Matteo, chiamato anche Levi, viveva a Cafarnao ed era pubblicano, cioè esattore delle tasse. Gli ebrei nutrivano disprezzo per i pubblicani perchè non pagavano le tasse a un loro Stato sovrano e libero, bensì agli occupanti Romani; devono cioè finanziare chi li opprime. E guardano all’esattore come a un detestabile collaborazionista. Col suo banco all’aperto fu chiamato da Gesù a seguirlo, lasciò l’ufficio di pubblicano e lo seguì con grande entusiasmo, come ricorda San Luca, liberandosi dei beni terreni. Ed è Matteo, Apostolo ed Evangelista, che nel suo vangelo proclama che Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ha portato a compimento la promessa dell’Antico Testamento e riporta le parole Gesù: "Quando tu dai elemosina, non deve sapere la tua sinistra quello che fa la destra, affinché la tua elemosina rimanga nel segreto... ". Pochissimo sappiamo della sua vita.
Gli evangelisti Luca e Marco lo chiamano anche Levi, che potrebbe essere il suo secondo nome. Ma gli danno il nome di Matteo nella lista dei Dodici scelti da Gesù come suoi inviati: “Apostoli”. E con questo nome egli compare anche negli Atti degli Apostoli. Fu dopo la Pentecoste che egli scrisse il suo vangelo rivolto agli Ebrei, per supplire, come dice Eusebio, alla sua assenza quando si recò presso altre genti. Il suo vangelo vuole prima di tutto dimostrare che Gesù è il Messia che realizza le promesse dell' Antico Testamento, ed è caratterizzato da cinque importanti discorsi di Gesù sul regno di Dio. A lungo ritenuto il primo dei quattro testi canonici, in ordine di tempo, ora gli studi mettono a quel posto il Vangelo di Marco. Diversamente dagli altri tre, il testo di Matteo non è scritto in greco, ma in lingua “ebraica” o “paterna”, secondo gli scrittori antichi. E quasi sicuramente si tratta dell’aramaico, allora parlato in Palestina. Scritto in una lingua per pochi, il testo di Matteo diventa libro di tutti dopo la traduzione in greco. Matteo ha voluto innanzitutto parlare a cristiani di origine ebraica. E ad essi è fondamentale presentare gli insegnamenti di Gesù come conferma e compimento della Legge mosaica. Vediamo infatti – anzi, a volte pare proprio di ascoltarlo – che di continuo egli lega fatti, gesti, detti relativi a Gesù con richiami all’Antico Testamento, per far ben capire da dove egli viene e che cosa è venuto a realizzare. Partendo di qui, l’evangelista Matteo delinea poi gli eventi del grandioso futuro della comunità di Gesù, della Chiesa, del Regno che compirà le profezie, quando i popoli "vedranno il Figlio dell’Uomo venire sopra le nubi del cielo in grande potenza e gloria" (24,30). Ancora dagli Atti, Matteo risulta presente con gli altri Apostoli all’elezione di Mattia, che prende il posto di Giuda Iscariota. Ed è in piedi con gli altri undici, quando Pietro, nel giorno della Pentecoste, parla alla folla, annunciando che Gesù è "Signore e Cristo". Poi, ha certamente predicato in Palestina, tra i suoi, ma ci sono ignote le vicende successive. La Chiesa, del suo Vangelo, ne fa strumento di predicazione in ogni luogo e lo usa nella liturgia. La Chiesa lo onora come martire e alcune fonti lo vogliono martire di Etiopia.
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