Fonti storiche antiche ricordano come Montenovo, dopo la sua edificazione probabilmente nella seconda metà del 1100 (cioè circa novecento anni fa), prese a governarsi in forma di Repubblica, godendo del “mero e misto impero”, cioè della più ampia libertà ed autonomia amministrativa e giudiziaria, disciplinate dalle leggi statutali. Gli affari pubblici erano regolati da un Consiglio Grande e Generale e da un Consiglio di Credenza, che disponeva di “ministri” eletti dal Consiglio stesso, che nel 1312 risultava composto di 24 cittadini. Nei casi di maggiore rilevanza, come nel caso di guerra, il Consiglio Grande era convocato in soprannumero con un
cittadino per famiglia. Sotto il dominio sforzesco, nel 1445, il podestà dell’epoca Manno Barile avrebbe voluto ridurre il numero del Consiglieri, ma dovette desistere, tanto che fu deliberato di lasciare il Consiglio Grande composto, come in precedenza, da un uomo per famiglia. Successivamente venne ridotto a 60 consiglieri, per poi essere ridotto ulteriormente a 18 consiglieri. Nei secoli successivi la composizione del Consiglio variò attorno a questi numeri e solo il fascismo lo sciolse, per attribuire tutte le funzioni decisionali ad un solo podestà. Dopo la seconda guerra mondiale il Consiglio fu stabilito in venti Consiglieri, fin quando, qualche anno fa, il numero dei consiglieri scese ancora a 17. Oggi sono rimasti solo in otto i consiglieri, per una ulteriore sforbiciata alla rappresentanza comunale, sotto il pretesto della riduzione dei costi della politica. Giustificazione risibile e non condivisibile: dall’amplissima partecipazione medievale alla gestione delle libertà comunali in piena autonomia, si stanno progressivamente erodendo gli spazi di partecipazione fino a configurare l’istituzione comunale in termini sempre più oligarchici. Ma la libertà e l’autonomia, in democrazia, non possono e non devono essere contratte fino a questo punto. Ne va della funzionalità della istituzione e, soprattutto, dell’apporto democratico della più ampia partecipazione popolare. “montenovonostro” è invece convinto che sia necessario tornare ad un numero più ampio di rappresentanza consiliare e ai venti consiglieri di un tempo. Svilupperemo questa riflessione in futuro anche con iniziative partecipative.
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