Laterano e oggi è conservato nei Musei Vaticani. Il culto si diffuse largamente in Oriente e in Occidente. Il monaco benedettino Usuardo (?-877 ca.) fu il primo ad inserire il nome di sant’Elena nel suo Martirologio al 18 agosto, la sua opera, molto diffusa nel Medioevo, servì poi di base al Martirologium Romanum, redatto sotto il pontificato di Gregorio XIII (1502-1585). Ma esiste anche quest’altra versione della Tradizione: sull’isola di Sant’Elena, vicino a Venezia, venne edificata nel 1028 la prima cappella dedicata alla madre di Costantino e fu affidata agli Agostiniani, che accanto costruirono anche un convento. Nel 1211 giunse a Venezia da Costantinopoli il corpo dell’Imperatrice, grazie al monaco agostiniano Aicardo e venne posto proprio in quella cappella, che, in seguito, gli Agostiniani inglobarono in una chiesa più grande. Nel XV secolo il convento e la chiesa passarono ai monaci Benedettini Olivetani. Sotto la dominazione napoleonica, nel 1810, la chiesa venne sconsacrata e l’urna fu trasportata nella basilica di San Pietro. La chiesa dell’isola di Sant’Elena fu riaperta al culto nel 1928 e affidata all’Ordine dei Servi di Maria; negli anni successivi l’urna venne riposta nuovamente all’interno dell’edificio sacro. Forse, là dove si attesta come «salma» della santa Imperatrice, si può pensare ad essa come a delle parti del corpo, visto che era uso, nei primi secoli, scomporre le membra dei martiri e dei santi per farne reliquie e soddisfare, in tal modo, la devozione di più fedeli in diversi luoghi. Nell’841-842 le reliquie sarebbero state trasferite dal monaco Teugiso da Roma all’abbazia di Hatvilliers, presso Reims. Oggi tre chiese si fregiano dell’onore di custodire le reliquie della santa Imperatrice: la basilica dell’Ara Coeli a Roma; l’antica chiesa abbaziale di Hautvilliers e la chiesa di Saint-Leu-Saint-Gilles a Parigi, dove i Cavalieri del Santo Sepolcro avevano stabilito la sede delle loro riunioni. Entrando nella basilica di San Pietro in Vaticano, nel più grande tempio della cristianità, sant’Elena è ricordata con una colossale statua in marmo, posta come quelle di sant’Andrea, la Veronica, san Longino, alla base dei quattro enormi pilastri che sorreggono la cupola di Michelangelo e fanno da corona all’altare della Confessione, sotto il quale c’è la tomba dell’apostolo Pietro. L’opera è stata realizzata dagli allievi di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680). Sant’Elena è la santa patrona di Pesaro ed Ascoli Piceno e viene venerata con culto speciale anche in Germania, a Colonia, Treviri, Bonn e in Francia ad Elne, che in origine si chiamava Castrum Helenae. È considerata la protettrice dei fabbricanti di chiodi e di aghi ed è invocata da chi cerca gli oggetti smarriti. In Russia si semina il lino nel giorno della sua festa, affinché cresca lungo, si dice, come i suoi capelli. Da: http://www.santiebeati.it |