Agrigento: Beatificato il “giudice ragazzino” Rosario Livatino |
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Domenica 09 Maggio 2021 17:36 |
Specchio delle contraddizioni stridenti di questa società malata: da una parte la nefasta prospettazione del "verminaio giudiziario" non solo a seguito del cosiddetto "scandalo Palamara", ma anche della tenebrosa vicenda del Consiglio Superiore della Magistra in mano alla loggia massonica segreta "Ungheria" che ormai da un paio d'anni ammorba la vita civile dell'Italia e, dall'altra, la beatificazione ad Agrigento del “giudice ragazzino” Rosario Livatino. Due immagini a contrasto. E mentre aborriamo la prima, dobbiamo apprezzare giustamente la seconda. E mentre il Presidente della Repubblica tenta di arginare il polverone su giustizia, politica, magistratura e affari che scuote ancora una volta l’Italia, è giunto oggi il gran giorno del “giudice ragazzino” proclamato ufficialmente "beato" a mostrare un diverso modo di pensare e agire per il bene del Paese. Il giudice Rosario Livatino, 38 anni, venne ucciso dalla mafia nel 1990, primo giudice cui va ora il riconoscimento morale tanto alto per aver pagato con la vita una condotta rigorosa, cui
restò inflessibilmente fedele sia da cittadino che da cristiano. Vediamo un po' meglio chi era il giudice Livatino. “Il Giudice – aveva dichiarato in un pubblico dibattito alcuni anni prima di essere ucciso - deve offrire di sé stesso l’immagine di una persona seria, equilibrata, responsabile; l’immagine di un uomo capace di condannare ma anche di capire; solo così egli potrà essere accettato dalla società: questo e solo questo è il Giudice di ogni tempo. Se egli rimarrà sempre libero ed indipendente si mostrerà degno della sua funzione, se si manterrà integro ed imparziale non tradirà mai il suo mandato”. Altrettanto limpido era stato su un altro motivo di scontro politico: “Sarebbe sommamente opportuno – sosteneva - che i giudici rinunciassero a partecipare alle competizioni elettorali in veste di candidato o, qualora ritengano che il seggio in Parlamento superi di molto in prestigio, potere e importanza l'ufficio del giudice, effettuassero una irrevocabile scelta, bruciandosi tutti i vascelli alle spalle, con le dimissioni definitive dall’ordine giudiziario”. E i principi che esprimeva pubblicamente, il giudice Livatino li applicava nella sua condotta di vita. Una condotta di pura coerenza che, se fosse seguita da tutti, farebbe riacquistare in un solo colpo la credibilità che la magistratura, sebbene non tutta, ma certo una significativa parte di essa, è riuscita a compromettere agli occhi dell'opinione pubblica. Ce ne fossero di esempi così luminosi di autorevolezza nel mondo della giustizia quanto quello del Beato "giudice ragazzino" Rosario Livatino.
da giustiziagiusta |