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Santo del giorno 17 novembre Sant'Elisabetta d'Ungheria religiosa PDF Stampa E-mail
Domenica 17 Novembre 2013 00:00

Santo del giorno 17 novembre Sant'Elisabetta d'Ungheria religiosaFiglia di Andrea, re d'Ungheria e di Gertrude, nobildonna di Merano, ebbe una vita breve. Nata nel 1207 a Presburgo, Bratislava, ad appena quattro anni di età fu promessa in moglie a Ludovico, conte di Turingia, figlio ed erede del sovrano di Turingia, una regione tedesca che, all’epoca, era una signoria indipendente e il cui sovrano aveva il titolo di Landgraf, langravio. E subito viene condotta nel regno del futuro marito, per vivere e crescere lì, tra la città di Marburgo e Wartburg il castello presso Eisenach. Nel 1217 muore il langravio di Turingia, Ermanno I. Muore scomunicato per i contrasti politici con l’arcivescovo di Magonza, che è anche signore laico, principe dell’Impero. Gli succede il figlio Ludovico, che nel 1221 sposa solennemente la quattordicenne Elisabetta. Ora i sovrani sono loro due. Lei viene chiamata “Elisabetta di Turingia”. Nel 1222, madre a quindici, nasce il loro primo figlio, Ermanno. Seguono due bambine: nel 1224 Sofia e nel 1227 Gertrude. Ma quest’ultima viene al mondo già orfana di padre. Ludovico di Turingia si è adoperato per organizzare la sesta crociata in Terrasanta , perché papa Onorio III gli ha promesso di liberarlo dalle intromissioni dell’arcivescovo di Magonza. Parte al comando dell’imperatore Federico II. Ma non vedrà la Palestina: lo uccide un male contagioso a Otranto in attesa di imbarcarsi con Federico II per la crociata in Terra Santa. Elisabetta aveva tre figli. Dopo il primogenito Ermanno erano venute al mondo due bambine: Sofia e Gertrude, quest'ultima data alla luce già orfana di padre. Alla morte del marito, vedova a vent’anni con tre figli, Elisabetta riceve indietro la dote, e c’è chi fa progetti per lei: può risposarsi, a quell’età, oppure entrare in un monastero come altre regine, per viverci da regina, o anche da penitente in preghiera, a scelta. Questo le suggerisce il confessore. Ma lei dà retta a voci francescane che si fanno sentire in Turingia, per dire da che parte si può trovare la “perfetta letizia”. E per i poveri offre il denaro della sua dote (si costruirà un ospedale). E tutto questo rimanendo nella sua condizione di vedova, di laica. Dopo aver sostenuto con fortezza d’animo gravi tribolazioni, dedita già da tempo alla meditazione delle realtà celesti, Elisabetta si ritirò a Eisenach, poi nel castello di Pottenstein per scegliere infine come dimora una modesta casa di Marburgo dove fece edificare a proprie spese un ospedale, riducendosi in povertà. Iscrittasi al terz'ordine francescano, offrì tutta se stessa agli ultimi, visitando gli ammalati due volte al giorno, facendosi mendicante e attribuendosi sempre le mansioni più umili. La sua scelta di povertà scatenò la rabbia dei cognati che arrivarono a privarla dei figli. Morì appena venticinquenne a Marburgo, in Germania il 17 novembre 1231. Dopo la sua morte, il confessore rivelerà che, ancora vivente il marito, lei si dedicava ai malati, anche a quelli ripugnanti: ”Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre, senza mettersi tuttavia in contrasto con suo marito“. Collocava la sua dedizione in una cornice di normalità, che includeva anche piccoli gesti “esteriori”, ispirati non a semplice benevolenza, ma a rispetto vero per gli “inferiori”: come il farsi dare del tu dalle donne di servizio. Ed era poi attenta a non eccedere con le penitenze personali, che potessero indebolirla e renderla meno pronta all’aiuto. Vive da povera e da povera si ammala, rinunciando pure al ritorno in Ungheria, come vorrebbero i suoi genitori, re e regina. Dopo la morte, fu subito “gridata santa” da molte voci, che indussero papa Gregorio IX a ordinare l’inchiesta “sui prodigi che le si attribuiscono”. Un lavoro reso difficile da complicazioni anche tragiche: muore assassinato il confessore di lei; l’arcivescovo di Magonza cerca di sabotare le indagini. Ma Roma le fa riprendere. E si arrivò alla canonizzazione nel 1235, sempre a opera di papa Gregorio IX. I suoi resti, trafugati da Marburgo durante i conflitti al tempo della Riforma protestante, sono ora custoditi in parte a Vienna. E’ tuttora invocata come patrona dagli infermieri, dalle società caritatevoli e dai fornai. E’ compatrona dell’Ordine Francescano secolare assieme a San Ludovico. Una statua a lei dedicata è collocata, come si vede nella foto, sopra il presbiterio della chiesa di Santa Croce, santuario di San Pasquale Baylon di Montenovo (oggi Ostra Vetere) dei frati minori riformati di San Francesco, al di sopra del quadro della Divina Misericordia. Anche una contrada rurale di Montenovo (oggi Ostra Vetere) è dedicata a Santa Elisabetta a oriente del paese.

Da: http://www.santiebeati.it