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NoSanto del giorno 2 giugno Santi Marcellino e Pietro Martiri |
Venerdì 02 Giugno 2023 00:00 |
Sui Santi Marcellino e Pietro martiri la più antica notizia sul loro martirio ci è stata tramandata da papa Damaso (m. 384) il quale attesta di averla appresa in gioventù dalla bocca dello stesso carnefice. Secondo la testimonianza del papa, il giudice aveva ordinato che i due martiri fossero decapitati nel folto di una selva affinché i loro sepolcri restassero sconosciuti; condotti al luogo del supplizio essi si prepararono con le proprie mani la tomba, in cui i loro corpi rimasero ignorati finché la pia matrona Lucilla, venuta a conoscenza della cosa, si premurò di farli trasferire e seppellire altrove. Il loro sepolcro infatti è indicato dal Martirologio Geronimiano, il quale attesta che Marcellino era presbitero e Pietro esorcista e li commemora il 2 giugno, nel cimitero “ad duas lauros” al terzo miglio della via Labicana. Ivi li venerarono i pellegrini del secolo VII, mentre il “dies natalis” (cioè il giorno della nascita in cielo in conseguenza della morte) è concordemente attestato da tutti i libri liturgici (Sacramentari) e agiografici (martirologi storici). Secondo l'autore del “Liber Pontificalis”, Costantino edificò in loro onore una basilica; il carme che il papa Damaso aveva posto sul loro sepolcro fu poi distrutto dai Goti, ma il papa
Vigilio lo rifece, inserendo i nomi dei due martiri anche nel Canone della Messa. Allo stesso periodo deve attribuirsi il loro ricordo nella liturgia ambrosiana e la dedicazione di un'altra chiesa a loro intitolata sulla moderna via Labicana (all’angolo con via Merulana) già attestata nel sinodo romano del 595. Quasi nello stesso periodo fu composta anche una passio (BHL, II, o. 776, n. 5230) che nella parte migliore non fa altro che parafrasare il carme damasiano, ma aggiunge fantastiche notizie secondo le quali i nostri santi avrebbero avuto relazione con i martiri Artemio, Seconda e Paolina (v. BSS. II, col. 490), sarebbero stati uccisi al XII miglio della via Aurelia, in una località che in loro ricordo fu detta Silva Candida (antica Lorium), che il carnefice si chiamava Doroteo e da vecchio si convertì al Cristianesimo ricevendo il Battesimo dalle mani del papa Giulio I. Le reliquie dei due martiri nel secolo IX sarebbero state trasferite a Seligenstadt in Germania, ma dal racconto di Eginardo nasce il fondato sospetto che il famigerato diacono Deusdona, parte in causa e agente principale di quella traslazione, abbia, secondo il suo costume, ingannato i messi del pio scrittore e abate. Nell’iconografia questi due martiri sono in genere rappresentati come uomini di mezza età, con tonsura, e sono loro posti tra le mani un rotulo o una corona. Nelle catacombe da loro denominate in Roma (IV e V secolo) un affresco li presenta contraddistinti dal nome, senza aureola, con breve barba, accanto all'Agnello. Un altro affresco del V o VI secolo nelle catacombe di Ponziano, li rappresenta invece imberbi, ai lati di san Pollione, sempre però contraddistinti dal nome.
estratto da: http://www.santiebeati.it da Centro Cultura Popolare |