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Home Comunità montenovonostro Ostra Vetere: E’ il buonsenso che garantisce equità, non gli slogan
Ostra Vetere: E’ il buonsenso che garantisce equità, non gli slogan PDF Stampa E-mail
Lunedì 10 Marzo 2014 15:34

E’ il buonsenso che garantisce equità non gli sloganTalmente sommersi dalla dilagante a fastidiosa anglofonìa, che di fatto impone termini stranieri prevalentemente inglesi nel linguaggio quotidiano, al punto da rendere incomprensibili le cose che si dicono, abbiamo provato a imporci l’uso esclusivo dell’italiano per farci capire da tutti. Non avremmo quindi voluto inserire nel titolo di questo comunicato la parola inglese “slogan” e sostituirla invece con la corrispondente parola italiana “motto” o “motti”. Dobbiamo però ammettere che l’effetto sarebbe stato altrettanto incomprensibile ai più. Per questa volta, e solo per questa volta, cediamo alla moda e usiamo la parola “slogan”, cioè l’espressione ripetitiva di un’idea che rimanga memorabile e facilmente intesa per esprime uno scopo o una aspirazione. Ce lo perdoneranno i nostri lettori, soprattutto perché usata a proposito di quel contesto politico attuale che usa e abusa dell’anglofonìa forse intenzionalmente per non farsi capire, mentre noi l’usiamo proprio per essere compresi meglio. Da giorni e giorni risuonano in Parlamento più slogan in inglese: “job act”, “spending review”, “autority”, “spread”, ma anche slogan in italiano: “quote rosa”, “parità di genere”, “soglia di sbarramento”, “doppio turno”, e così via. Lasciamo da parte i termini anglofoni per concentrarci su uno italiano: “quote rosa”. Non comprendiamo perché si debba indicare una quantità con il termine “quota”, che sarà anche un ottimo indicatore di “altitudine”, ma un po’ meno di “percentuale”, né perché si debba fare riferimento a un colore per indicare un genere, quando già esiste il termine “donna”. Per far capire di che cosa si tratta, quindi, bastava indicare la “percentuale di seggi riservati alle donne” e tutti avrebbero capito. Il fatto è che certa cultura politica parolaia, da un po’ di tempo in qua, ha paura ad adoperare i termini “uomo” e “donna” e preferisce indicare più neutramente la “diversità di genere”. E proprio questo è il punto. A furia di riempirsi la testa con la “parità di genere” contro l’”omofobia”, bandisce le parole “uomo” e “donna”, allo stesso modo in cui sta bandendo anche dai moduli scolastici il riferimento a “padre” e “madre” per adoperare il neutro “genitore”, magari i più che neutri “genitore 1” e “genitore 2”, pur di non indicare il maschile “padre” o “uomo” e il femminile “madre” o “donna”. Questa cultura non vuole più vedere né ammettere diversità di genere e quindi abolisce dal vocabolario quotidiano le parole maschili e quelle femminili. Ammette solo le neutre, perché non dovrebbe più esserci alcuna differenza fra maschile e femminile, tanto da stravolgere anche lo stesso concetto di matrimonio, che non si vuole più ammettere essere tra “un” uomo e “una” donna, e viene inteso in tutt’altro modo, purchè sia tra “due”, almeno fino a quando non inventerà che potrebbe essere anche a “tre” o “quattro” e fors’anche a “cinque” (la cosiddetta “famiglia allargata” al posto della “famiglia naturale”) come praticano già i mussulmani, il cui modello di vita e società evidentemente si vorrebbe instaurare. A questo punto una domanda sorge spontanea: ma se non deve più esserci diversità di genere in nessun aspetto della vita sociale, perché mai si vuole introdurre una distinzione proprio in Parlamento? Per coerenza, certe ideologie, se fossero coerenti, dovrebbero lasciare la più ampia libertà di elezione a tutti e con qualsiasi percentuale nel rapporto di genere lasciato alla libertà degli elettori, anziché intestardirsi a volerlo stabilire rigidamente per legge. Se il Parlamento deve essere specchio della società che si sta costruendo, perché introdurre una rigida discriminazione “sessista”? E perché poi chiamarla solo “quote rosa”, se in realtà e per converso, trattano indirettamente anche di “quote celeste”? Sarà perché certa politica predica bene ma razzola male?

 

da montenovonostro

(P.S.: “montenovonostro” naturalmente (“naturalmente” in tutti i sensi, anche in quello di genere) auspica un ingresso massiccio delle donne in politica e pensa che non ci sarebbe niente di male se addirittura fossero in maggioranza, così come non ci sarebbe niente di male se fossero in minoranza perché deve contare il “merito” e non il “genere”. Ma per garantire “equità”, basta il “buonsenso”, non certo gli “slogan”, proprio ciò che è scritto nel titolo del comunicato)

 

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