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NoSanto del giorno 2 ottobre: San Teofilo di Bulgaria monaco |
Domenica 02 Ottobre 2022 00:00 |
Il nome di Teofilo significa "Amico di Dio". Quello di oggi è un monaco, non soltanto amico di Dio, ma anche amico dell'arte. S'intende dell'arte sacra, che fu messa in pericolo, a Costantinopoli, nell'VIII secolo, a causa del decreto di Leone III l'Isaurico ai cosiddetti "Iconoclasti" che potrebbero esser chiamati "spezza immagini". La preoccupazione che l'arte cristiana potesse dar luogo a una nuova idolatria, aveva più volte spinto alcuni Vescovi a frenare la tendenza devozionale verso le immagini sacre. Ma il Papa Gregorio Magno, con un sua opportuna lettera, aveva già messo in guardia dall'eccesso di zelo da parte di coloro che per evitare la ricaduta nell'idolatria avevano addirittura bandito le immagini dalle chiese. Egli, con paterna sollecitudine, vedeva nell'Arte sacra un mezzo per istruire e per edificare il popolo cristiano non in condizione di possedere o di leggere libri. Ma alla Corte di Costantinopoli,
sotto l'influsso della cultura araba, alcuni intellettuali dell’Università imperiale indussero Leone III l’Isaurico a prendere posizione contraria all'arte religiosa. Egli ordinò di abbattere la statua del Cristo nell'atrio del Palazzo imperiale. Contro il suo editto si levò il patriarca di Costantinopoli, il quale fece ricorso a Roma. Il Papa Gregorio condannò immediatamente l'iconoclastia. Qualche Vescovo orientale, invece di obbedire al Papa, si mostrò ossequiente agli editti Imperiali, ma i Monaci furono tutti col Papa contro l'Imperatore, non solo per il loro spirito di obbedienza, ma per il fatto che, vivendo a contatto con il popolo, ne conoscevano i bisogni e i sentimenti. Ed era proprio per il popolo che gli artisti, sotto la dettatura dei monaci, si sforzavano di rappresentare sensibilmente l’ ineffabile. Le figurazioni dell'arte, per simboli e per allegorie, dovevano suggerire idee e sentimenti; non costituire realtà mitiche. L'arte era poi un potente sussidio dell'apostolato: formava una specie di predicazione per immagini, che tutti potevano comprendere. Perciò i monaci sfidarono le ire dell'Imperatore, rifiutando di spezzare le immagini. Furono incarcerati, vennero esiliati, subirono persecuzioni e supplizi. A molti furono mozzati gli orecchi, ad altri venne tagliato il naso, ad altri la lingua. Chi fu accecato, chi fu mutilato. Nel migliore dei casi, moltissimi monaci ebbero bruciate le lunghe barbe. San Teofilo, di cui oggi si ricordano le benemerenze verso la fede e l'arte, subì la fustigazione e fu chiuso in un carcere. Alla fine venne esiliato, e in esilio morì. In un esilio che fu la sua vera patria, perché gli valse la gloria di quegli altari che gli Imperatori bizantini non riuscirono a rendere squallidi e sui quali, dopo l'inutile persecuzione, tornò a trionfare l'arte, maestra degl'indotti e consolatrice dei poveri.
estratto da: http://www.santiebeati.it da Centro Cultura Popolare |