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Santo del giorno 10 ottobre San Daniele di Calabria, Niccolò da Sassoferrato e compagni martiri a Ceuta PDF Stampa E-mail
Giovedì 10 Ottobre 2013 00:00

Santo del giorno 10 ottobre San Daniele di Calabria, Niccolò da Sassoferrato e compagni martiri a CeutaSulle ultime vicende di questi missionari francescani, si possiedono due relazioni che dall'esame del testo sembrano contemporanee agli avvenimenti: la lettera coeva di un certo Mariano da Genova che avrebbe scritto a frate Elia per informarlo sulla sorte gloriosa dei missionari. Questo documento non sarebbe stato composto pochi giorni dopo il martirio, come afferma il compilatore, bensi successivamente nel secolo XVI-XVII. I sette francescani, sul principio del 1227 fecero vela dalla Toscana per la Spagna con l'intenzione di recarsi successivamente nel Marocco per convertire gli infedeli; erano gli anni dei grandi entusiasmi missionari del giovane Ordine Francescano. A capo del gruppo era Daniele, originario di Belvedere in Calabria e già provinciale della medesima regione, mentre gli altri si chiamavano Samuele, Angelo, Domno (o Donulo) di Montalcino, Leone, Niccolò di Sassoferrato e Ugolino. Dopo una breve permanenza in terra di Spagna, in due scaglioni a breve distanza l'uno dall'altro, si trasferirono a Ceuta nel Marocco. Era un atto veramente coraggioso, perché le autorità locali avevano proibito nella zona ogni forma di propaganda cristiana. Svolsero per qualche tempo un'attività presso i numerosi mercanti di Pisa, Genova e Marsiglia che risiedevano nella città, poi, ai primi dell'ottobre 1227, decisero di iniziare la predicazione in mezzo ai musulmani. Nelle strade di Ceuta, parlando in latino e in italiano (non conoscendo la lingua locale), annunziarono Cristo, bollando con roventi parole la religione di Maometto. Le autorità ordinarono la loro cattura: i missionari, dopo essere stati sottoposti a vari interrogatori, furono inviati ad abbracciare l'Islam, spinti con lusinghe e minacce ad abiurare la fede cristiana, ma resistettero da forti nonostante avessero patito insulti, carcere e torture; e poi, di fronte alla loro mirabile costanza, condannati alla decapitazione, conseguendo la palma del martirio. I loro corpi furono straziati; tuttavia, i mercanti cristiani occidentali recuperarono pietosamente i miseri resti e li seppellirono nei sobborghi di Ceuta. In seguito, le ossa furono trasferite in Spagna, ma oggi non si sa con precisione ove siano venerate, quantunque città della Spagna, del Portogallo e dell'Italia vantino il possesso di qualche reliquia. Leone X, con decreto del 22 gennaio 1516, li annoverò tra i santi martiri e ne permise il culto per il 13 ottobre.

Da: http://www.santiebeati.it