Ci scrive un attento lettore: “Ciao, quello che scrivi è giusto, ma io torno a ripetere ed a insistere su una cosa: la riforma della giustizia va fatta, perchè bisogna separare le carriere dei pubblici ministeri dai magistrati giudicanti, mettere la responsabilità civile del magistrato per dolo, disciplinare la carcerazione preventiva poichè il 40% di quelli che stanno in galera sono in carcerazione preventiva, sveltire i processi che durano anni e anni e tante altre cose. Ma tu credi veramente che tutti i magistrati siano
comunisti? Quelli di destra preferiscono essere eletti in parlamento nelle file del PdL. Perchè in tutti questi anni non si è mai cercato di fare una vera riforma della giustizia? Anche negli anni in cui ha governato il centrosinistra non si e' mai fatto niente. Negli anni in cui ha governato il centro destra si è solo cercato di fare riforme come la prescrizione ed altre cose, solo per salvare una persona che, senza aspettare votazioni su decadenza ed altre diavolerie della politica, si sarebbe dovuto dimettere. Se pensiamo che in altre nazioni si dimettono per molto meno, ma in Italia non succede mai: perché? Poi vedi, il centro destra non è assolutamente rappresentato da Berlusconi, la politica di Berlusconi è personale, è privata la sua. Mi dirai che molte persone lo votano: è vero, perchè gli italiani quando votano non scelgono, ma appartengono. Per questo noi non saremo mai un paese normale. Ti faccio un esempio: dimmi un motivo perchè gli italiani alle prossime elezioni dovrebbero votare Berlusconi invece di Alfano o Renzi del PD, quando nel 2011 il signore sopra citato ha portato l'Italia sull'orlo del baratro e si è dovuto dimettere, avendo una maggioranza che mai nessuno ha avuto nella storia politica dell'Italia. E oggi ci viene a raccontare come si deve fare per risolvere i problemi. Io non gli credo, ma molte persone sicuramente gli crederanno. E noi saremmo un paese normale? Ciao, a risentirci”. Sono tanti gli argomenti trattati e così incominciamo a rispondere a qualcuno: “Sulla separazione delle carriere dei giudici, non conoscendo a fondo la materia, è difficile comprendere appieno i vantaggi dell'una o dell'altra soluzione. A suo tempo sentivamo dire che far esercitare dai magistrati sia le funzioni di pubblico ministero che quella di giudice (come accade ancora oggi) serve a contemperare la competenza fra gli "inquirenti" e i "giudicanti" in modo che i primi smorzino gli eccessi "giustizialisti" e i secondi evitino gli eccessi "giustificazionisti" per raggiungere un giusto equilibrio formale e sostanziale. La separazione delle carriere che si vorrebbe introdurre specializza, è vero, le competenze, ma anche le estremizza. In un sistema democratico e saggio, sarebbe meglio tenere una via equilibrata e mediana. Soprattutto ad evitare l'ideologizzazione delle funzioni e, particolarmente, la politicizzazione, se dovessimo arrivare addirittura all'elezione diretta dei giudici. In questa ottica, separare le carriere non sarebbe un discorso di buon senso. Però, non essendo sufficientemente preparati in materia per poter formulare un giudizio sicuro, non siamo in grado di esprimerci definitivamente. Studieremo la materia e poi ne riparleremo. D'accordo, invece, sul fatto che un sistema democratico, libero e partecipato, non può tollerare partiti-azienda che selezionano verticisticamente la classe politica "nominata," se non addirittura "cooptata", senza che i cittadini abbiano l'effettivo potere di scegliere i propri rappresentanti. Infatti basta vedere che razza di classe politica abbiamo. Ogni sistema elettorale presenta difetti, talora anche vistosi. Ma la vecchia legge elettorale della prima Repubblica costringeva i partiti a essere veramente il veicolo della idee della società e a proporre (solo proporre, non nominare) i candidati (tanti) da scegliere (pochi) con le preferenze (plurali), il che serviva ad assicurare l'elezione solo di politici noti e riconosciuti come capaci, che dovevano mantenere contatti costanti con la base elettorale per conservare il consenso ed essere poi rieletti, se avevano fatto bene. Questo sistema elettorale è stato cambiato, perché si diceva che avrebbe prestato il fianco al clientelismo e all'invecchiamento (o sclerotizzazione) della classe politica. Così è stato introdotto prima il "mattarellum" e poi il "porcellum" e adesso gli eletti, senza preferenze, sono solo nominati dal vertice e non rispondono più a nessuno, nemmeno alla loro personalissima brama di rielezione, perché è del tutto inutile fare campagna elettorale e, quel che è peggio, non c'è più alcun interesse nemmeno a tornare a parlare sistematicamente con i propri elettori per tenerli informati e rendere loro conto di che cosa stanno facendo: tanto la ricandidatura e l'elezione, o rielezione, dipendono non più dagli elettori, ma dal "capobastone", con tutto quello che ne consegue e con lo schifo cui assistiamo quotidianamente. E così non ci sono più partiti attivi, non ci sono più sezioni, non si fanno più riunioni, assemblee, congressi per parlare e dibattere. Adesso c'è solo la televisione, che parla lei da sola, ma non fa parlare noi e non ci ascolta, perché non può (e poi è fatta da chi non vuole sentire quel che abbiamo da dirgli noi). Allora si pone una domanda: era peggio il sistema di prima (come dicevano molti) o è peggio il sistema attuale? Se dovessimo basarci sui risultati concreti, viene da pensare che cinquant'anni di prima Repubblica hanno portato benessere diffuso e superamento della povertà. Vent'anni di seconda Repubblica con i nuovi sistemi elettorali ci hanno ridotto al punto di oggi. Era meglio vent'anni fa, o è meglio oggi? Vent'anni fa con due stipendi in casa si faceva una vita più che dignitosa: con uno stipendio si viveva benino e il secondo stipendio si accantonava per costruire casa. Adesso con due stipendi si fa grande fatica ad arrivare a fine mese. E peggio verrà per i figli. Chissà se torneranno tempi migliori?”.
da montenovonostro |