Santo del giorno 24 ottobre Santi Áreta e Ruma, sposi, e 340 compagni martiri di Nagran |
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Giovedì 24 Ottobre 2013 00:00 |
Nei primi anni del VI secolo gli etiopi, partendo da Axum, capitale religiosa e politica dell’Etiopia, attraversarono il Mar Rosso per imporre il loro dominio sugli ebrei e sugli arabi che abitavano il territorio pressoché corrispondente all’attuale Yemen. Un giorno Dunaan, membro della deposta famiglia dominante, precedentemente convertito al giudaismo, si pose a guida della rivolta contro gli invasori etiopi che avevano voluto diffondere nelle terre conquistate anche la religione cristiana: preso possesso della città di Zafar, ne massacrò la guarnigione ed il clero. Trasformata una chiesa in una sinagoga, cinse allora d’assedio la città di Nagran in Arabia, una tra le principali roccheforti cristiane di quel paese. Gli fu opposta una fiera resistenza e Dunaan ebbe la meglio soltanto quando promise un’amnistia agli abitanti qualora si fossero
arresi. Lasciò che i suoi soldati saccheggiassero tutta la città e condannò a morte tutti quei cristiani che avessero preferito non abbandonare la loro fede. Il capo della resistenza cristiana fu Banu Harith, citato quale Áreta dai testi greco-latini, che il Martyrologium Romanum vuole principe della città di Nagran: egli fu decapitato insieme ai membri delle tribù che lo avevano sostenuto, mentre molti sacerdoti, diaconi e vergini consacrate furono arsi vivi. Dunaan tentò di adescare la moglie di Áreta, Ruma, come sua concubina, ma incapando in un suo netto rifiuto, si vendicò giustiziando dinnanzi i suoi occhi le quattro figlie e poi decapitando anche lei stessa. Il martirologio cattolico fissa nel numero 340 la quantità di cristiani che patirono il martirio in tali circostanze con Áreta, ma altre fonti asseriscono che possano essere stati anche più di quattromila. Tutto ciò avvenne al tempo dell’imperatore Giustino e sotto Dhu Nuwas (o Dun’an), re degli Omeritani d’Arabia. Dunaan stesso stilò un dettagliato resoconto dell’accaduto in una lettera ad un altro re arabo. Alla lettura erano presenti anche due vescovi cristiani le cui testimonianze, unite a quelle di alcuni profughi di Nagran, contribuirono a diffondere in tutto il Medio Oriente la notizia del tragico massacro e la venerazione per i santi martiri. Per molto tempo risuonò ancora l’eco di questa vicenda e addirittura Maometto fece menzione del massacro nella Sura 85 del Corano, condannando i colpevoli all’inferno. Il patriarca di Alessandria d’Egitto scrisse ai vescovi orientali raccomandando che le vittime fossero commemorate da tutte le Chiese come martiri cristiani. La singolare vicenda di questa famiglia di martiri, Áreta ed i suoi congiunti, nonché di tutti gli altri compagni di martirio, nel XVI secolo a giudizio del cardinale Baronio meritò di essere citata anche nel Martirologio Romano al 24 ottobre, soprassedendo al fatto che tutti costoro fossero assai probabilmente seguaci dell’eresia monofisita. Dunque il Baronio riconobbe indirettamente come la palma del martirio superasse quella dell’eresia, anche per la sua conoscenza sommaria delle Chiese d’Oriente, che non fece neppure sfiorare il dubbio dell’ortodossia dottrinale della Chiesa etiope.
Da: http://www.santiebeati.it |