Santo del giorno 10 settembre San Nicola da Tolentino sacerdote |
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Martedì 10 Settembre 2013 00:00 |
Nella metà del XIII secolo i coniugi Compagnone dei Guarinti e Amata dei Gaidani stavano invecchiando sull’orlo della disperazione per mancanza di prole. Abitavano a Castel Sant’Angelo, oggi Sant’Angelo in Pontano nella provincia di Macerata in diocesi di Fermo; vivevano in buone condizioni economiche, per cui un figlio poteva anche significare il passaggio delle eredità materiali. Supplicarono a lungo San Nicola di Bari e nel 1245 nacque il tanto desiderato figlio che, per gratitudine, venne battezzato con quel nome. L’infanzia e la fanciullezza furono tranquilli, manifestando egli tuttavia una naturale inclinazione alla preghiera ed a una rigorosa osservanza dei propri doveri. A 14 anni entrò nell’Ordine degli eremitani di sant'Agostino in Castel Sant'Angelo come oblato, cioè ancora senza obblighi e voti. Compì poi gli studi necessari per il sacerdozio e nel 1274
venne ordinato sacerdote a Cingoli, non lontano da Macerata. Svolse in varie località l’apostolato affidatogli, finché nel 1275 si ritirò, forse per ragioni di salute, nell’eremo agostiniano di Tolentino e la comunità agostiniana di Tolentino diventò la sua «casa madre» e suo campo di lavoro in territorio marchigiano con i vari conventi dell'Ordine, che lo accoglievano nell'itinerario di predicatore. Dedicava buona parte della sua giornata a lunghe preghiere e digiuni. Un asceta che diffondeva sorriso, un penitente che metteva allegria. Lo sentivano predicare, lo ascoltavano in confessione o negli incontri occasionali, ed era sempre così: veniva da otto-dieci ore di preghiera, dal digiuno a pane e acqua, ma aveva parole che spargevano sorriso. Molti venivano da lontano a confessargli ogni sorta di misfatti, e andavano via arricchiti dalla sua fiducia gioiosa. Severo con se stesso, ma clemente con gli altri, spesso imponeva a sé le penitenze altrui. Sempre accompagnato da voci di miracoli, nel 1275 si stabilì a Tolentino nelle Marche, dove resterà per trent’anni fino alla morte il 10 settembre 1305. Il ventaglio di ausilio miracoloso attribuito a San Nicola dalla vastissima devozione popolare è molto ampio: dalle malattie alle ingiustizie, dalla tirannia ai danni patrimoniali, dagli incendi alla liberazione delle anime purganti. Ma l’intercessione nella maternità, specialmente se in età avanzata, ha una propria ragione particolare. In seguito alla definitiva canonizzazione nel 1446 il suo culto si diffuse in tutta Italia, in molti altri Paesi d’Europa e poi nelle Americhe, in parte anche per il graduale affermarsi dell’Ordine agostiniano. Già però Tolentino gli aveva costruito una basilica, ancora attualmente meta di pellegrinaggi e ricca di opere d’arte. I suoi resti mortali sono in gran parte custoditi nella cripta, tranne le “Sante Braccia” staccatesi e sanguinanti quarant’anni dopo la morte del santo. La Chiesa ricorda liturgicamente San Nicola da Tolentino il 10 settembre, il suo dies natalis.
Da: http://www.santiebeati.it |