Roma: “giustiziagiusta” sulla richiesta di condanna dell’ex sindaco PD Ignazio Marino per lo scandalo scontrini |
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Giovedì 29 Settembre 2016 16:23 |
Dalla associazione di cittadinanza attiva "giustiziagiusta" riceviamo la seguente comunicazione: "Apprendiamo dalla stampa nazionale la notizia che la Procura di Roma ha richiesto la condanna di tre anni e 10 giorni per l’ex sindaco PD di Roma Ignazio Marino per lo scandalo degli scontrini, ovvero le spese personali effettuate con una carta di credito del Comune di Roma quando era sindaco. L’ex sindaco è imputato di falso, peculato e truffa in
relazione all’utilizzo della carta di credito del Campidoglio ed al pagamento di consulenze della sua Onlus “Imagine”. Oltre a questo, 500mila euro per danno di immagine e altri 100mila euro per danno funzionale, è invece la richiesta di risarcimento fatta dall’Avvocatura di Roma Capitale all’ex sindaco Marino per le vicende dell’uso improprio della carta di credito del Campidoglio e per un ingiusto profitto procurato alla propria Onlus. La richiesta di condanna è stata formulata dai pubblici ministeri. I rappresentanti dell’accusa sono partiti da una pena di quattro anni e otto mesi di reclusione (quattro anni per il caso scontrini, otto mesi per la vicenda Onlus), ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato da parte di Marino. Per la Procura, il chirurgo PD avrebbe saldato con la carta di credito di rappresentanza 56 banchetti privati, fatti passare come “incontri istituzionali” negli scontrini di servizio. Le cene irregolari sono state evidenziate dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria: sono state effettuate tra il luglio 2013 e il giugno 2015, per un conto che ammonta a circa 13mila euro. Nel capo d’imputazione gli inquirenti scrivono che Marino avrebbe pagato i pasti «nell’interesse suo, dei congiunti e di altre persone non identificate», cagionando «un ammanco stimato in euro 12.716» e aggiudicandosi l’accusa di peculato. In relazione alla Onlus Imagine, da lui fondata nel 2005, l’ex sindaco rischia infine la condanna per truffa insieme ad altre tre persone. I pm contestano agli imputati di aver predisposto la certificazione di compensi per prestazioni a collaboratori fittizi o inesistenti, che avrebbe procurato alla Onlus un ingiusto profitto di seimila euro. Il chirurgo, in qualità di legale rappresentante, avrebbe siglato le certificazioni anomale, tra il 2013 e il 2014”.
da giustiziagiusta |