Pisa: “giustiziagiusta” sull’arresto del giudice Roberto Bufo per associazione a delinquere |
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Venerdì 12 Gennaio 2018 16:20 |
Dalla associazione di cittadinanza attiva "giustiziagiusta" riceviamo la seguente comunicazione: “Apprendiamo dalla stampa nazionale le notizia che i carabinieri di Massa Carrara, coordinati dalla Procura di Genova, hanno eseguito 7 ordinanze di custodia cautelare (quattro delle quali in carcere): in cella sono finiti il giudice Roberto Bufo, già Pubblico Ministero a Massa e ora giudice in servizio a Pisa, il commercialista carrarese Roberto Ferrandi (indagato anche per un filone rimasto a Massa) e la figlia Francesca, avvocato a Pisa
dove le venivano assegnate curatele e amministrazioni di sostegno, e il Giudice di Pace in pensione e ora avvocato presso il foro di Pisa Oberto Cecchetti, residente in provincia di Roma. L'indagine della Procura ligure ha poi letteralmente decapitato l'istituto di vendite giudiziarie di Pisa: il direttore Virgilio Luvisotti, ex consigliere regionale di AN (poi nel Gruppo Misto), è finito agli arresti domiciliari insieme al suo braccio destro, Giovanni Avino. Domiciliari anche per l'architetto di Pontedera (Pisa), Luca Paglianti, dipendente della Provincia e Consulente Tecnico d’Ufficio per il Tribunale pisano. Le intercettazioni telefoniche e ambientali, dall’aprile 2016 al gennaio 2018, sono state alla base del lavoro degli investigatori che hanno fatto ricorso anche a telecamere piazzate negli studi professionali. Nella registrazione, le voci di persone sono raccolte dalle microspie piazzate dagli investigatori e in quella che sembra la spartizione di un bottino si sente: "Dobbiamo cercare di rubare il più possibile. Se si prendono anche i fallimenti di Massa sarà una cascata di diamanti". La conversazione fra il ragioniere di Carrara e il giudice di Pisa Roberto Bufo sintetizza un accordo “illecito” che ha portato all’arresto di 7 persone. Le aste pilotate del tribunale di Pisa andavano avanti dal 2016 grazie a un sodalizio criminoso costituito dal giudice in servizio nella città toscana, da un commercialista e sua figlia, da un consulente tecnico d'ufficio e da un avvocato compiacente. Una associazione a delinquere, secondo l'accusa, dove tutti i ruoli erano ben definiti e che serviva anche a distrarre fondi degli assi ereditari destinati invece allo Stato”.
da giustiziagiusta |