Siena: “giustiziagiusta” sull’arresto dei negrieri che sfruttavano gli immigrati per la vendemmia |
|
|
|
Venerdì 29 Settembre 2017 16:07 |
Dalla associazione di cittadinanza attiva "giustiziagiusta" riceviamo la seguente comunicazione: "Apprendiamo dalla stampa nazionale le notizia che in provincia di Siena un gruppo di negrieri sfruttava lavoratori stranieri braccianti nelle aziende senesi. «Ci facevano lavorare - racconta ai carabinieri Jamal - come degli animali». Così è dovuta intervenire la magistratura e il Giudice per le Indagini
Preliminari di Siena scrive nella ordinanza di custodia cautelare contro i negrieri: «Lo sfruttamento della manodopera costituisce per la “Toscana Agriservizi” una condotta sistematica, una vera e propria strategia d’impresa tramite la quale si impone sulla concorrenza con l’illecito risparmio di costi». Questa è la storia della “Toscana Agriservizi”, una ditta (posta dal gip sotto amministrazione giudiziaria) che sfruttava centinaia di lavoratori stranieri, soprattutto afgani, turchi, iracheni, tunisini. Migranti in attesa (o che avevano ottenuto) di asilo politico, di protezione sussidiaria, per motivi umanitari, di occupazione. L’indagine ha mosso i suoi primi passi all’inizio del 2016, quando i carabinieri di Radda in Chianti scoprono che in alcune case vivevano braccianti stranieri in condizioni molto precarie e di scarsa igiene («pareti annerite dal fumo, bagni in condizioni fatiscenti, impianti elettrici fuori norma, muffa sulle pareti e soffitti»). In alcuni casi, otto, dieci migranti in sessanta metri quadri. E ognuno doveva pagare circa 100 euro al mese per l’affitto. La “Toscana Agriservizi” era stata costituita nel 2012 e ufficialmente aveva 174 dipendenti stranieri. Che lavoravano spesso al nero, sempre sottopagati. Invece di un salario di 1000euro , né ricevevano uno di 450/600euro. Sottopagati: 6.50 euro all’ora invece dei 7.50 euro stabiliti dal contratto di lavoro. Il 3 marzo scorso, all’alba, una pattuglia di carabinieri ferma un furgone della “Toscana Agriservizi” con una decina di lavoratori afgani e un autista moldavo. Vengono così perquisiti gli alloggi e nelle abitazioni vengono trovate le agende dei lavoratori sulle quali erano segnate le ore lavorate e i guadagni. Tutti avevano spiegato di prendere un salario al nero, di avere meno ore dichiarate in busta paga di quelle effettivamente fatte. Per gli indagati, l’accusa contestata è stata quella di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Naturalmente, nessuna visita di idoneità al lavoro o la presenza ai corsi di formazione è stata mai garantita ai migranti. Alcuni lavoratori hanno denunciato anche episodi di violenze e minacce”.
da giustiziagiusta |