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Santo del giorno 28 giugno: Sant'Ireneo di Lione vescovo e martire PDF Stampa E-mail
Lunedì 28 Giugno 2021 00:00

Santo del giorno 28 giugno: Sant'Ireneo di Lione vescovo e martireIreneo di Lione è stato il primo teologo cristiano a tentare di elaborare una sintesi globale del cristianesimo primitivo. Vissuto all’interno di un periodo storico marcato da due eventi culturali di grande spessore: l’insorgere dello gnosticismo in ambito cristiano, prima forma di eresia in possesso di un buon impianto dottrinale, capace di affascinare molti cristiani colti; e il diffondersi nel mondo pagano del neoplatonismo, filosofia di vasto respiro, che presentava molte affinità con il cristianesimo. Secondo Ireneo, i filosofi greci ignorano Dio (Contro le eresie, II, 14, 2), ma riconosce in Platone il più religioso degli gnostici. Le notizie biografiche su Ireneo provengono dalla testimonianza, tramandata da Eusebio nel quinto libro della Storia Ecclesiastica. Con tutta probabilità, nacque a Smirne, oggi Izmir in Turchia, da una famiglia cristiana d’origine greca, verso il 135-140. Ancora giovane fu discepolo del Vescovo Policarpo, che, a sua volta, conobbe di persona l’apostolo Giovanni Evangelista. Di preciso, non si sa quando si trasferì dall’Asia Minore in Gallia. Lo spostamento dovette coincidere con i primi sviluppi della comunità cristiana di Lione, intorno al 170. Ireneo venne presentato al papa dai cristiani della Gallia con parole di alto elogio: “Zelatore del testamento di Cristo”. A Roma Ireneo fece onore al suo nome, suggerendo moderazione a papa Vittore, consigliandogli rispettosamente di non scomunicare le Chiese dell’Asia che non volevano celebrare la Pasqua nella stessa data delle altre comunità cristiane. Con gli stessi intenti pacifici, si adoperò presso i vescovi delle altre comunità cristiane per il trionfo della concordia e dell’unità, soprattutto nel mantenersi ancorati alla tradizione apostolica per combattere il razionalismo gnostico. Greco, aveva appreso le lingue “barbare” per poter evangelizzare le popolazioni celtiche. Dalla cronatassi dei vescovi di Lione, risulta che Ireneo è al secondo posto dopo Potino, primo vescovo e morto martire sotto la persecuzione di Marco Aurelio nel 177. Doveva appartenere già al collegio presbiterale della città, se proprio nel 177, poco prima dell’inizio della persecuzione imperiale, fu mandato a Roma, come latore di una lettera della comunità di Lione al Papa Eleuterio, per chiedere il suo parere come comportarsi circa il movimento “montanista”, che si era ben diffuso anche nell’ambiente lungdunense. Movimento che, poi, lo stesso Ireneo criticò nel suo Adversos haereses, (Contro le eresie). Il “montanismo”, sorto attorno al 172 in Frigia, era un movimento profetico e apocalittico insieme. Prende nome dal Montano di Frigia, che predicava l’imminente fine del mondo e la discesa della nuova Gerusalemme dal cielo nella pianura di Pepuza, piccolo villaggio a oriente di Filadelfia, da lui stesso ribattezzato appunto “Gerusalemme”. Attraverso il mondo cristiano, il movimento si diffuse anche nell’Africa e nella Gallia, creando non pochi problemi sia in campo religioso sia in quello politico. Con la Chiesa ortodossa, per esempio, i contrasti riguardavano il fatto che i montanisti affermavano la loro superiorità sul clero istituzionale e permettevano, in aperto contrasto con la Chiesa “ufficiale”, la partecipazione delle donne ai riti, e soprattutto affermavano la loro centralità nelle rivelazioni e nelle profezie, come ad esempio delle due profetesse Massimilla e Priscilla, collaboratrici del fondatore fin dall’inizio del movimento. In campo politico, essi avevano una totale avversione per qualsiasi forma di governo, e praticavano ogni forma d’indipendenza dalle autorità, mostrando disinteresse per le relative sanzioni, ivi compresa la pena capitale, tanto da affermare che, morire martire a causa della fede in Cristo, comportava il perdono di tutti i peccati e l’ingresso in Paradiso. Queste idee crearono non poco fanatismo in tante persone, che non solo erano contenti di andare incontro alla morte, ma si auto-denunciavano per essere martirizzati, tanto che l’imperatore Marco Aurelio, dei montanisti scrisse, che volontariamente si gettavano nelle arene dei gladiatori, proclamando di “essere cristiani, per farsi uccidere!”. Fatto che indusse a pensare che i Cristiani, senza alcuna distinzione, fossero dei pazzi e disturbatori della pace sociale. Questo clima spiega le facili persecuzioni contro i cristiani. Così nel 177, anche a Lione scoppiò una persecuzione in cui furono coinvolti sia il Vescovo Potino e un gruppo di quasi cinquanta cristiani tra sacerdoti e laici. Al suo ritorno da Roma, e con la morte tragica in carcere del Vescovo Potino nel 177, Ireneo venne nominato Vescovo della città di Lione, nello stesso anno dedicandosi totalmente al ministero pastorale, che si concluse, verso il 202-203, probabilmente anche con il martirio. Secondo la tradizione sant’ Ireneo avrebbe trovato la morte il 28 giugno dell’anno 202 o 203 in un massacro generale dei cristiani lionesi sotto l'imperatore Settimio Severo. Venne sepolto nella chiesa di San Giovanni, che più tardi venne chiamata di Sant’Ireneo. La Chiesa lo onora come martire sulla testimonianza di San Girolamo il quale, nel 410, per primo gli diede questo titolo. La sua tomba e i suoi resti vennero distrutti nel 1562 dagli Ugonotti calvinisti, durante le guerre di religione. La ricorrenza liturgica è il 28 giugno.

estratto da: http://www.santiebeati.it

da Centro Cultura Popolare