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Santo del giorno 11 settembre Santi Proto e Giacinto Martiri di Roma PDF Stampa E-mail
Mercoledì 11 Settembre 2013 00:00

Santo del giorno 11 settembre Santi Proto e Giacinto Martiri di RomaLa tradizione narra la loro vita in modo leggendario, ma al di là della leggenda, è certo che la loro esistenza e il loro martirio sono stati storicamente comprovati. Essi sarebbero stati due fratelli cristiani eunuchi, schiavi di Eugenia, figlia del nobile romano Filippo, prefetto di Alessandria d'Egitto. Convertita Eugenia al cristianesimo, i due giovani cristiani riuscirono a farla entrare in un monastero. In seguito anche la famiglia di Filippo si convertì, Eugenia rientrò poi a Roma e svolse opera di apostolato; all'amica Bassilla, desiderosa di aderire al Cristianesimo, consegnò i suoi schiavi Proto e Giacinto perché la istruissero nella verità di fede. Bassilla, grazie ai loro insegnamenti, si convertì a sua volta, ma dopo la conversione fu denunciata dal fidanzato al magistrato, che la fece condannare a morte assieme ai due giovani schiavi. I santi Proto e Giacinto furono sepolti nel cimitero di Bassilla sulla via Salaria antica (poi di San Ermete). Nel 1845 le loro ossa furono trovate in un cubicolo, con il sepolcro intatto di san Giacinto e il suo corpo consumato dal fuoco, che papa Damaso, nel secolo IV, aveva fatto ripulire dalla terra franata e dotare di una scala d'accesso e di un lucer­nario e in cui aveva fatto porre una lapide ove parlava del sepolcro dei martiri già nascosto sub aggere montis e da lui reso accessibile e che ricordava come Proto e Giacinto fossero fratelli martiri, celebrandoli con suoi versi poetici in cui, rivolgen­dosi ai due santi, scriveva: “Te Protum retinet melior sibi regia coeli / sanguine purpureo sequeris yacinthe probatus / germani fratres animis ingentibus ambo. / Htc victor meruit palman prior ille coronam”. Successive riparazioni furono apportate al se­polcro, come ricordano alcune iscrizioni ed il Lib. Pont. (I, p. 261), e alcune testimo­nianze parlano di un culto assai diffuso. La storicità dei due martiri è quindi un fatto indi­scusso: la loro memoria è infatti celebrata anche nella Depositio martyrum di Roma, nel Sacramentario Gelasiano (manoscritto di San Gallo), nel Gregoriano, in vari Itinerari (Salisburgense, Epitome de locis sanctis...) e nel Calendario marmoreo napoletano. Quando nei secoli VIII-IX i papi cominciarono la traslazione delle reliquie dei martiri dalle cata­combe alle chiese urbane, anche le ossa di Proto (e non quelle di Giacinto) furono trasferite in Roma. In realtà fino al 1845 si era creduto che i resti dei due martiri si trovassero in città, ma una fortu­nata scoperta archeologica del padre Marchi dimostrò che la tomba di san Giacinto era rimasta intatta nel cimi­tero di Sant’Ermete. Il 21 marzo 1845, infatti, uno scavatore mise in luce una lastra con questa iscrizione: « dp III idus septebr Yacinthus martyr » rimasta al suo posto originario; non molto distante fu ritro­vato un frammento di lapide con scritto sepulcrum Proti M. Nella tomba furono rinvenute ossa bruciacchiate, indizio del genere di martirio subito da Giacinto. Dato che la tomba era molto scarna si è pensato che fosse stata scavata durante la persecuzione di Valeriano, allorquando era proibito ai cristiani l'accesso ai sepolcri. Attualmente le ossa di Giacinto sono venerate nel collegio di Propaganda Fide; mentre quelle di Proto in San Giovanni dei Fiorentini. La festa di entrambi si celebra l'11 settembre.

 

Fonte: http://www.santiebeati.it

da Centro Cultura Popolare