A Roma, commemorazione di santa Emiliana (o Amelia), vergine, zia del papa san Gregorio Magno, che, poco dopo sua sorella Tarsilla, fece anch’ella ritorno al Signore. Emiliana (o Amelia) è una delle zie paterne di Gregorio I Magno, che fu papa dal 590 al 604. Le altre sono Tarsilla e Gordiana. La loro è una delle famiglie più illustri di Roma: tra gli avi ci sono anche un imperatore, Olibrio, nel V secolo, e il papa Felice III (526-530). Però di Emiliana (o Amelia) sappiamo pochissimo. Il suo nome compare soltanto nell’XI secolo in un martirologio locale
(che è un elenco di santi, martiri e no), e poi, dopo il Concilio di Trento, nel Martirologio romano, quello ufficiale per tutta la Chiesa cattolica. L’unica fonte autorevole sulla sua vita è il nipote papa, Gregorio Magno. (Ma Gregorio racconta vicende di parenti soltanto quando gli servono come esempi concreti e attuali, per rendere efficace il suo insegnamento). Emiliana e le sorelle hanno certo aiutato la cognata Silvia ad allevare il piccolo Gregorio, dalla salute sempre fragile. Poi, finché sono in vita, lo seguono negli studi e nelle cariche. Gregorio, ancora giovane, diventa capo dell’amministrazione civile in Roma: una Roma ormai senza l’imperatore, il quale risiede a Costantinopoli, e con un Senato che non conta più nulla. Poi troviamo Gregorio ambasciatore del papa Pelagio II e al tempo stesso monaco, capo di una piccola comunità raccolta in una sua residenza sul Celio. Di lì Gregorio uscirà per fare il papa. Emiliana si è già fatta monaca, tirandosi dietro le sue sorelle. Monache all’occidentale: ossia non isolate nella solitudine, ma dedite alla vita comune, votate alla castità e alla preghiera continua. Ma non solo. In questo terribile VI secolo, funestato da alluvioni, pestilenze (nella miniatura: la processione di san Gregorio Magno in occasione della peste che colpì Roma nel 590), guerra tra Goti e Bizantini, invasione longobarda, a Roma è un continuo affluire di gente in miseria. "La carestia", scrive Gregorovius, "stringeva la città in una morsa di fame". Così la carità diventa compito abituale anche di queste monache, mai estranee alla vita degli altri. Emiliana è la loro guida in tutto, a cominciare dalla preghiera: da morta, le troveranno ginocchia e gomiti incalliti per il continuo pregare. (La sorella Gordiana prega meno. Anzi, a un certo punto lascia la comunità e si sposa con l’amministratore dei suoi beni). Il ricordo di Emiliana, pur senza l’accompagnamento di fatti prodigiosi, durerà discreto e tenace nel tempo, arricchito anche da un singolare racconto di Gregorio Magno. Egli dice che questa zia è morta poco dopo Natale (l’anno tuttavia rimane sconosciuto. E aggiunge che Emiliana, sopravvissuta di poco alla sua sorella Tarsilla, un giorno ne sentì la voce che le diceva: "Ho fatto Natale senza di te, ma vieni a festeggiare insieme l’Epifania". Secondo una tradizione, infatti, Emiliana (o Amelia) muore proprio il 5 gennaio successivo alla morte di Tarsilla. E tuttora la sua festa si colloca in questa data.
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