Dall’Italia: Contro il “verminaio giudiziario” sempre più voci per una riforma della giustizia |
|
|
|
Martedì 20 Aprile 2021 17:37 |
Sempre più frequentemente gli organi di informazione riportano raccapriccianti notizie sulle deviazioni della giustizia praticata da certi magistrati, tanto che in molti ormai parlano apertamente di "verminaio giudiziario". Non è solo lo scandalo Palamara a provocare sempre più numerose prese di posizione, fino al punto che alcuni partiti politici vorrebbero l'istituzione
di una commissione parlamentare di inchiesta. E' dalla destra che proviene questa iniziativa, mentre la sinistra fa quadrato, intransigente. Eppure anche a sinistra alcune prese di posizione critiche, se non addirittura dure, stanno affiorando, e anche fra i magistrati alcuni ne avvertono la necessità. Come "giustiziagiusta" abbiamo tante volte segnalato le storture della giustizia e saremmo ben felici di veder aperta una inchiesta su un fenomeno preoccupante, sebbene senza dimenticare che ha comunque un fondamento anche la preoccupazione di certa sinistra sui rischi di pervenire a una sorta di regolamento di conti fra politica e magistratura, cioè nel bel mezzo di una "guerra" fra poteri dello Stato, dalle imprevedibili, se non preoccupanti conseguenze. «La verità è che la politica ignora i problemi della giustizia, che si abbattono soprattutto sui cittadini comuni, e che ai magistrati interessa più la loro politica interna, correntizia, piuttosto che quella del Palazzo - afferma il noto penalista Franco Coppi - E la prova è che tutti parlano dei mali dell'amministrazione dei tribunali, però sono discorsi che sento da più di cinquant' anni senza che sia mai stata trovata una soluzione. Anzi, ho l'impressione che, più se ne parla, meno si fa e più i mali della giustizia si aggravano. Prenda la lunghezza dei processi: sembravano eterni già negli anni Settanta, oggi durano ancora di più La ragione di tutto questo? Sciatteria, è la prima parola che mi viene in mente». Addirittura il ministro e avvocato Giulia Buongiorno afferma che nell'esame di magistratura bisognerebbe inserire un test psicologico. «Sono d'accordo che servirebbero mezzi di selezione più rigorosi - commenta il penalista Coppi - Non è ammissibile che si diventi magistrati, acquistando diritto di vita e di morte sugli italiani, dopo due o tre compitini di legge. Ci vorrebbero esami più articolati attraverso i quali saggiare anche la preparazione morale e spirituale e l'equilibrio psicologico e politico del candidato». Ci sembra una opzione tutt'altro che trascurabile.
da giustiziagiusta |