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Santo del giorno 29 aprile Beata Anna Chrzanowska oblata benedettina PDF Stampa E-mail
Giovedì 29 Aprile 2021 00:00

Santo del giorno 29 aprile Beata Anna Chrzanowska oblata benedettinaHanna Helena Chrzanowska nacque il 7 ottobre 1902 a Varsavia, in Polonia. Suo padre, Ignacy Chrzanowski, professore di Letteratura polacca, proveniva da una famiglia di proprietari terrieri. Sua madre, Wanda Szlenker, era invece figlia di industriali e di confessione protestante. Una sorella della madre, Zofia Szlenker, aveva fondato un ospedale pediatrico a Varsavia ed era stata direttrice della Scuola Infermieristica di Varsavia. Hanna fu battezzata nella chiesa parrocchiale di Sant’Adalberto a Wązownia, residenza estiva dei suoi nonni materni. Prima di lei, i genitori avevano avuto un altro figlio, Bohdan. Nel 1910 la famiglia si trasferì a Cracovia perché il padre aveva ottenuto la cattedra di Storia della letteratura presso l’Università Jagellonica. Hanna cominciò a studiare in una piccola scuola privata, tenuta dalla signorina Stanisława Okołowiczowa, in via Pańska. Dal 1917 al 1920 fu allieva del liceo delle Orsoline: si diplomò col massimo dei voti. Appena terminati gli studi, s’iscrisse a un corso della Croce Rossa, per curare le vittime della guerra tra Polonia e Russia. Lì incontrò per la prima volta Stella Tylska, un’infermiera americana. Contribuì allo sforzo bellico anche raccogliendo vestiti e cibo dai cittadini di Cracovia. L’impegno infermieristico divenne più concreto quando venne destinata a un’unità di chirurgia. Nel dicembre 1920 s’iscrisse alla facoltà di Filosofia dell’Università Jagellonica. Tuttavia, lasciò l’università non appena seppe che, a Varsavia, era stata fondata una nuova scuola per infermiere, guidata dall’americana Helen Bridge. Conseguì il diploma nel giugno 1924: subito dopo, ottenne delle borse di studio che la portarono in Francia e in Belgio. Dal 1926 al 1929 fu istruttrice nell’Istituto Universitario d’Infermieristica a Cracovia. Dal 1929 al 1939, tornata a Varsavia, collaborò al mensile «Pielȩgniarka Polska» («L’Infermiera Polacca»), la prima rivista professionale per infermiere in Polonia. Traduceva articoli dalla stampa straniera, ma ne produceva anche di propri, da sola o in collaborazione. Dal 1931 al 1933 fu vicedirettrice della Scuola Infermieristica di Varsavia. Nel 1935 collaborò a preparare la legge che regolava l’attività delle infermiere in Polonia. Tre anni più tardi, insieme a Teresa Kulczyńska, scrisse il manuale «Zabiegi Pielȩgniarskie» («Tecniche Infermieristiche»), che fu ristampato più volte. Oltre a quest’attività, portava avanti anche quella più propriamente letteraria. Sotto lo pseudonimo di Agnieszka Osiecka, nel 1934 diede alle stampe il romanzo «Niebieski Klucz» («La Chiave del Paradiso»), mentre nel 1938 pubblicò un altro romanzo, «Krzyż na piasku» («Una croce nella sabbia»). Sempre nel 1938, vide pubblicate alcune sue poesie sulla rivista letteraria «Myśl Narodowa». Lo scoppio della seconda guerra mondiale causò ad Hanna numerose sofferenze. Il 2 ottobre 1939, durante la battaglia di Varsavia, sua zia Zofia morì. Il 6 novembre, suo padre fu arrestato nell’ambito della Sonderaktion Krakau, ovvero un’operazione con cui l’esercito tedesco intendeva sterminare gli intellettuali polacchi. Insieme ad altri professori della Jagellonica e di altre università, fu deportato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, dove morì poco dopo, nel gennaio 1940. Nella primavera del 1940, infine, suo fratello Bohdan, fatto prigioniero di guerra dalle truppe sovietiche, fu ucciso nei boschi di Katyń. Pur in mezzo a quelle prove, Hanna non perse la speranza e non si chiuse in sé. All’inizio della guerra era già tornata a Cracovia e si era offerta volontaria per dedicare tutte le sue competenze all’assistenza di rifugiati, prigionieri e persone senza casa. Si prese particolarmente cura dei bambini orfani, anche di quelli ebrei: cercò di trovare loro delle famiglie che li accogliessero e dei rifugi sicuri. Per risollevare i giovanissimi, organizzò dei campi estivi fuori Cracovia e promosse banche alimentari per i bambini che morivano di fame. Il suo impegno era instancabile, a rischio della propria vita e della propria salute. Per Hanna il tempo della guerra fu necessario per scoprire nella sua vita la presenza di Dio. Intensificò la preghiera personale e riconobbe il significato dell’Eucaristia. In quel modo, la sua attività filantropica divenne ancora più pervasa da una genuina carità cristiana. Terminato il conflitto, riprese a lavorare presso la Scuola Infermieristica di Cracovia, come responsabile del dipartimento d’infermieristica di comunità. Nel 1946 fu inviata negli Stati Uniti: grazie a una borsa di studio promossa dall’UNRRA (Amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza e la riabilitazione), si dedicò all’approfondimento dell’infermieristica a domicilio. Tramite il Ministero della Salute, dal 1947 al 1949 tenne lezioni sull’infermieristica di comunità, nell’ambito della formazione permanente per le infermiere qualificate. Di pari passo e fino al 1950, insegnava tecniche per l’infermieristica comunitaria a Varsavia. Nelle sue lezioni, metteva sempre un forte accento sull’educare le giovani infermiere in spirito di autentico servizio ai malati. Le invitava a trattare i pazienti con dignità e le avvertiva di stare attente non solo alla loro salute fisica, ma anche ai loro bisogni spirituali. Tra gli scritti di Hanna è stato trovato uno schema per l’esame di coscienza, destinato alle infermiere. Diviso in cinque sezioni, presenta una serie di domande che spaziano dal rapporto con le colleghe e con i medici a quello con i cappellani ospedalieri, dal modo con cui considerare una vita nascente a rischio, a quello con cui trattare gli scarti della società. Tutto questo senza trascurare la preghiera, la frequenza ai Sacramenti e l’unione con Dio anche sul posto di lavoro. L’articolo 2 della sezione I costituisce il programma di vita che Hanna si era sempre data: «Il mio lavoro non è solo la mia professione, ma anche la mia vocazione. Comprenderò questa vocazione se penetrerò e assimilerò le parole di Cristo: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire”». A partire dal 1951, Hanna cominciò a frequentare l’abbazia benedettina di Tyniec, fuori dalla città di Cracovia. Diventata vicedirettrice della Scuola Infermieristica di Cracovia nel 1951, quattro anni più tardi cominciò una serie di conferenze religiose e di ritiri spirituali dedicati alle infermiere. Nel 1957, dopo vent’anni di lavoro, diede vita all’Associazione delle Infermiere Polacche. Prese attivamente parte all’associazione in quanto direttrice della sezione di Storia dell’Infermieristica a Cracovia. Nello stesso anno, divenne Oblata benedettina dell’abbazia di Tyniec. Sempre nel 1957, Hanna fu licenziata dalla Scuola Infermieristica. Le fu offerto il posto di direttrice della Scuola Psichiatrica d’Infermieristica di Kobierzyn, ma un anno dopo l’istituto fu chiuso. Dovette quindi andare in pensione anticipata, con la paga di un’insegnante. Incapace di restare a riposo, cercò un nuovo modo per spendere le sue doti a servizio dei malati. La sua esperienza l’aveva portata, anche con l’apporto della spiritualità benedettina, a cercare in ciascuno di essi il volto di Gesù sofferente. Inoltre, era consapevole che molte persone, a Cracovia, fossero sole, abbandonate, anziane, disabili o affette da malattie croniche. Il sistema sanitario del regime socialista le sembrava inefficiente per tutti quei malati. Di conseguenza, decise di organizzare un sistema di assistenza domiciliare professionale, appoggiandosi alle strutture della Chiesa. Si rivolse quindi a don Karol Wojtyła, viceparroco della parrocchia di San Floriano, per un consiglio. Il futuro arcivescovo di Cracovia, poi cardinale, Papa col nome di Giovanni Paolo II e Santo, la indirizzò a sua volta a don Ferdynand Machay, arciprete della basilica dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, nella città vecchia. Lui le diede piena approvazione affinché nella sua parrocchia venisse impiantato quel servizio. Ottenuto il sostegno delle autorità ecclesiastiche, Hanna organizzò il servizio infermieristico parrocchiale non solo nella città di Cracovia, ma in tutta la diocesi. I volontari appartenevano a ogni ceto sociale e stato di vita: infermiere, suore, sacerdoti, seminaristi, medici, professori e studenti. Col loro aiuto, Hanna organizzò vacanze e ritiri per i pazienti, in modo da aiutarli a riscoprire le gioie della vita e dare loro la forza di portare ogni giorno la propria croce. Andava a Messa tutti i giorni, perciò riteneva che anche le persone costrette a letto dovessero ricevere quel beneficio. Grazie a lei, divenne usuale la celebrazione della Messa nelle case dei malati, insieme alla visita da parte dei parroci. Continuò poi a formare i volontari con le sue conferenze, nelle quali spiegava i principi della cura anche dal punto di vista spirituale. Fu anche insignita di molte onorificenze. Nel 1957 le fu conferito un premio dal governo polacco per il suo lavoro nel Servizio Sanitario. Il 21 dicembre 1965, poi, ottenne la croce «Pro Ecclesia et Pontifice», che le fu assegnata dal Beato papa Paolo VI grazie alla mediazione di monsignor Wojtyła. Il 17 dicembre 1971, infine, ricevette dal governo la Croce degli Ufficiali dell’Ordine della Polonia Restituta. Nel 1963, però, ad Hanna era stato diagnosticato un tumore. Tre anni più tardi, si sottopose a un’operazione chirurgica e al trattamento coi raggi X, presso il dipartimento di Ginecologia nell’Ospedale dell’Università di Cracovia. Morì a Cracovia, il 29 aprile 1973: quell’anno era la seconda domenica dopo Pasqua. Il cardinal Wojtyła celebrò i suoi funerali. Nell’omelia affermò: «Hanna, ti ringraziamo perché tra noi sei stata,con la tua grande semplicità, con questa pace interiore, e con questo calore interiore, un’incarnazione delle beatitudini di Cristo dal discorso della Montagna, specialmente di quella che dice: “Beati i misericordiosi”». I suoi resti mortali furono sepolti nel cimitero di Rakowiecki. Il 6 aprile 2016 sono stati riesumati e, dopo la ricognizione canonica, traslati nella cripta della chiesa di San Nicola a Cracovia. Il 4 aprile 2018 sono stati prelevati dalla cripta: la cassetta di rame che li conteneva è stata sistemata in un sarcofago di alabastro, dono dell’Associazione Cattolica delle Infermiere e delle Ostetriche polacche. Il sarcofago è stato quindi collocato nella chiesa di San Nicola, sotto l’altare su cui è esposto un quadro dell’incoronazione della Vergine. Nel 1995 le socie dell’Associazione Cattolica delle Infermiere e delle Ostetriche polacche trasmisero una richiesta all’arcivescovo di Cracovia, il cardinal Franciszek Macharski, per aprire la causa di beatificazione di Hanna. Il cardinale, che aveva dichiarato che Hanna era la coscienza della professione dell’infermiera, rispose positivamente alla richiesta. Era la prima volta che un gruppo professionale si rendeva attore di un procedimento canonico. Il 28 aprile 1997 la Santa Sede rilasciò il nulla osta per l’avvio della causa per l’accertamento dell’eroicità delle virtù cristiane da parte di Hanna. L’inchiesta diocesana, aperta il 3 novembre 1998, si concluse nel 2003 e fu convalidata l’11 gennaio 2008. La “Positio super virtutibus”, consegnata nel 2011, è stata esaminata dai Consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi il 27 novembre 2012. Anche i cardinali e i vescovi della stessa Congregazione hanno emesso a loro volta parere positivo. Il 30 settembre 2015, ricevendo in udienza il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Hanna Chrzanowska poteva essere dichiarata Venerabile. Come possibile miracolo per ottenere la sua beatificazione è stato preso in esame un caso avvenuto nel 2001 a Cracovia. Una donna sessantaseienne, Zofia Szlędy-Cholewińska, aveva avuto un’emorragia cerebrale unita a un lieve infarto del miocardio, che produssero una paralisi a entrambe le gambe e a una mano. Le sue condizioni erano così compromesse da impedire un intervento chirurgico, quindi la donna fu portata in terapia intensiva. A quel punto, perse conoscenza, mentre i medici mantenevano le sue attività vegetative sotto controllo. Se anche si fosse ripresa, il suo corpo avrebbe mantenuto i segni della paralisi e lei sarebbe andata incontro a continui ricoveri. All’improvviso, la paziente riaprì gli occhi: non solo parlava normalmente, ma riusciva anche a muovere gli arti che erano stati paralizzati. Fu tenuta sotto osservazione ancora per qualche tempo, ma alla fine fu dimessa completamente guarita. Il giorno in cui la donna aveva avuto l’attacco cardiaco, una sua amica infermiera, membro dell’Associazione Cattolica delle Infermiere e delle Ostetriche, aveva partecipato alla Messa mensile nella quale si pregava per chiedere la beatificazione di Hanna Chrzanowska. L’infermiera chiese alle sue consocie e colleghe d’iniziare una novena di preghiera per la guarigione della sua amica. Zofia raccontò in seguito che, durante il coma, aveva visto proprio Hanna sorriderle e dirle che sarebbe andato tutto bene. Gli atti dell’inchiesta diocesana sull’asserito miracolo sono stati convalidati il 21 maggio 2010. In seguito ai pareri positivi della Consulta medica, dei Consultori teologi e dei cardinali e dei vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui la guarigione di Zofia Szlędy-Cholewińska era da considerare inspiegabile, completa, duratura e ottenuta per intercessione della Venerabile Hanna Chrzanowska. Il rito della beatificazione è stato celebrato il 28 aprile 2018 presso il Santuario della Divina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki. A presiederlo, in qualità d’inviato del Santo Padre, il cardinal Angelo Amato. La sua memoria liturgica, per la diocesi di Cracovia, è stata fissata al 28 aprile, giorno anniversario della beatificazione e vigilia di quello della sua nascita al Cielo.

 

estratto da: http://www.santiebeati.it

da Centro Cultura Popolare