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NoSanto del giorno 21 maggio: San Carlo Eugenio de Mazenod vescovo e fondatore |
Domenica 21 Maggio 2023 00:00 |
Suo padre era presidente della Corte dei Conti della Provenza e aveva visto con trepidazione il 5 maggio 1789 radunarsi gli stati generali a Parigi, sotto l’influsso delle idee rivoluzionarie e massoniche. Nel 1790 l’illustre magistrato, Monsieur de Mazenod, da Aix-en-Provence, si rifugiò con la famiglia a Nizza, allora appartenente alla repubblica di Genova, per il momento ancora libera dai rivoluzionari di Francia. Portava con sé un bambino di otto anni, nato il 2 agosto 1782, intelligente, di singolare bontà, di nome Eugenio. Quando le armate rivoluzionarie dilagheranno anche a Genova, nel regno di Piemonte e in Italia, per diffondervi, tramite violenze di ogni genere, la negazione di Gesù Cristo e della sua Chiesa, Eugenio e la sua famiglia si rifugiarono prima a Torino, poi a Venezia e a Napoli, infine a Palermo. A Venezia, Eugenio frequentò le lezioni tenute dai fratelli sacerdoti Zinelli, dai quali ebbe scuola e formazione spirituale così salda che né le difficoltà dell’esilio, né le idee sovversive del tempo poterono intaccare la sua fede. Anzi,
proprio in quel tempo in cui aveva sentito di migliaia di martiri caduti sotto la ghigliottina o per la persecuzione dei rivoluzionari, era sbocciato in lui il desiderio di consacrare la vita al suo Signore e Maestro. Nel 1802 a 20 anni, poté rientrare in Francia e a Parigi chiese di essere accolto nel Seminario di Saint Sulpice. Il dibattito era caldissimo sui diritti del Papa Pio VII, conculcati, e sulle offese atroci fattegli da Napoleone, giunto al potere. Eugenio de Mazenod, impegnato nella difesa del Papa, diventò uno dei più stretti collaboratori di Monsignor Emery, che lo nominò suo agente di collegamento con i Cardinali romani, esuli a Parigi. Finalmente il 21 dicembre 1811 poté essere ordinato sacerdote da Monsignor Demandolx, Vescovo di Amiens. Nel 1812 rientrò a Aix-en-Provence, sua città natale, dove iniziò il suo apostolato predicando la Quaresima in provenzale nella chiesa della Maddalena «per i suoi rispettabili fratelli, i poveri». Fu un successo per le confessioni e le conversioni ottenute. Subito fondò un’opera per la formazione cristiana della gioventù e accettò di dedicarsi all’apostolato nelle carceri. Nel 1815, si impegnò ancora di più nelle missioni parrocchiali iniziando nell’antico Carmelo di Aix, la Società dei Missionari di Provenza, per l’apostolato della gente più povera delle campagne. Era nato il primo nucleo degli Oblati di Maria Immacolata. Nel frattempo era stata ripristinata la diocesi di Marsiglia, da affidarsi al Canonico Fortunato De Mazenod, come Arcivescovo, e a suo nipote Monsignor Eugenio, come vicario generale. Correva l’anno 1823 e Monsignor Fortunato aveva 73 anni, suo nipote e vicario ne aveva 41: entrambi, con perfetto accordo, intendevano rivitalizzare la diocesi che troppo aveva patito durante la rivoluzione e l’impero. Nessuna difficoltà riuscì a fermarli nel progetto di «preparare un Clero all’altezza dei tempi». Per 14 anni, Monsignor Eugenio De Mazenod sarà vicario generale, poi toccherà a lui raccogliere nelle sue mani il governo episcopale di Marsiglia, fino a essere considerato il 2º fondatore della medesima diocesi. La città portuale stava enormemente sviluppandosi e crescendo; aumentavano i traffici e i commerci, portando nuovi problemi economici e sociali. L’Arcivescovo pensò subito di rendere i metodi di apostolato più adeguati alla crescita della diocesi per rispondere con il Vangelo di Gesù ai nuovi problemi. In breve, 22 nuove parrocchie. Oltre a far erigere il grande Santuario di Nostra Signora della Guardia e la nuova cattedrale, progettò un grande numero di chiese nuove e molte altre fece restaurare. Chiamò in diocesi ben 25 Ordini religiosi a collaborare con i suoi preti diocesani per un apostolato che doveva arrivare a tutti, anche ai più lontani. Ai suoi preti, già come vicario generale, poi come Arcivescovo, si rivolge con la premura di un padre e un vero maestro di santità, affinché, «a immagine di Cristo», con le dimensioni del suo Cuore divino che «abbraccia Dio e il mondo nella carità teologale e non ha pace finché c’è un’anima da salvare». A ognuno di loro chiese regolarità di vita, dedizione a Cristo e al ministero del confessionale, della predicazione, del catechismo. Centro della sua Azione è l’Eucaristia: «Lì – spiega con frequenza – Gesù è in stato di vittima come sulla croce. È non solo la vittima, ma anche il Sacerdote che si offre e si immola per noi, per attirare su di noi tutte le grazie meritate con il Suo Sacrificio, per allontanare i castighi della giustizia divina che le nostre infedeltà ci attirano». Soprattutto la povera gente del popolo, in primo luogo le note «pescivendole» di Marsiglia, si affezionano a lui, aristocratico anche nell’aspetto, ma così fedele alla sua vocazione di Vescovo, di Padre e Maestro della fede. Marsiglia intera lo venera, già in vita, come un santo. Ai suoi Oblati di Maria Immacolata, perfezionando la loro fondazione, dà come motto l’affermazione di Gesù: “Dio mi ha mandato a evangelizzare i poveri». L’ora di Dio giunge per loro quando nel 1841, vengono chiamati in Canada: 4 suoi missionari e 2 coadiutori laici si imbarcano per quel Paese lontano, subito seguiti da altri. Per la loro opera, sostenuta dal santo Arcivescovo, il messaggio di Gesù si propaga in condizioni eroiche dal Fiume Rosso all’Oceano Glaciale, dal Pacifico alla baia di Hudson. In 20 anni, gli Oblati crescono da 60 a 415, davvero benedetti da Dio con l’affluenza di numerose vocazioni. Altre missioni seguiranno negli Stati Uniti, nel Messico, a Ceylon, in Sud-Africa. Vedere espandersi il Regno di Gesù nella sua diocesi di Marsiglia e in terra di missione, è la gioia più grande di questo pastore dal cuore ardente come Gesù. Come grazia ultima, chiede di poter morire in piena lucidità. Offre a Dio il suo estremo sacrificio, mentre intorno a lui i suoi «figli», cantano dolcemente la «Salve Regina». È il 21 maggio 1861. Papa Paolo VI lo beatificò il 19 ottobre 1975 e Giovanni Paolo II, il 3 dicembre 1995, lo iscrisse tra i santi: Sant’Eugenio de Mazenod. estratto da: http://www.santiebeati.it da Centro Cultura Popolare |