In occasione della annuale festività religiosa dell’Annunziata, titolare della nostra chiesa principale ostraveterana dell’Abbazia di Santa Maria Annunziata di Piazza, offriamo ai nostri lettori un ulteriore passo dell’interessantissimo volume stampato a cura del Centro di Cultura Popolare e scritto qualche anno fa dall’ingegnere Francesco Fiorani nel corso dei suoi studi universitari, che scopre tante sconosciute vicende storiche locali, ponendosi quindi come notevolissimo contributo alla conoscenza storica del nostro paese. 66 - Francesco Fiorani, L'abbazia di Santa Maria di Piazza - Indagine storico-architettonica per il restauro, Ostra Vetere (AN) Centro Cultura Popolare, 2002, pp. 624. Segue l’estratto da pagina 21 a pagina 24: “PRESENTAZIONE di S.E. Monsignor Giuseppe Orlandoni Vescovo di Senigallia. Con la pubblicazione di questo pregevole volume, pensato per rendere onore allo straordinario monumento di fede della chiesa abbaziale di Santa Maria di Piazza di
Ostra Vetere nell’anno centenario della sua consacrazione dopo l’ultima ricostruzione, avvenuta l’8 settembre 1910, l’ingegnere Francesco Fiorani ha voluto offrirci l’opportunità di ripercorrere la singolare vicenda di un complesso architettonico e di una istituzione ecclesiale, i cui aspetti peculiari aleggiavano solo in parte attraverso una incompleta e talvolta fantasticata storiografia. Il lungo studio storico cui si è applicato l’autore, scientificamente condotto su un ampio ventaglio di fonti e di nuovi documenti da lui rinvenuti in archivi pubblici e privati, ci consente oggi di integrare in maniera esemplare le più antiche acquisizioni storiografiche sull’abbazia, per offrirci un quadro completo, criticamente condotto sulla storia dell’istituzione ecclesiastica e scientificamente documentato sul monumento architettonico abbaziale. Non posso che rallegrarmi per il risultato della sua opera, che consente ora di ripercorrere passo dopo passo la storia plurisecolare dell’abbazia, di cui apprendiamo indubitabilmente l’epoca della sua prima istituzione, come chiesa monastica benedettina di dipendenza sitriana-avellanita a metà del Trecento, e della sua secolarizzazione diocesana alla fine del Quattrocento, per assurgere al ruolo parrocchiale di grande rilevanza religiosa, civile e sociale nei secoli seguenti, fino ai tempi nostri. E accanto alla istituzione religiosa, lo studio di Fiorani ha approfondito sistematicamente anche la storia del monumento, ricostruendone in dettaglio le fasi costruttive e ricostruttive, secondo una varianza di forme e di stili architettonici consoni alle scansioni dei singoli tempi della successione cronologica, fino alla splendida ricostruzione neo-gotica operata dagli architetti bolognesi Francesco e Giuseppe Gualandi, padre e figlio, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, di cui ora celebriamo il primo centenario. Il centesimo anniversario diventa così non soltanto la ricorrenza per fare memoria di una grande opera architettonica, quanto piuttosto l’occasione per interrogarci sulla dimensione spirituale, religiosa ed ecclesiale della plurisecolare esperienza di evangelizzazione e di fede che l’abbazia e i suoi abati hanno saputo infondere in generazioni e generazioni di fedeli, sulla base di una metodologia pastorale di servizio paziente e costante e, perciò stesso, autorevole. E’ ben noto il senso dell’ampiamente condiviso e generale rispetto della popolazione, montenovese prima e ostraveterana poi, per l’abate e per l’abbazia, sebbene Francesco Fiorani ci abbia ampiamente documentato in questo suo volume che il lessico è da intendersi in senso figurato e onorifico, anziché filologico e storico. Santa Maria Annunziata di Piazza di Montenovo (Ostra Vetere), infatti, non fu mai abbazia in senso canonico, cioè autonoma comunità regolare, essendo stata essa stessa dipendente di altra istituzione monastica benedettina, quella commendata di Sitria. Piuttosto fu il suo primo “abate” già regolare, poi secolare, che portò con sé il titolo vicario del cardinale commendatario, d’epoca anteriore alla secolarizzazione Quattrocentesca, come titolo onorifico che, da semplice forma ornamentale, si fece sostanza istituzionale nei secoli successivi, poiché gli “abati” seppero davvero diventare i padri (abbà = padre) spirituali della comunità locale, piuttosto che di una inesistente comunità monacale autonoma. E’ proprio questo l’elemento rivelatore della fortissima funzione aggregativa a livello non solo religioso, ma anche civile e sociale, che gli abati seppero conquistarsi nei secoli, tanto che anche oggi il titolo di abate è assolutamente generalizzato nella coscienza individuale e collettiva dei fedeli, oltre che nella onomastica canonica. Tutte queste riflessioni sarebbero state impossibili da formulare prima dell’edizione di questo volume, che contribuisce davvero a penetrare ancor più specificamente nella dimensione religiosa, non solo locale, ma anche diocesana, della fenomenologia abbaziale. E questo merito va ampiamente riconosciuto all’ing. Fiorani. Accogliamo quindi con viva soddisfazione questo suo contributo come corollario all’opera dell’abate Giustini, poi Vescovo di Recanati-Loreto, che volle fortissimamente la ricostruzione del tempio sacro alla fine dell’Ottocento, e a quella degli ingegneri architetti Gualandi che vollero dargli la veste neogotica che oggi apprezziamo. Tre contributi, storico, canonico e architettonico, che si integrano e si compendiamo per fornirci una compiuta chiave di lettura di un monumento sacro che, nel suo ideale slancio neogotico, sembra avvicinarsi, e avvicinarci, al Cielo e al Suo Creatore. X Giuseppe Orlandoni Vescovo di Senigallia”.
da Centro Cultura Popolare |