Ostra Vetere: Parla come mangi, si diceva una volta, e soprattutto mangia poco, anzi, per niente |
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Sabato 03 Maggio 2014 21:43 |
Una celebre sentenza popolare, diffusa un tempo e ormai diventata rarissima, diceva perentoriamente “Parla come mangi”, per invitare tutti quelli che prendevano la parola ad esprimersi con un linguaggio comprensibile. E’ un po’ l’equivalente di “Moglie e buoi dei paesi tuoi” e tanti simili aforismi che codificavano una regola comportamentale perpetuativa della quotidianità culturale popolare. “Parla come mangi” per dire che in bocca bisogna essere “nostrani”. Un invito a usare un linguaggio comprensibile agli ascoltatori. Guai a parlare con
termini sofisticati, un tempo, guai a parlare in dialetto altrui, guai soprattutto a parlare una lingua straniera. L’aforisma “Parla come mangi” richiamava tutti al dovere di sinteticità, comprensibilità, chiarezza. Ma oggi ci sentiamo evoluti, mangiamo cibi giapponesi o messicani, non parliamo più il dialetto e facciamo sfoggio di esterofilìa. Quante parole straniere si sentono usare ogni giorno. Quante parole che si scrivono in un modo, ma si pronunciano in un altro. E’ la nuova moda imperante e guai a chi si discosta da questo modello culturale, pena la pubblica derisione e l’esclusione sociale. E’ una moda, ma anche uno strumento di discriminazione, anzi, di vessazione sociale e di ingiustizia culturale. Ebbene sì, “montenovonostro” lo ammette: questa moda non gli piace. Passi che la usino tra loro i giovani acculturati: conoscere le lingue straniere è una bella cosa, anzi bellissima. Ma da usare con gli stranieri. Fra di noi italiani e soprattutto fra di noi marchigiani e particolarmente fra di noi montenovesi, che bisogno c’è di usare lingue straniere? Prendiamo ad esempio alcuni articoli pubblicati nei giorni scorsi e oggi: ci troviamo le orride parole della politica nazionale come “spending review”, “autority” e “choosy” di forneriana memoria, “job act” renziano e via dicendo. E già ci sembra orribile. Ma che bisogno c’è che anche la Regione Marche parli di “small business act”? Soprattutto che bisogno c’era che il Comune, nel suo comunicato, parlasse di “bike park”? E già nei giorni scorsi lo stesso Comune aveva infarcito altri comunicati di “scelta ad personam” e “svolgimento dell’election day”. Ma che roba è? Possibile che si debba parlare così anche nei comunicati ufficiali? Possibile che nemmeno il Comune (o meglio, non il Comune, bensì “questi” amministratori comunali) comprenda che il primo dovere minimo di serietà per chi amministra la cosa pubblica è quello farsi capire da tutti? Da chi ha studiato e da chi non ha studiato, da chi conosce le lingue straniere e da chi non le conosce? Questo modo di fare è davvero offensivo per tutti, e soprattutto per coloro che per educazione e difficoltà non riescono, purtroppo, a comprendere appieno i termini stranieri. Ma hanno ugualmente diritto ad essere informati in maniera puntuale e comprensibile. E allora dobbiamo proprio dire a ogni amministratore pubblico: “Parla come mangi”. E soprattutto mangia poco. Anzi, per niente.
da montenovonostro |