Santo del giorno 14 novembre Sant'Ipazio di Gangra vescovo e martire |
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Giovedì 14 Novembre 2013 00:00 |
In data 14 novembre, il “Martyrologium Romanum” riporta: “Gangra in Paphlagónia, sancti Hypátii, episcopi, qui, a novantiánis haereticis in via lapídibus óbrutus, martyr occúbuit”. La stringata citazione, ci fa capire che di sant’Ipazio si sa ben poco e quel poco è condensato nei due righi scritti in latino sopra citati; fra l’altro contestato in alcuni punti da monsignor Joseph-Marie Sauget, scrittore e studioso della Biblioteca Apostolica Vaticana. Certo si può ammettere l’esistenza storica di un sant’Ipazio, vescovo di Gangra, città della Paflagonia regione storica dell’Asia Minore settentrionale (Turchia) nei dintorni del Mar Nero e dal III secolo provincia romana; seppure con cautela nell’ammettere tutti particolari e le inverosomiglianze che abbondano nella narrazione del ‘Martirio’ e nella ‘Vita’ raccontati dai Sinassari greci. Secondo la ‘Vita’, sant’Ipazio sarebbe succeduto al vescovo di Gangra Atanasio nel IV secolo e la sua attività pastorale si sarebbe evidenziata con l’accanita lotta contro i pagani, con la distruzione dei templi, con
l’istituzione di romitori, la costruzione di chiese e l’istituzione di un ospizio aperto a tutti. Fu scrittore di opere spirituali, tra cui una interpretazione dei “Proverbi di Salomone”, che dedicò alla pia Gaiana, una delle sue cooperatrici nelle opere di carità. Poi ci fu un leggendario episodio, che pone Ipazio come liberatore da un pericoloso drago, dell’ingresso del tesoro dell’imperatore ariano Costanzo II (352-361) figlio di Costantino il Grande. I Sinassari bizantini affermano che partecipò al Concilio di Nicea (325) e il suo nome si trova anche nella lista dei partecipanti al Concilio di Gangra (340). In un anno imprecisato del secolo IV, ma dopo il 340, egli fu aggredito e lapidato per strada da eretici novaziani, imboscati in una gola nei pressi di Luziana (i novaziani erano i seguaci della dottrina dell’antipapa scismatico Novaziano del III secolo, che rappresentava una corrente di rigorismo esagerato in materia disciplinare e penitenziale, specie nei riguardi dei ‘lapsi’, cioè quei cristiani che durante la persecuzione di Decio, avevano ceduto all’idolatria; diffusi in tutto il vasto impero romano, costituirono Chiese importanti, parallele a quelle cattoliche). Questa tragica fine, riportata dal Martirologio Romano, è in contrasto con quanto narrato nel ‘Martirio’, che cita, torture, processi e decapitazione finale; ma come già detto c’è molta incertezza e fantasia, come per santi e martiri dei primi secoli. Il suo culto fu molto diffuso nella Chiesa bizantina, che lo celebrava in date diverse, specie il 14 e 15 novembre, il 18 e 19 gennaio e altri giorni dell’anno. Effettivamente il suo culto giunse nell’Italia Meridionale al seguito dei monaci che praticavano la Regola di san Basilio il Grande (329-379), perciò detti ‘Basiliani’, che si diffusero ampiamente e oggi presenti solo nell’abbazia di Grottaferrata (Roma). In particolare è il santo patrono della cittadina di Tiggiano (Lecce), da non confondere con Triggiano (Bari) né con Teggiano (Salerno), dove è celebrato il 18 gennaio. Nel secolo XVI, il cardinale Cesare Baronio (1538-1607), estensore del primo Martirologio Romano, lo inserì ufficialmente al 14 novembre, data in cui è citato più lungamente nei Sinassari orientali.
Da: http://www.santiebeati.it |