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NoSanto del giorno 4 marzo: San Casimiro principe polacco |
Sabato 04 Marzo 2023 00:00 |
Casimiro nasce a Cracovia in Polonia il 3 ottobre 1458, terzogenito dei tredici figli del re di Polonia Casimiro IV, appartenente alla dinastia degli Jagelloni, di origine lituana, e di Elisabetta d’Austria, figlia dell’imperatore Alberto II. Il matrimonio tra i due, rivelatasi un’unione felice oltre che fertile, era stato combinato con l’aiuto di Giovanni Dlugosz, storiografo e canonico di Cracovia, religioso schivo ma di grande erudizione e santità. Proprio a lui fu dunque affidata l’educazione di Casimiro quando questi raggiunse l’età di nove anni ed il sacerdote si rivelò un ottimo insegnante, severo al punto giusto, quasi un secondo padre per il piccolo principe. Tutti i suoi fratelli riescono a possedere la corona regale, a lui solo è riservata l’aureola dei santi. Perché la prima, se avesse voluto, l’avrebbe avuta in capo già a 13 anni, quando cioè gli Ungheresi si ribellarono al loro re, Mattia Corvino, che deposero dal trono e, poi, andarono a offrire la corona a lui. Non ancora quindicenne, in seguito alla richiesta da parte della nobiltà ungherese, il padre inviò Casimiro a guidare un esercitò contro il sovrano ungherese, Mattia Corvino. Quando però Casimiro venne a sapere che Mattia disponeva di truppe ben più numerose delle sue e si rese
conto di essere stato abbandonato sia dalla nobiltà ungherese che in un primo tempo aveva richiesto il suo intervento, ma anche dalle proprie truppe in diserzione, accolse favorevolmente il consiglio dei suoi ufficiali e interruppe la spedizione. Intanto il pontefice Sisto IV, temendo forse che la guerra rischiasse solo di favorire la causa turca, aveva inoltrato un appello di desistenza al sovrano polacco. Il re, dimostratosi disponibile ad un colloquio di pace, inviò un messaggero al figlio, che però con sua grande vergogna scoprì già ritiratosi. Per castigo fu vietato a Casimiro di fare ritorno a Cracovia e venne rinchiuso per tre mesi nel castello di Dobzki. Nonostante le pressioni del padre e le nuove richieste da parte dei nobili magiari, Casimiro non si lasciò mai più persuadere ad abbracciare le armi. Era soltanto un ragazzo, ma con le idee molto chiare: appena viene a sapere che il papa è contrario alla deposizione del re e all’imposizione con la forza di un successore così giovane, rinuncia alla corona e a ogni ambizione del regno, che avrebbe fatto gola a chiunque, tanto più a un adolescente. Sarebbe uno sbaglio, però, considerarlo un ragazzo senza ambizioni. Educato cristianamente e con saldi principi morali, egli sogna infatti di realizzare in sé l’ideale ascetico della povertà e dell’umiltà, pur restando nel mondo e continuando a essere impegnato in politica. Anzi, servendosi proprio di quest’ultima per realizzare la giustizia, difendere i più deboli e soccorrere i poveri, che a quei tempi erano più numerosi di oggi e vivevano solo di carità. Il re suo padre, re Casimiro IV (1440-1492) impegnato in una vasta operazione di espansione del regno e con l’ambizione di abbracciare in un unico regno tutti gli stati tra il Baltico e il Mar Nero, gli affida la reggenza della Polonia e Casimiro non lo delude, dimostrando intelligenza politica e prudenza di governo, anche se la salute, minata dalla tubercolosi, comincia a dargli i primi seri problemi. Diversamente non si comporta quando il padre lo nomina vicecancelliere della Lituania: dignitari e sudditi ammirano in lui tanta delicatezza e semplicità, un’ attenta sensibilità verso i più umili, una carità smisurata, tanta preghiera e penitenza. E tutto senza tralasciare gli impegni di governo, anzi illuminando e dando un senso a questi proprio con quelle virtù che tutti gli riconoscono. Servitore fedele del suo stato, una sola volta si oppone alla ragion di stato: quando il padre gli chiede di sposare una figlia dell’imperatore tedesco Federico III, nel quadro di una politica matrimoniale che mira ad allargare i già estesi confini del regno polacco. Casimiro, con una fermezza non certo sconosciuta a chi gli è vicino ma con grande scandalo dei soliti benpensanti e di quanti ritenevano politicamente necessario quel matrimonio, non ne vuole assolutamente sapere, rivelando di essersi consacrato a Dio, “monaco” nel mondo immerso negli impegni di corte. Non ha neppure 26 anni di vita, in mezzo agli splendori della corte e alle tentazioni del potere; ma aspira a una santità conquistata palmo a palmo, anche a prezzo di sacrifici e rinunce. Muore a Grodno presso Vilnius in Lituania il 4 marzo 1484, a poco più di 25 anni. Le sue spoglie trovarono sepoltura nella cattedrale di Vilnius, odierna capitale lituana, ove ancora oggi sono venerate. Sulla sua tomba si verificarono moltissimi miracoli e il re Sigismondo decise di inoltrare al papa Leone X una petizione per richiedere la canonizzazione del principe polacco. Per lui si istruì un regolare processo di beatificazione, culminato nel 1520, durante il Concilio Lateranense, con la solenne conferma di un culto che polacchi e lituani da sempre hanno tributato al loro principe santo che «volle sempre esser considerato fra i miti e i poveri di spirito, piuttosto che fra i nobili e i potenti di questo mondo». Nel 1521 papa Leone X lo dichiarò patrono della Polonia e della Lituania, ma fu ufficialmente canonizzato solo nel 1602 dal pontefice Clemente VIII e nel 1621 la sua festa venne estesa alla Chiesa universale. Il culto del santo è rimasto assai vivo anche tra i polacchi e i lituani emigrati in America.
estratto da: http://www.santiebeati.it da Centro Cultura Popolare |