Santo del giorno 24 dicembre Santa Tarsilia (o Tarsilla) |
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Martedì 24 Dicembre 2013 00:00 |
La vigilia di Natale, la Chiesa propone alla venerazione Tarsilia (o Tarsilla, VI sec.). Tarsilia, la cui etimologia significa proveniente da Tarso (città della Cilicia) è zia paterna di Papa Gregorio I Magno, papa dal 590 al 604, della quale lo stesso san Gregorio Magno, suo nipote, loda l’assidua preghiera, il rigore di vita e il singolare spirito di penitenza. Le altre zie sono Emiliana (o Amelia) e Gordiana. La loro è una delle famiglie più illustri di Roma: tra gli avi ci sono anche un imperatore, Olibrio, nel V secolo, e il papa Felice III (526-530). Monaca con le sorelle Emiliana e Gordiana, Tarsilia visse la carità in tempi di peste e carestia. Tarsilla e le sorelle hanno certo aiutato la cognata Silvia ad allevare il piccolo Gregorio, dalla salute sempre fragile. Poi, finché sono in vita, lo seguono negli studi e nelle cariche. Gregorio, ancora giovane, diventa capo dell’amministrazione civile in Roma: una Roma ormai senza l’imperatore, il quale risiede a Costantinopoli, e con un Senato che non conta più nulla. Poi troviamo Gregorio
ambasciatore del papa Pelagio II e al tempo stesso monaco, capo di una piccola comunità raccolta in una sua residenza sul Celio. Di lì Gregorio uscirà per fare il papa. Tarsilla si è già fatta monaca, tirandosi dietro le sue sorelle. Monache all’occidentale: ossia non isolate nella solitudine, ma dedite alla vita comune, votate alla castità e alla preghiera continua. Ma non solo. In questo terribile VI secolo, funestato da alluvioni, pestilenze (nella miniatura: la processione di san Gregorio Magno in occasione della peste che colpì Roma nel 590), guerra tra Goti e Bizantini, invasione longobarda, a Roma è un continuo affluire di gente in miseria. "La carestia", scrive Gregorovius, "stringeva la città in una morsa di fame". Così la carità diventa compito abituale anche di queste monache, mai estranee alla vita degli altri. Tarsilla è la loro guida in tutto, a cominciare dalla preghiera: da morta, le troveranno ginocchia e gomiti incalliti per il continuo pregare. Il ricordo di Tarsilla, pur senza l’accompagnamento di fatti prodigiosi, durerà discreto e tenace nel tempo, arricchito anche da un singolare racconto di Gregorio Magno. Egli dice che questa zia è morta poco prima di Natale (l’anno tuttavia rimane sconosciuto). E aggiunge che sua sorella Emiliana, sopravvissuta, un giorno ha sentito la sua voce che le diceva: "Ho fatto Natale senza di te, ma vieni a festeggiare insieme l’Epifania". Secondo una tradizione, infatti, Emiliana (o Amelia) muore proprio il 5 gennaio successivo alla morte di Tarsilla. Si vuole che i corpi siano stati deposti dal nipote nell'area della chiesa romana dei Santi Andrea e Gregorio al Celio.
Da: http://www.santiebeati.it |