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Home Comunità giustiziagiusta Dall’Italia: Verminaio giudiziario
Dall’Italia: Verminaio giudiziario PDF Stampa E-mail
Lunedì 25 Ottobre 2021 17:55

Dall’Italia: Verminaio giudiziarioLa magistratura tornerà a giudicare ‘fratelli’ e profani che, in piena segretezza, tentavano di orientare le attività del Comune di Castelvetrano, della Regione Siciliana, ma soprattutto dell’Inps, per le false pensioni di invalidità. Il collegio giudicante sarà presieduto dallo stesso giudice Franco Messina che nei primi anni novanta ha rappresentato la pubblica accusa nel processo sulla loggia massonica Iside 2. Tra i 19 rinviati a giudizio c’è anche l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, già componente della commissione regionale Antimafia che, intercettato dai carabinieri di Trapani, vantava il suo rapporto con il latitante Matteo Messina Denaro: “Quando eravamo ragazzini ci volevamo bene, poi lui ha fatto la sua strada”. L’inchiesta aveva coinvolto anche gli alfaniani come l’allora capo gabinetto della segreteria del ministro, Giovannantonio Macchiarola, e l’ex presidente dell’ARS Assemblea Regionale Siciliana Francesco Cascio. Le loro posizioni sono state stralciate e trasmesse per competenza territoriale rispettivamente alla Procura di Roma e a quella di Palermo. Insieme all’ex deputato sono a processo anche Paolo Genco, presidente dell’ente di formazione Anfe, e il medico Rosario Orlando, rappresentante di categoria all’interno delle commissione invalidità civili dell’Inps. La violazione della "Legge Anselmi" sulla loggia massonica P2 di Licio Gelli viene contestata al braccio destro e segretario personale Giuseppe Berlino, all’ex sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, al candidato successore, Luciano Perricone, all’ex vicesindaco Vincenzo Chiofalo, al commercialista Gaspare Magro e al poliziotto Salvatore Passanante, per tanti anni in servizio a Castelvetrano e dipendente della DDA Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo anche per le ricerche del latitante Messina Denaro. Tutti gli attuali indagati erano stati sottoposti a misura cautelare, ma erano stati scarcerati dal Riesame, che aveva sollevato anche l’incompetenza territoriale dei magistrati di Trapani. Poi, dopo una serie innumerevole di ricorsi e una sentenza a ‘sezioni unite’ della Cassazione, la Procura di Trapani è stata riconosciuta ‘competente per territorio’. Lungo l’elenco dei capi di imputazione contestati: corruzione, induzione indebita, concussione, traffico di influenza illecita, truffa, falso, rivelazione segreti di ufficio. Le indagini havrebbero accertato che nl 2016 il politico coinvolto sarebbe stato avvisato da un massone dell’esistenza di un’indagine segreta sui legami tra mafia e massoneria; “Ci sono 23 avvisi di garanzia per la massoneria, c’è pure tuo fratello”, gli rivela un dentista massone, spiegando che il blitz degli inquirenti poteva essere imminente: “I giudici lo sai perché non lo fanno? Perché sono tutti massoni”. Quell’inchiesta esisteva davvero ed era coordinata dalla DDA di Palermo e dal procuratore aggiunto Teresa Principato che dava la caccia a Messina Denaro, ma è stata archiviata in gran silenzio. L’indagine parallela dei Pubblici MInisteri di Trapani invece è giunta adesso a giudizio.

da giustiziagiusta

 

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