Ostra Vetere: Tanto poco democratiche quelle “purghe” intestine nel PD |
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Venerdì 13 Giugno 2014 19:56 |
Le cronache quotidiane di questi giorni abbondano di polemiche per quelle inconcepibili “purghe” intestine nel PD che hanno portato a galla i casi clamorosi dei senatori Corradino Mineo e Vannino Chiti, rei di pensare con la loro testa a proposito delle annunciate (ma ormai è il caso di dire “imposte”) riforme istituzionali. Dissentire dalle idee del capo è sempre stato pericoloso nei regimi tirannici e di certo non siamo ancora a quei livelli, ma la strada
imboccata ci sembra suonare un preoccupante campanello d’allarme. Dunque, i due senatori PD, insieme ad alcuni altri, dissentono dalla proposta di abolizione del Senato che vorrebbe il Presidente del Consiglio dei Ministri e Segretario Nazionale del PD, Matteo Renzi. Che poi non è più di “abolizione”, ma solo di “riforma”, perché il Senato comunque resterebbe, seppure senza poteri e senza passare per elezioni democratiche. E poiché i due senatori si sono ostinatamente opposti allo stravolgimento dello spirito della Costituzione, secondo noi con buone motivazioni, ecco che sono stati allontanati, a loro insaputa e senza tanti complimenti, dalle funzioni di componenti della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Sostituiti con altri più docili e ossequiosi senatori al “pensiero unico dominante”. Se fosse successo in qualunque altro partito si sarebbe urlato all’attentato alle prerogative costituzionali degli eletti che, come si sa, non hanno vincolo di mandato, nel senso che non sono obbligati a seguire pedissequamente le direttive di partito, ma devono rispondere solo ai loro liberi convincimenti, senza “obblighi” o “vincoli” politici di parte. Una volta la pratica instaurata veniva bollata come “purghe staliniste” o “maoiste” che dir si voglia. Adesso sono invece “purghe democratiche” e la maggioranza interna al PD, che non tollera dissensi, afferma che il “vincolo di mandato” è assente solo in aula Parlamentare, ma non nell’aula di Commissione. Cavilloso distinguo che gradua le prerogative dei parlamentari a secondo del luogo in cui vengono esercitate. Sarebbe come dire che i parlamentari sono liberi solo in Parlamento, ma devono essere rigidamente allineati fuori. Cioè guai a esprimere pareri diversi non solo in Commissione, ma forse anche dentro il partito, nelle assemblee politiche, nelle riunioni pubbliche e in ogni altra occasione in cui il parlamentare esprime opinioni, magari anche al bar con gli amici. Non vorremmo estremizzare i termini della discussione in atto, ma non siamo soli, poiché altri 13 senatori (per ora, Casson, Chiti, Corsini, Gadda, Dirindin, Gatti, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, Turano) si sono autosospesi dal gruppo PD al Senato e altri (Civati, Manconi) esprimono dichiarazioni infuocate che lasciano intravedere lacerazioni intestine ben più profonde contro la “purga” attuata. Renzi fa spallucce insieme alla Boschi, Zanda e Finocchiaro, ma il problema potrebbe diventare sempre più grave. E allora? Che si fa? Non è che il partito della sinistra introdurrà di nuovo la ben sperimentata prassi “democratica” delle “normalizzazioni” brezneviane? Noi pensiamo che Renzi farebbe bene ad ascoltare anche la sua minoranza intestina, compresi Mineo e Chiti. Nell’interesse di tutti, anche suo. Se davvero è “democratico”. O no?
da montenovonostro |