Trascorsa l’emotività del momento elettorale e della clamorosità del suo risultato, appare doveroso fare il punto della situazione con l’occhio distaccato di chi non ha parteggiato né per l’una, né per l’altra forza in campo, ma che deve doverosamente prendere atto con rispetto della volontà popolare, espressa in modo democratico e senza fraintendimenti. La sproporzione tra il consenso attribuito alla sinistra è, d’altra parte, così enorme, rispetto a quello residuo lasciato alla destra, che nessuna tergiversazione potrebbe essere consentita, se non si analizzasse a fondo il motivo vero di un risultato certamente imprevisto nella proporzione riscontrata: più di tre elettori su
quattro rappresentano una maggioranza schiacciante e indiscutibile, se non si trattasse di un fatto totalmente imprevedibile e imprevisto, come in effetti è stato. Seppure era ben chiaro fin da subito che la destra stava precipitando nel dissenso diffuso e nel calo vertiginoso dei consensi, nessuno avrebbe potuto prevedere una frana di queste proporzioni. Il perché sia successo è ben evidente: una formazione politica che implode con inusitata violenza a seguito delle irrevocabili e immotivate dimissioni della maggioranza dei suoi componenti non può che lasciare esterrefatto il suo elettorato, che ha preso le distanze. Se i dimissionari di destra avessero concretizzato una iniziativa alternativa, quell’elettorato si sarebbe, sì, diviso, ma avrebbe trattenuto almeno larga parte del suo peso senza dispersioni, lasciando alla inconsistente opposizione di sinistra (che tale si è dimostrata in questi anni) solo una minima parte di vantaggio. Perché il punto è proprio questo: l’opposizione di sinistra verso la maggioranza di destra è stata davvero irrilevante in questi anni, quasi da nullità operativa. Come altrettanto nulla e inefficace si è rivelata la sterile protesta della maggioranza interna alla destra, addirittura miseramente scomparsa nel ridicolo per mancanza di prospettiva, di proposta, di progetto e di personalità. Viene da domandarsi come abbia potuto la destra avvalersi negli anni passati di una simile componente, ormai scomposta e scomparsa. E allora l’enorme cumulo di voti franati da destra a sinistra non può certo essere considerato il frutto di “consenso”, soppesato e maturo. Bensì la somma di rabbia e risentimento contro la destra, per quel che ha fatto e per quello che non ha saputo evitare. La rabbia, e non il consenso, ha fatto vincere la sinistra. La rabbia e il dissenso ha fatto straperdere la destra. Chi e che cosa l’abbia provocato dovrà dirlo la destra, se vorrà, se saprà o se potrà farlo. Ma non è certo la sinistra a doversene gloriare, perché se ne è avvantaggiata opportunisticamente nascondendo la sua vera faccia politica rifugiandosi nel mito dell’apoliticità “civica”. Così quel mito, tenuto opportunisticamente nascosto, è diventato realtà con un risultato elettorale “quasi bulgaro” del 78%. Un mito appena nato, ma subito infranto da due improvvide iniziative delle due segreterie, locale e senigalliese, del PD. Si stenta a capire la sfacciataggine euforica della segreteria locale del PD che, scoprendosi subito, ha improvvidamente rotto l’incantesimo, rendendo un pessimo servizio alla credibilità della nuova amministrazione, che ora dovrà dimostrare di riuscire a rimanere al di sopra delle parti e al di sopra della “sua” stessa parte, per non raffreddare immediatamente l’elettorato. Molto più difficile è invece giustificare l’improvvida esultanza della segreteria senigalliese del PD. Anzi, non la vogliamo affatto giustificare. La vogliamo invece bollare non solo come improvvida, ma anche come perniciosamente pericolosa per il principio di libertà e autonomia che intendiamo difendere contro indebite ingerenze colonizzatrici. Da trenta anni e passa dobbiamo rintuzzare tentativi senigalliesi di invadere il nostro campo. Tentativi senigalliesi di centro erano stati respinti con forza fino a trenta anni fa. Poi, utilizzando emigranti locali in terra senigalliese, la sinistra aveva ceduto su questo punto durante il ventennio “sfascista”. Infine la destra aveva addirittura sdoganato l’invasione senigalliese nell’ultimo decennio “sfascione”. Ora si ripete un nuovo tentativo di colonizzazione da sinistra con il sorprendente comunicato della segretaria senigalliese del PD, alla quale diciamo senza mezzi termini, prima ancora che tenti di farlo la nuova amministrazione comunale, se mai riuscirà a sottrarsi all’abbraccio asfissiante della giubilanza senigalliese pidiessina, che per “montenovonostro” quella segretaria farebbe bene a “rimanere dove sta” a casa sua, senza venire a casa nostra a farci sentire vittime di un nuovo e sconsiderato tentativo di colonizzazione politica. E si ricordi, che i voti di rabbia non sono come quelli di consenso: vengono e vanno con altrettanta facilità. No, con quei due comunicati, locale e senigalliese, il PD non ha reso un buon servizio alla nuova amministrazione comunale. Sorprendentemente dobbiamo essere noi a difendere la libertà e l’autonomia della nuova amministrazione comunale, che è comunque “nostra” perché eletta dai “nostri” compaesani e non certo dai partiti, tantomeno dal PD e tantomeno se senigalliese. Ognuno stia a casa sua. E noi alla nostra. “montenovonostro”.
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