Crotone: “giustiziagiusta” sui sindaci PD e il presidente provinciale PD Nicodemo Parrilla arrestati per mafia |
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Martedì 09 Gennaio 2018 16:16 |
Dalla associazione di cittadinanza attiva "giustiziagiusta" riceviamo la seguente comunicazione: “Apprendiamo dalla stampa nazionale le notizia che il sindaco di Cirò Marina e presidente della provincia di Crotone, il PD Nicodemo Parrilla, è stato arrestato assieme a 169 persone tra la Calabria e la Germania. Per i magistrati che hanno coordinato l’indagine Stige, il sindaco di Cirò Marina era un vero e proprio affiliato al clan Farao-Marincola. E anche chi era stato eletto al posto suo nel 2011 è stato arrestato con l'accusa di essere vicino alle cosche. Così primi cittadini, assessori, consiglieri comunali, in provincia di Crotone i politici non erano un semplice concorrente esterno della ‘ndrangheta. Secondo gli inquirenti, infatti, la tessera del clan ce l’ha anche il presidente del
consiglio comunale Giancarlo Fuscaldo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa perché “fungeva da tramite tra i plenipotenziari della cosca, il sindaco e il consigliere Giuseppe Berardi”. Ritenuto organico ai Farao-Marincola, tanto da essere stato sempre eletto dal 2006 ad oggi, nell’ordinanza di custodia cautelare Berardi è descritto come il “collante con la pubblica amministrazione comunale”. Un collante che “ordisce una politica amministrativa” incentrata sugli “interessi imprenditoriali, e non, della cosca”. Tra la prima e la seconda amministrazione Parrilla, c’è un periodo di transizione: nel 2011, infatti, era stato eletto sindaco Roberto Siciliani. E pure lui è finito agli arresti per associazione mafiosa assieme ai fratelli Nevio (ex assessore comunale) e Mario. Dodici anni fa erano tutti insieme, poi “si verificava una scissione tra le due correnti politiche, che, di fatto, favoriva l’alternanza sempre comunque seguendo un disegno imposto dalla cosca cirotana”. A Strongoli il sistema era lo stesso: il sindaco Michele Laurenzano del PD è finito in carcere per concorso esterno. Le accuse? “Poneva in essere tutta una serie di atti procedimentali al fine di predisporre il piano spiagge” in maniera da favorire “il chiosco balneare gestito dall’associato Giuseppe Giglio”. Un sindaco al servizio dei clan, disposto anche a far bitumare, con soldi pubblici, la strada di accesso all’abitazione privata di un esponente della famiglia mafiosa. Nel comune di Casabona, invece, il clan capeggiato dal boss Francesco Tallarico poteva contare su Domenico Cerrelli, il vicesindaco PD che agevolava “l’aggiudicazione di rilevanti appalti pubblici a imprenditori contigui alla cosca”. Cerrelli, infatti, era titolare di due imprese di carburante i cui utili però finivano nella cosiddetta “bacinella”, la cassa comune che serviva alla famiglia mafiosa per finanziare le sue attività illecite”. A Mandatoriccio, invece, il business è rappresentato dai boschi della Sila. Qui, la possibilità di vendere il legno degli alberi era al centro di un appalto che il sindaco PD Angelo Donnici e l’assessore Filippo Mazza hanno affidato formalmente a una società campana. Di fatto, però, i lavori sono stati eseguiti dalla ditta dei fratelli Spadafora di San Giovanni in Fiore, dove i carabinieri sono andati ad arrestare l’ex vicesindaco Giovanbattista Benincasa. Il politico è accusato di aver intascato parte degli utili dell’attività boschiva dell’imprenditore Pasquale Spadafora. In cambio di favori nella concessione di licenze edilizie e dell’assunzione della moglie al comune. In più Spadafora avrebbe provveduto alla riscossione di crediti che Benincasa non riusciva a recuperare. È lo stesso Spadafora che i carabinieri del Ros intercettano mentre discute delle elezioni europee del 2014 con il dipendente regionale Luigi Foglia. Quest’ultimo gli chiede di votare per Gino Trematerra, padre di Michele, al tempo assessore regionale del dipartimento Agricoltura e Foreste”.
da giustiziagiusta |