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NoSanto del giorno 3 marzo: Sant'Anselmo di Nonantola abate |
Venerdì 03 Marzo 2023 00:00 |
Anselmo nacque verso il 720 a Cividale o Vicenza, figlio di Wectari di Vicenza, duca del Friuli, era fratello di Giseltrada sposa di re Astolfo (749-756) e di Aidin, con cui possedeva insieme beni terrieri a Verona e Vicenza citati in documenti del 797 e 820. Anselmo fu per qualche tempo anche duca del Friuli; nel 749 però lascia tutte le attività e cariche politiche per dedicarsi a una vita di santità; lascia il Friuli risalendo la valle dell’Alto Panaro, dove il cognato re Astolfo, gli dona la terra di Fanano e qui si ferma a fondare un cenobio per accogliere i monaci che ormai gli si erano radunati attorno e, più in alto verso il passo di Santa Croce Arcana, apre un ospizio per pellegrini che prende il nome di Sant’Jacopo di Val d’Amola. L’opera di accoglienza dei pellegrini, molto numerosi nella valle, che era uno dei passaggi obbligati tra il Nord e la Toscana, costituisce un impegno primario e nessun pellegrino deve allontanarsi senza avere ricevuto con misericordia ogni assistenza. Nel 751 il re Astolfo, che comunque aveva mire espansionistiche, aveva occupata Ravenna e
dona ad Anselmo un altro territorio tolto dal Ducato di Persiceta, di nome ‘Nonantolae’, che controllava le strade che da Verona e Piacenza scendevano a Bologna. Il santo abate e i suoi monaci si danno da fare per costruire una chiesa e il monastero, bonificando e coltivando quelle terre ormai abbandonate e incolte, producendo un vantaggio economico e sociale a tutta la regione. Si sa che la chiesa dedicata alla Madonna venne consacrata l’8 ottobre del 752 dal vescovo Geminiano di Reggio Emilia per delega del papa Adriano I. Una seconda dedica, questa volta agli Apostoli, è fatta dall’arcivescovo di Ravenna Sergio (748-769), e nel 752 Anselmo, insieme a re Astolfo, va a Roma per offrire in dono al papa Adriano I il monastero nonantolano. Il Sommo Pontefice conferisce ad Anselmo la dignità di abate e gli dona i ‘corpi santi’ di san Silvestro papa e di altri martiri; così il 20 novembre 756 il vescovo di Bologna Romano compie una terza dedicazione della chiesa e monastero questa volta a San Silvestro I papa. Alcune di queste notizie non sono certificate dalla realtà storica del periodo, come il dono delle reliquie, ma in realtà molte reliquie di martiri romani emigrarono verso il Nord a seguito delle spoliazioni di cimiteri suburbani compiute dai Longobardi durante l’assedio di Roma del 756. L’opera dell’abate Anselmo è sottolineata dalla grandiosa attività di assistenza sociale e spirituale svolta a favore delle folle degli umili che si sviluppò e proseguì nei secoli, attraverso i suoi monasteri. Oltre quello di Fanano, egli fondò altri tre monasteri con annessi ospizi, dipendenti dall’abbazia di Nonantola: quello di Sant’Ambrogio dove il fiume Panaro taglia la via Emilia, quello del ‘Vicus Domnani’ a Vicenza (ora San Silvestro) e quello non meglio identificato nel ‘luogo detto Susonia’ con l’oratorio di Santa Giustina. Oltre 1100 monaci da lui dipendenti si dedicarono all’ascesi, all’assistenza sociale, alla trascrizione dei codici, all’attività ospedaliera, alla bonifica dei terreni; per un certo numero di anni fu come in esilio a Montecassino, durante il regno di Desiderio (757-774): il perché ci è ignoto, ma Anselmo poté ritornare a Nonantola solo dopo la morte di Desiderio. Nel periodo cassinese acquistò per la sua abbazia vari codici, infatti queste operazioni sono registrate nell’Archivio Nonantolano compilato verso il 1000. Si prodigò per la pace fra longobardi e franchi, al punto che il re franco Carlo Magno, lo ringraziò con larghi benefici e privilegi per l’abbazia. Anselmo è uno dei personaggi più imponenti del monachesimo dell’Alto Medioevo e l’unico santo longobardo di cui ci siano pervenute notizie certe. Di lui parlano numerosi documenti, bolle, rescritti, diplomi e una ‘Vita’ scritta nel secolo XI già nota dal ‘Catalogus Abbatum’ del 1037. Morì il 3 marzo 803 a 80 anni di età e a 50 dalla fondazione del monastero; fu sepolto nella chiesa della stessa abbazia. Nel 1400 l’abbazia aveva già una sua tipografia; codici miniati, pergamene, e reliquiari preziosi sono conservati nel tesoro della chiesa, costruita nelle forme romanico-lombarde e a cui lavorarono insigni artisti medioevali.
estratto da: http://www.santiebeati.it da Centro Cultura Popolare |